Giustizia per Marco, 290 km a piedi per chiedere certezza della pena

Alessandro Signorini è in marcia per raggiungere la fiaccolata del 20enne ucciso


Alessandro Signorini è partito questa mattina a piedi da Pontedera per raggiungere Cerveteri il 17 maggio, giorno in cui sarà ricordato il terzo anniversario dalla morte di Marco Vannini, 20enne freddato dal padre della fidanzata con un colpo di pistola. Quella di Signorini, che percorrerà 290 chilometri a piedi, è una marcia di protesta, di indignazione e di rabbia per manifestare la necessità della certezza della pena. Lo scorso 18 aprile si è concluso il processo in primo grado per l'assassinio di Marco Vannini, per cui l'assassino, Antonio Ciontoli, è stato condannato a 14 anni per omicidio volontario. Il 17 maggio si terrà fiaccolata da cittadini e commercianti a Cerveteri per commemorare il giovine ucciso il 18 maggio 2015.

È partito stamattina e ha già percorso oltre 27 chilometri a piedi. Abbiamo raggiunto al telefono Alessandro Signorini nella sua prima sosta a Castelfarfi, durante un temporale. La sua marcia è una forma di protesta non violenta, un cammino pacifico per manifestare la sua rabbia contro una giustizia che non percorre la via della certezza della pena.

"Condannare a 14 anni un uomo colpevole di omicidio volontario non ha senso. Quando è stata resa nota la sentenza mi sono indignato perché queste sentenze, che si ripetono, sono inaccettabili. Purtroppo l’ho vissuta in prima persona 25 anni fa con mio nipote e il colpevole se l’è cavata con 11 anni. Nessuno fa nulla, non c’è deterrente alla violenza e l'unico è la pena certa". Nel 1993 il nipote di Signorini, Emiliano Giovannini, all'epoca da poco 18enne, fu ammazzato da un colpo di pistola e il suo assassino fu condannato a 14 anni, che poi divennero 11.

"La pena media per omicidio volontario è di 12 anni -prosegue Signorini-. Alcuni sono condannati all’ergastolo e altri, come nel caso di Ivan Battaglia, a 3 anni e 6 mesi. Sono in contatto con la famiglia Vannini e con uno dei cugini di Marina, madre di Marco. Da quando è uscita la sentenza sono rientrato in un incubo, so cosa stanno passando, non c’è consolazione per Valerio e Marina, nulla allevierà il dolore di questa mamma e questo babbo, sono loro a essere stati condannati all’ergastolo, loro sì. I 5 responsabili della morte di questo ragazzo lo hanno sentito urlare per ore, sono tutti responsabili di omicidio volontario, perché Marco si sarebbe potuto salvare se fossero intervenuti. Farò tutto ciò che è in mio potere perché finiscano in galera. Voglio che la giustizia cambi, non è accettabile che la vita di un ragazzo valga 12 anni. Non è concepibile che nella patria del diritto ancora si verifichino queste cose".

Continuerà a marciare e a lottare affinché sia fatta giustizia, fino a raggiungere la famiglia Vannini, condannata a piangere un figlio che non c'è più. Il cammino pacifico di Alessandro Signorini è testimoniato anche sulla pagina Facebook In marcia per Marco vogliamo giustizia, dove già stamattina è stato pubblicato il primo video. Lo zaino con cui Signorini è partito si è rotto e ha dovuto aspettare che gliene portassero uno nuovo. Una piccola disavventura che non lo ha scoraggiato. Mentre siamo al telefono il temporale passa e fa posto a un timido sole, il momento buono per rimettersi in marcia.

Chiarastella Foschini



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