Urbanina, il mito della prima citycar elettrica ritorna in vita con un'associazione

Urbanina
(foto gonews.it)

Parlare di Urbanina nel 2018 sembra un paragone azzardato, come ritornare alle lampade a petrolio nell'epoca delle luci a led. Eppure la prima auto al mondo ad essere una 'citycar' ante litteram, con il motore elettrico e la produzione in serie ha fatto scuola. È un vanto di cui il comprensorio del cuoio ancora non comprende e le cui tracce sono ricordate nelle memorie degli appassionati di vetture d'epoca.

Agli inizi degli anni '60 il marchese Pier Girolamo Bargagli Bardi Bandini e Narciso Cristiani inventarono la loro auto elettrica, nel pieno boom della benzina Super, la Fiat 500 era tra le vetture più acquistate in Italia. Una scelta controcorrente, maturata nella limonaia della villa di Poggio Adorno, tra Santa Croce, Castelfranco di Sotto e Fucecchio. Quella piccola officina fece nascere una due posti che sapeva adattarsi alle strade delle città più trafficate, trovando parcheggio in ogni dove e soprattutto non inquinando affatto. "3 lire per km" era il consumo della Zele, modello venduto dalla Zagato dopo l'acquisizione dei diritti di produzione e commercializzazione.

Una rivoluzione incompresa, che vuole essere tramandata al giorno d'oggi, considerando il grande passo che verrà fatto nel 2025 con la messa al bando dei motori diesel e il già annunciato passo delle case automobilistiche di optare verso l'auto elettrica. Per questo è nata l'associazione 'L'auto elettrica tra passato e futuro', presieduta da don Andrea Cristiani, arciprete di Fucecchio e figlio dello staffolese fondatore dell'Urbanina. La presentazione alla stampa è avvenuta martedì 10 aprile durante una conviviale all'Oratorio del Loretino di San Miniato.

"L'invenzione ultramoderna, l'idea geniale non è l'auto elettrica - spiega don Cristiani - ma l'auto elettrica che si inserisce in un contesto urbano. Aveva quattro caratteristiche ancora inespresse nei modelli di oggi: univa la silenziosità con l'accessibilità, l'economicità e la possibilità di ruotare l'abitacolo. Una modernità non ancora superata, considerando che aveva anche quattro 'abiti' per le varie stagioni".

Sabato 21 aprile 2018 l'Urbanina ritornerà a casa, nella villa di Poggio Adorno di proprietà dei Giannoni, con il primo convegno dal titolo 'La nostra auto elettrica 1965-2018', a suggellare il ricordo intatto dalla data di fondazione a oggi. Alle 17, dopo l'accoglienza, si terrà la tavola rotonda moderata dal giornalista Simone Bachini. Dopo il saluto delle autorità, verranno raccontati i ricordi di Letizia Bargagli Bardi Bandini e di Roberto Giannoni. A seguire gli interventi del professor Giancarlo Andreanini, ex vicesindaco di Santa Croce e autore nel 2008 del libro intitolato "La nostra Urbanina, avanguardia d'altri tempi"; le testimonianze dei costruttori a cura di Ivano Rigoni, Enrico Micheletti e Aimone Cristiani, Antonello Biscini racconterà 'l'idea geniale' e Alessandro Valiani farà una riflessione su economia e società. Chiuderà, prima dell'apericena, l'intervento del vescovo di San Miniato Andrea Migliavacca sul 'Viaggiare nel rispetto del creato'.

Alla Limonaia sarà allestita una mostra fotografica curata nei dettagli con i vari modelli di Urbanina che si sono succeduti, le pagine della stampa dell'epoca e le fasi di costruzione fino agli anni '70. Proiettati anche filmati dell'epoca dell'Istituto Luce.

Il vice presidente dell'associazione Alessandro Valiani ha inoltre spiegato: "L'Urbanina ha rappresentato la primogenitura dell'evoluzione automobilistica di oggi. Tre case hanno recuperato il concetto e il progetto: la Mercedes che ha preso spunto per la Smart nata 20 anni fa, la Toyota per i motori elettrici e la Fiat, la quale aquistò il brevetto concedendolo alla Zagato per la costruzione di 700 modelli".

Il convegno di sabato 21 sarà una grande festa aperta a tutti nella splendida cornice della villa sui colli di Santa Croce. L'associazione, pensata già anni fa ma registrata solo nel 2018, dà il via alle attività e ha già in mente altri scopi nobili: ripubblicare il libro di Andreanini, realizzare modellini dell'Urbanina e dare ancora più risalto a un orgoglio perduto del territorio, un'invenzione 'ahead of its time', come direbbero gli inglesi, avanti rispetto al tempo in cui è nata.

 

Elia Billero


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