Fusioni di Comuni fallite, Vanni: "Regione e Anci riflettano"

"I risultati dell'ultima tornata referendaria in ordine di tempo dovrebbero far riflettere seriamente la Regione Toscana e la stessa Anci". Così Pierandrea Vanni componente del comitato direttivo di Anci Toscana commenta gli esiti dei referendum consultivi sulla fusione di alcuni Comuni. Dei dieci Comuni toscani chiamati ad esprimersi sull’ipotesi di accorpamento tra gli enti, solo i territori di Barberino Val d’Elsa e Tavarnelle Val di Pesa sono d'accordo esprimendo insieme parere favorevole. "Prima di tutto - aggiunge in una nota Vanni - va sottolineata la reazione dei piccoli Comuni. San Godenzo e Ortignano Raggiolo hanno vissuto la proposta di fusione come un preavviso di annessione a comuni più grandi (Dicomano e Bibbiena). Si può semplicemente parlare di un esasperato campanilismo alla base dell'ampio 'no' espresso dalle popolazioni interessate, oppure c'è qualcosa di più? Possibile che in una situazione socio-economica complessa e con bilanci stremati dai ripetuti tagli sia stato un eccesso di campanilismo a far rifiutare la prospettiva di accedere a consistenti finanziamenti regionali e nazionali? Non viene il sospetto che queste comunità abbiano respinto l'annessione temendo di perdere la loro identità e i pochi punti di riferimento che sono loro rimasti: a iniziare da un proprio sindaco, una propria giunta e un proprio consiglio comunale? In cambio avrebbero potuto ricevere un pacco di euro ma non li hanno voluti preferendo non perdere l'autonomia e l'identità comunale: sognatori, conservatori, illusi o cos'altro ancora? O cittadini abituati a tirar la cinghia e legati alle loro piccole comunità? Davvero inatteso - continua Vanni - mi sembra il duplice 'no' a Montepulciano e Torrita di Siena, imprevedibile per le dimensioni del voto e per l'ampio schieramento dei sindaci e delle amministrazioni comunali. Infine Rapolano Terme ha bocciato, al contrario di Asciano che ha detto sì una fusione che, se realizzata, avrebbe dato vita al comune delle Crete senesi, con 'tanti saluti' al valore aggiunto del termalismo che identifica e qualifica Rapolano. È andata molto bene, invece, per i 'fusionisti', a Tavarnelle e Barberino Val d'Elsa che già erano stati assieme fino all'Ottocento. Ancora una volta la via alle fusioni si conferma in Toscana assai tortuosa e imprevedibile. Poche approvazioni e molte bocciature. Regione e Anci - sottolinea Vanni - dovrebbero, ciascuna per la propria responsabilità, cercare di capire se e dove hanno sbagliato e se non è il caso di prendere atto che gli annunci di nuovi finanziamenti non ottengono molta presa su cittadini, i cui comuni, specie quelli piccoli, sono stati spremuti come limoni dalle politiche nazionali e molti sono ubicati in quelle aree interne che la Regione ha annunciato proprio in queste ore di voler prendere in considerazione, varando presto, ma solo ora, progetti di sviluppo. Ultima osservazione - conclude Vanni: ma se le fusioni hanno poco successo, resta il problema delle crescenti difficoltà che incontrano i comuni medio-piccoli. E allora che cosa fare? Per esempio incentivare le gestioni associate dei servizi e uscire, la Regione, da una politica 'ambigua' nei confronti delle Unioni dei Comuni che sono state a dir poco trascurate dalla Regione proprio per puntare tutto sulle fusioni. Anche le Unioni dovrebbero fare di più e meglio (penso a quella delle Colline del Fiora) ma il punto centrale è: fusioni solo e se ci sono le condizioni, non sono interpretate come annessioni e, ovviamente, sulla base del voto dei cittadini, senza ripetere l'assurda vicenda dell'Abetone, annesso d'ufficio dal Consiglio regionale con Cutigliano anche se aveva votato no. E comunque una vera politica non episodica per le aree interne, per le gestioni associate e per le Unioni".



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