Ai domiciliari i rom imputati della morte del giovane fiorentino, vivono nelle case popolari. Alberti: "Queste sono le conseguenze della legge voluta da Rossi. Nardella gli tolga gli alloggi".
"A sette mesi dalla morte di Duccio Dini, ci ritroviamo i rom suoi assassini ai domiciliari nelle case popolari, al posto di famiglie fiorentine in difficoltà vera. È uno scandalo, viene lesa la dignità della famiglia Dini, che non potrà più riabbracciare il proprio figlio, loro sì, scontano una condanna a vita. E Firenze diventa parte lesa anch'essa in tutta questa vicenda, è vergognoso per i fiorentini vivere in una città che permette agli assassini di un giovane di vivere nelle case popolari". Questo il duro commento del consigliere regionale Jacopo Alberti, alla notizia della scarcerazione con domiciliari per gli imputati dell'omicidio Dini.
"Scriveremo al Ministro Alfonso Bonafede e al sottosegretario Jacopo Morrone - dice Alberti - sono sicuro che già sono al corrente di quanto accaduto, ma voglio sollecitare un intervento del governo e lasciare una prova, un atto, di quanto è accaduto a Firenze nel 2019: si è permesso che degli assassini senza scrupoli andassero a scontare la pena comodamente in una casa fornita dal Comune. Nardella aveva promesso di smantellare il campo del Poderaccio all'indomani della morte del giovane. Adesso viene fuori la verità: smantellato il campo, tutti nelle case popolari - conclude Alberti - Ecco quali sono i cittadini che stanno a cuore alla sinistra e al PD. I colpevoli devono stare in carcere a vita e questa gente se ne deve andare da Firenze".
Fonte: Ufficio Stampa
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