La Giunta regionale dovrà attivarsi nei confronti del Parlamento affinché esprima una netta contrarietà al disegno di legge 735 (Norme in materia di affido condiviso, mantenimento diretto e garanzie di bi-genitorialità), meglio conosciuto come “ddl Pillon”, e dovrà promuovere ogni iniziativa di sensibilizzazione per tenere alta l’attenzione su questi temi, nell’ottica di un avanzamento sulle politiche della famiglia, dei diritti delle donne e dei minori, di contrasto alla violenza di genere. È quanto prevede una mozione approvata dal Consiglio regionale, prima firmataria Alessandra Nardini (Pd).
“È un disegno di legge che mette in guerra i padri contro le madri, a danno soprattutto del minore”, ha sottolineato la consigliera, illustrando il testo in Aula. A suo giudizio la proposta di legge ostacola e rende più oneroso l’accesso alla separazione e al divorzio, non tutela la libertà di scelta del minore, introduce un’equiparazione astratta tra i genitori, presenta il rischio di una ‘privatizzazione’ della violenza per il ricorso obbligatorio a un mediatore a pagamento nelle separazioni con figli minori. Più in generale viene inoltre contestata sul piano scientifico la validità delle teorie di Richard Gardner, alla base del disegno di legge, sulla “sindrome da alienazione genitoriale”. “Bloccate questo disegno di legge – ha concluso –. Questo passo indietro non lo consentiremo. Non faremo tornare i bambini a essere un oggetto”.
“È un passo indietro della civiltà - ha affermato Paolo Sarti (Sì-Toscana a sinistra) –. La tutela del bambino deve essere garantita da un’istituzione”.
“È aberrante. Si entra in un nuovo Medioevo – ha aggiunto Monica Pecori (Gruppo misto-Tpt) –. Il bambino diventa un oggetto che può essere smembrato esattamente al centimetro tra un genitore e l’altro, senza considerare che ogni caso di separazione fa storia a sé”.
Il consigliere Paolo Bambagioni (Pd) ha annunciato voto contrario. “È un approccio totalmente ideologico – ha rilevato –. Occorre una riflessione pacata dopo l’esperienza di questi anni per tutelare davvero l’interesse del minore. Un approccio laico, non l’ideologia di chi ha già una risposta”.
Anche il consigliere Marco Casucci (Lega) ha sottolineato il carattere “ideologico e strumentale” della mozione. “Non accettiamo lezioni di moralità dalla sinistra”, ha affermato annunciando voto contrario.
“Chiediamo semplicemente di non tornare indietro e tutelare la centralità del bambino nei processi di separazione – ha replicato Serena Spinelli (Art.1-Mdp) –. Abbiamo un’idea di famiglia diversa. Gli unici a muoversi realmente contro questo testo sono stati i movimenti delle donne contro la violenza e le associazioni di promozione sociale. Come sinistra dobbiamo farci qualche domanda”.
Secondo Valentina Vadi (Pd) se ci sono storture nella normativa attuale, è giusto correggerle, ma l’obbiettivo deve essere la migliore crescita del bambino. “Trovo davvero ideologico pensare – ha osservato – che un bambino debba dividersi per legge tra due case”.
“La violenza sulle donne registra numeri incredibili. Di fronte a questo si introduce l’obbligo della mediazione familiare anche in questi casi – ha aggiunto Monia Monni (Pd) –. Occorre una parola di chiarezza. È un’offesa alla nostra dignità. Spero che chi fa parte della maggioranza di governo trovi la forza di ribellarsi”.
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