Bekaert, primo faccia a faccia tra l'azienda e le rappresentanze sindacali.

Due piccole vittorie: apertura ad una possibile reindustrializzazione ed estensione dei tempi per le procedure del processo


Dopo giorni di rabbia e tensione, il primo faccia a faccia con la multinazionale belga che il 22 giugno ha annunciato il licenziamento di tutti i 318 dipendenti e la chiusura dello stabilimento per delocalizzare la produzione in Slovacchia e Romania, si è concluso con uno spiraglio.

"Due le questioni su cui registriamo piccole vittorie da parte dei lavoratori: la prima riguarda la possibile reindustrializzazione dello stabilimento, anche se non a competitor, quindi si tratterà di una riconversione; la seconda riguarda i tempi di allungamento della procedura. Il tempo è strategico ed è necessaria una trattativa senza pistola alla testa. Puntiamo all'attivazione degli ammortizzatori sociali per non lasciare in mezzo di strada 318 famiglie e, per questo, l'incontro al Ministero dello Sviluppo Economico sarà fondamentale nella gestione e nelle modalità della trattativa”, commenta il Segretario Generale Fiom Firenze Daniele Calosi. “Se la Bekaert se ne va e non vuole più produrre lo steel cord, non ci importa: devono però rendersi disponibili ad una soluzione per il danno sociale e morale che hanno creato ai lavoratori e al territorio. Oggi abbiamo vinto una piccola vittoria, ma la battaglia è ancora lunga e non smetteremo di combattere. La chiarezza e la lucidità di azione sono fondamentali, permettono di trovare le soluzioni migliori, le risposte che cerchiamo, a limitare le delusioni e ci permettono coerenza tra azioni ed emozioni”.

Dalle 14.30 del pmeriggio e per tutto il tempo dell'incntro, fuori dalla sede di Confindustria, in piazza della Repubblica a Firenze, a dare forza e sostegno c'erano centinaia di metalmeccanici di tutta la provincia fiorentina, che oggi hanno scioperato 4 ore alla fine di ogni turno. C'è bisogno di tutti per dare un destino diverso allo stabilimento di Figline. Pessimisti per intelligenza, ma ottimisti per volontà.

Fattori (Sì): “Multinazionale Bekaert ha rubato conoscenze e ora vuol fare un deserto"

Tommaso Fattori, consigliere regionale di Sì Toscana a Sinistra, era oggi al presidio indetto dai lavoratori della Bekaert davanti a Confindustria in piazza Repubblica a Firenze, assieme al collega Paolo Sarti. Commenta Fattori: “Per noi questa è la parte giusta, quella dei 318 lavoratori della ex Pirelli di Figline, uno stabilimento sano e con ottimi fatturati che la multinazionale Bekaert ha rilevato, ha spolpato e che ora vuol buttare nell’immondizia assieme a chi ci lavorava, portandosi via come bottino conoscenze e tecnologie. Ladri e criminali in giacca e cravatta”.

“No, non sono gli immigrati a voler rubar loro il lavoro ma manager che viaggiano in elicottero e che per incrementare ancor di più i profitti, delocalizzano dall’oggi al domani. Manager che neppure si sono presentati al tavolo convocato al ministero dello sviluppo economico, al quale mancavano anche i rappresentanti del ‘governo del cambiamento’. Speriamo che domani al tavolo a Roma finalmente il governo ci sia: le istituzioni devono fare la loro parte”.

Continua Fattori: “Alle multinazionali come Bekaert abbiamo permesso di fare il bello e il cattivo tempo, senza mettere paletti e vincoli. Dispiace che la nostra proposta di legge regionale contro le delocalizzazioni sia ferma in commissione da un paio d’anni, su questo la Toscana avrebbe potuto essere all’avanguardia nell’ostacolare le delocalizzazioni. In molti casi si tratta di aziende che prendono valanghe di soldi pubblici e poco dopo delocalizzano.”

“Adesso dobbiamo in ogni modo garantire la continuità produttiva dell’azienda e i posti di lavoro, anche con una soluzione ponte che preveda una partecipazione pubblica, in attesa che si faccia avanti qualche soggetto privato che intenda rilevare lo stabilimento di Figline. Il governo e la Regione devono impegnarsi in questa direzione, mentre ho l’impressione che la Bekaert abbia intenzione di fare un deserto e impedire ai concorrenti, per esempio agli asiatici, di entrare in Europa, acquisendo lo stabilimento valdarnese.”

Fonte: Ufficio Stampa Cgil Toscana e Firenze



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