Consiglio regionale unanime sul Gonfalone d'argento in memoria di Lorenzo Orsetti

(foto da Facebook)

“Chiederei all’Aula - ha detto il presidente dell’Assemblea regionale Eugenio Giani - un minuto di raccoglimento per Lorenzo Orsetti, questo toscano che in modo diretto e schietto ha dato con la sua vita testimonianza alta di valori”.

“Non voglio nemmeno – ha aggiunto Giani - formulare ulteriori ragionamenti sulla persona che è caduta e che sappiamo essere stata con grande linearità, passione, specchiata onestà intellettuale, al fianco dei curdi contro l’Isis”. “E’ oggetto di una mozione che è stata presentata da Tommaso Fattori e che sarà discussa all’ordine del giorno, quindi rinvio a quel momento la riflessione delle forze politiche”.

A seguire è stato deciso che il Gonfalone d’argento del Consiglio regionale della Toscana sarà conferito alla memoria di Lorenzo Orsetti, riconoscendone “l’impegno per la giustizia, l’eguaglianza e la libertà, a fianco del popolo curdo che in questi anni è stato il principale argine al terrorismo e al fanatismo dell’Isis”.

Questo l’impegno chiesto nella mozione presentata in Aula da Tommaso Fattori e Paolo Sarti e approvata all’unanimità dal Consiglio regionale. Nell’atto si esprime inoltre, il cordoglio per la scomparsa di Orsetti e la vicinanza alla sua famiglia.

Orsetti, nato a Bagno a Ripoli il 13 febbraio 1986, è stato ucciso il 18 marzo 2019 in Siria mentre combatteva con la Brigata internazionale di liberazione, a fianco delle unità di protezione popolare curde contro l’invasione dei gruppi jihadisti del sedicente stato islamico (Isis).

Nella mozione si ricordano le motivazioni che spinsero il giovane a impegnarsi in prima persona, “la vicinanza agli ideali di una società più giusta, più equa, in cui l’emancipazione della donna, la cooperazione, l’ecologia sociale e la democrazia fossero al primo posto e non più minacciate dai fondamentalisti dell’Isis”.

“A combattere contro l’Isis, faccia a faccia, c’erano loro, i ragazzi e le ragazze curdi, i volontari venuti da tutto il mondo come il nostro concittadino”, ha ricordato il consigliere, che ha richiamato l’esperienza dei volontari che si mossero, nel ’36 e ’38, nella guerra civile spagnola. “Stiamo parlando di una difesa rispetto all’invasione dell’Isis”, ha ribadito Fattori, evidenziando “l’esperienza delle regioni autonome democratiche curde, che è esattamente l’opposto del progetto dell’Isis in termini concreti: multiculturalismo, parità di genere, integrazione tra popoli e religioni diverse. Il tutto in area molto particolare del mondo, con difficoltà geopolitiche che non sfuggono”.

Fattori ha letto alcune frasi della lettera-testamento lasciata da Orsetti nella quale, nel dichiararsi fedele agli ideali di giustizia, eguaglianza e libertà, invitava tutti all’impegno fino a dare la propria vita per gli altri, perché solo sconfiggendo l’individualismo e l’egoismo in noi è possibile superare i mali che affliggono l’uomo e la terra. “Anche noi siamo orgogliosi di lui”, ha concluso Fattori, citando le parole del padre di Orsetti. “Un esempio di generosità e solidarietà che lascia senza parole”.

Sarà consegnato il 27 aprile il Gonfalone d’argento alla memoria di Lorenzo Orsetti

Il Gonfalone d’argento alla memoria di Lorenzo Orsetti sarà consegnato sabato 27 aprile, in occasione dell’anniversario dell’indipendenza della Toscana. Ad annunciarlo è il presidente Eugenio Giani all’indomani dell’approvazione della mozione unanime con la quale l’Assemblea ha deciso di conferire la massima onorificenza del Consiglio regionale a un toscano, un fiorentino, caduto per la libertà e i diritti umani dei curdi, un ragazzo che si è impegnato fino al sacrificio estremo della vita, come ha spiegato il presidente.

Sarà il 27 aprile il giorno migliore per consegnare il Gonfalone d’argento ai genitori di Orsetti, ha osservato ancora Giani: ogni anno celebriamo la ricorrenza del giorno in cui la Toscana invitò Leopoldo II, ultimo dei granduchi, ad andarsene e si dette il primo governo provvisorio. Quest’anno ricorreranno i 160 anni dall’indipendenza della Toscana.
Il presidente ha annunciato anche l’intenzione di proporre all’Assemblea regionale un legato di amicizia tra il Kurdistan e la Toscana. Una iniziativa che conferma la determinazione a fare qualcosa in più per il popolo curdo, che ha avuto un ruolo fondamentale nel contrasto al terrorismo islamico internazionale. Ancor più ora, spiega Giani, in onore di Lorenzo Orsetti.

Orsetti, nato a Bagno a Ripoli il 13 febbraio 1986, è stato ucciso il 18 marzo 2019 in Siria mentre combatteva con la Brigata internazionale di liberazione, a fianco delle unità di protezione popolare curde contro l’invasione dei gruppi jihadisti del sedicente stato islamico (Isis).

Vendita del patrimonio immobiliare Asl, la Regione conferma

Il mercato fermo almeno dal 2010 e la difficoltà a redigere stime aggiornate sul valore esatto degli immobili oggetto di dismissione, frenano la vendita del patrimonio in mano alle aziende sanitarie della Toscana. Anche per questo la Regione sta lavorando ad una modifica della legge 40, e in particolare degli articoli che riguardano l’utilizzazione e le procedure di alienazione (articoli 114 e 115), per arrivare alla dismissione di un patrimonio che dalla fine degli anni Novanta, e per oltre dieci anni, ha fruttato 325milioni di euro (dal 2010 ad oggi le vendite hanno prodotto solo circa 15milioni).

Lo ha reso noto l’assessore regionale alla Sanità, Stefania Saccardi, nel corso della comunicazione resa al Consiglio. Secondo quanto ricostruito da Saccardi, ad oggi risulta “non utilizzato a fini sanitari e inserito in programmi di alienazione” un patrimonio immobiliare “molto consistente”, il cui valore esatto non è facile calcolare perché la documentazione è composta “almeno in parte da perizie piuttosto datate”, ossia “eseguite – ha spiegato l’assessore – in periodi precedenti la crisi del mercato immobiliare”.

Per affrontare la difficile congiuntura economica e dismettere gli immobili che hanno le caratteristiche per andare sul mercato, le aziende sanitarie stanno cercando di ottenere “nuove stime dall’agenzia delle entrate”. Un’operazione comunque non immediata in quanto il nuovo soggetto istituzionalmente preposto al calcolo “non dispone di un organico sufficiente ad evadere le numerose richieste in tempi rapidi. Si prospettano periodi lunghi anche di tre, quattro anni”, ha chiarito Saccardi. Da qui l’intenzione della Regione di attuare una modifica legislativa per la compilazione delle stime anche da parte degli uffici tecnici delle aziende sanitarie o tramite ricorso a professionisti esterni (iscritti all’albo dei consulenti presso il tribunale”. In caso di aste andate deserte, si pensa anche di attivare una “procedura di evidenza pubblica ridotta nei termini e negli obblighi di pubblicità”, in modo da poter consentire alle Asl di procedere “celermente e ricorrendo anche alla trattativa privata”. Un’ulteriore misura di intervento legislativo prevede la “possibilità di pratica ribassi rispetto al prezzo di stima”. “Non volendo comunque introdurre delle soglie di ribasso automatiche – ha spiegato Saccardi –, l’orientamento è quello di prevedere l’emissione di un avviso pubblico a maglie larghe con una decurtazione del prezzo fino al 5 per cento, ovvero pari al valore di oscillazione della stima”. Si ipotizza anche di “procedere con ulteriori stime a valle di ogni asta non andata a buon fine, introducendo un meccanismo per la dilazione del pagamento che possa agevolare la dismissione”.

Saccardi ha inoltre comunicato al Consiglio gli esiti dell’avviso pubblicato nel 2016, finalizzato ad “avviare un confronto informale con soggetti interessati ad un eventuale acquisto”. I beni oggetto di alienazione sono stati selezionati sulla base di criteri (immobili non utilizzati, con valore stimato unitario superiore a 1millione e con valore indicato nel bilancio inferiore a quello stimato dalla Asl, immobili appartenenti al patrimonio di tutte le aziende) e ne è scaturito un elenco di 26 stabili su cui le manifestazioni di interesse “sono state numerose”, ma tuttavia non risolutive. Non si è conclusa infatti alcuna vendita, “a conferma della grave crisi che investe il mercato immobiliare”, ha osservato l’assessore.

Circa un anno fa, a marzo 2018, la Regione ha anche sottoscritto un protocollo d’intesa con l’agenzia del demanio per “l’avvio di iniziative di valorizzazione, razionalizzazione e dismissione del patrimonio”. La collaborazione è aperta anche ad Anci e consentirà, tra l’altro, di “avviare le necessarie attività di concertazione utili a favorire i cambi di destinazione d’uso degli immobili”.

Di “svendita” ha parlato Tommaso Fattori, in riferimento alle modifiche di legge annunciate da Saccardi. “Si parla di ribassamento dei prezzi e vendita ai privati. Nel frattempo mancano servizi sul territorio, società della salute, case famiglia”. Da Fattori, che ha anche illustrato uno dei due atti collegati alla comunicazione è necessario ragionare sulla possibilità di ripensare l’utilizzo del patrimonio immobiliare “in funzione sanitaria o socio-sanitaria”. “Potrebbe avere una funzione strategica nell’ambito della domanda legata all’integrazione tra assistenza ospedaliera e territoriale”. “La crisi del mercato – ha concluso – ha frenato il progetto di alienazione ma non c’è stato un ripensamento della strategia”.

“Il tema è complesso. Gli immobili non più utilizzati sono un problema. Capisco e riconosco le difficoltà ma dobbiamo lavorare ad una progettualità definitiva”, ha detto Jacopo Alberti. Parlando dei sopralluoghi fatti quando era presidente della commissione controllo, il consigliere ha ricordato le tante risorse spese per la messa in sicurezza di alcuni beni e riferendosi ai tanti di immobili di pregio, ha chiarito quanto sia alto il rischio che possano diventare “patrimoni di macerie”. “Valutiamo se ci sono fondi europei da sfruttare”, ha chiesto ricordando le situazioni di disagio che quotidianamente vivono anziani, disabili, e in generale persone in difficoltà. Anche in questo senso ha parlato di “destinazioni diverse” da prendere in considerazione.

Di “scelta responsabile” ha parlato Elisabetta Meucci. “In un’epoca di grandi risorse si può anche pensare di investire nel recupero e nel mantenimento degli immobili. In tempo di crisi è diverso. L’obiettivo delle politiche regionali è quello di fornire servizi alla comunità e la scelta fatta da questo esecutivo emerge chiara”. Per la consigliera, la strategia immobiliare “è fatta”, ma ha avvertito: “Non si può riconvertire facilmente” e poi ha dichiarato di non voler sentir parlare di svendita. “Stiamo sul mercato con tutte le garanzie che si richiedono. Non stiamo svendendo”.

“Facciamo una valutazione corretta e attenta, consapevoli che ci sono immobili che hanno caratteristiche non facilmente modificabili”, è stato il commento di Serena Spinelli, che ha aggiunto rivolgendosi all’assessore: “Occorre uno sforzo, occorre stringere un patto con i nostri territori per capire quali sono le esigenze cui dare risposte”. Ritrovandosi poi nella proposta di risoluzione presentata da Tommaso Fattori e annunciando il voto a favore, Spinelli si è invece detta contraria a una mozione firmata da Monica Pecori. “Non possiamo non vendere nulla”.

Di argomento “molto complesso da un punto di vista normativo, urbanistico e di funzioni” ha parlato Andrea Quartini, che ha comunque rilevato la “mancanza di una strategia. Non si capisce cosa si intende fare”. Ha citato poi la commissione d’inchiesta della scorsa legislatura, in cui veniva “suggerito fortemente che insieme a Estar venisse creato un modello di gestione con caratteristiche di terzietà”. Una sorta di “cabina di regia” che il consigliere vorrebbe ritrovare oggi anche per “rivedere tutto l’assetto”, pensato dall’esecutivo.

“Per molti anni gli investimenti in sanità non sono stati finanziati. Si è dovuto pensare ad altro e ricorrere a mutui o alienazioni per recuperare risorse. In ogni caso assicuro che non c’è stata alcuna forma di alterazione dei bilanci attraverso la stima degli immobili”, è stata la replica di Stefania Saccardi.
L’assessore ha anche ammesso che “non tutto si deve vendere. Se ci sono attività istituzionali, non si aliena a meno che non sia previsto un trasferimento o un accorpamento”. E sul nodo del cambio di destinazione d’uso è stata chiara: “Non c’è ostacolo, e non c’è mai stato, né ci sarà, a patto che le amministrazioni diano il loro contributo”. “Se ci sono idee di utilizzo diverse, e risorse, siamo ben disponibili a discutere come peraltro abbiamo già fatto”, ha spiegato.

A fine dibattito l’aula ha respinto i due atti collegati, la proposta di risoluzione presentata da Fattori e Sarti e una mozione a firma Monica Pecori. La proposta di risoluzione illustrata da Tommaso Fattori intendeva impegnare la Giunta a prevedere l’esclusione della vendita di patrimonio considerato strategico perché potenzialmente efficace per assolvere funzioni sanitarie o socio-sanitarie. Si chiedeva inoltre di vietare la vendita di beni dove sono ancora attivi e forniti servizi.
La mozione presentata da Monica Pecori e illustrata da Andrea Quartini, intendeva impegnare la Giunta per evitare la vendita di villa Rodocanacci, immobile di pregio a Monterotondo in provincia Livorno, di proprietà dell’azienda sanitaria Toscana Nord Ovest. Nel testo si chiedeva anche di “ripensare l’utilizzo della villa a fini sociali”, con “fruizione gratuita per i cittadini, nell’ottica delle politiche sui beni comuni di recente integrate nello statuto della Regione”.

Ribatte Marchetti (FI): "C'era un momento in cui si poteva e non è stato fatto"

«Più che immobiliarismo, qui siamo davanti all’immobilismo»: è in un gioco di parole la sintesi delle valutazioni che il Capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale Maurizio Marchetti esprime circa la Comunicazione 38 della giunta regionale In merito alla vendita dei beni immobili delle Aziende sanitarie in Toscana, calendarizzata per la seduta odierna dell’Assemblea toscana.

«Alienazioni in stallo – ricapitola Marchetti – stime ignote, colpe che muoiono fanciulle ma responsabilità politiche chiare: quelle di una sinistra che nei suoi decenni di governo regionale non ha saputo o voluto vendere quando si poteva, e oggi sceglie la via del procrastinare producendo, di fatto, un danno al patrimonio collettivo costituito dai tanti immobili delle aziende sanitarie lasciati al degrado e al deperimento valoriale. Il tutto disattendendo l’indirizzo univoco espresso dal Consiglio regionale a gennaio 2015, a seguito dei lavori della Commissione d’inchiesta presieduta proprio da Forza Italia e che prese in esame lo stato del settore. Al termine di quella ricognizione mastodontica, che individuò in 600-700 milioni il valore complessivo di questi stabili, il Consiglio tutto invitò la giunta a istituire un pull manageriale di esperti e tecnici che agissero come una sorta di falange d’assalto a un mercato oggettivamente difficile come quello degli immobili, in particolare pubblici, così da ingranare una marcia in direzione del vantaggio dei toscani. Nulla di quanto indicato da chi ci ha preceduto in quest’aula è stato attuato».

La prospettiva immaginata dalla giunta non convince Forza Italia: «Di fatto la Regione, non essendo capace di rispettare le proprie regole normative, che fa? Le cambia a suo pro. Così si ipotizza, in un tempo tutto da definire e solo in via di ‘auspicio’, di riformare gli articoli 114 e 115 della legge regionale 40/2005 che governa la gestione e alienazione del patrimonio immobiliare in capo alle Asl e non più usato a fini sanitari. Ebbene, lo sapete cosa anche si va a riformare? Il principio del buon amministratore a massimizzare il ricavo nell’alienare e valorizzare a vantaggio dei cittadini, contenuto nel comma 2 dell’articolo 115, per aprire le maglie delle procedure con esiti tutti da verificare ma che di certo non massimizzano un bel nulla».

In conclusione: «C’era un momento in cui si poteva, e non è stato fatto. C’è stata una fase in cui si doveva, ma non è stato fatto. Oggi siamo alle prese con condotte che non solo non producono valore, economico o sociale, ma addirittura generano danno nel lasciar deperire quando non predare tutto questo patrimonio. C’è una totale incapacità gestionale rispetto a questo segmento della cosa pubblica, ma quel che è peggio non si ravvisa la volontà politica di superare il gap malgrado l’indicazione chiara espressa da questo Consiglio ormai quattro anni fa».

Concessioni su area pubblica, Ciuoffo: "Colmare vuoto normativo della legge nazionale"

La legge di bilancio dello Stato per l’anno finanziario 2019 e bilancio pluriennale 2019-2020 (Disposizioni sul settore del commercio su aree pubbliche) “ha modificato procedure e normative di riferimento” e, di conseguenza, “ha creato un vuoto normativo” che impone modifiche al Codice approvato lo scorso novembre. Il Consiglio sta già operando attraverso una proposta di legge per normare il settore e che prevede il “rinnovo condizionato a una procedura di verifica di una serie di requisiti per l’esercizio dell’attività”. È quanto dichiara l’assessore regionale Stefano Ciuoffo nel corso della sua comunicazione all’Aula sul quadro normativo relativo al commercio su area pubblica.

Secondo quanto riferito da Ciuoffo, la decisione del Parlamento, presa “senza alcuna disposizione transitoria e senza fornire alcuna indicazione applicativa”, fa sorgere una serie di dubbi sulla possibilità di rilasciare le autorizzazioni e le concessioni anche alle società capitali e altre cooperative; sulla competenza del Comune nel quale si intende avviare l’attività e non di quello di residenza nel caso di esercizio in forma esclusivamente itinerante; la possibilità di individuare le aree destinate al commercio su aree pubbliche, applicando criteri che tengano conto della sostenibilità ambientale e sociale, ma anche il controllo del territorio e la salvaguardia della zone di pregio; la durata delle concessioni che era fissata dall’intesa assunta in sede di Conferenza unificata e ora venuta meno, entro un limite non inferiore a nove anni e non superiore a 12 (in precedenza la durata era di 10 anni).

“Il legislatore nazionale – ha chiarito l’assessore – si è limitato a disapplicare la normativa nei confronti di una categoria senza prevedere né disciplinare la materia e senza disposizioni transitorie”. “La nostra attenzione – ha continuato – visto il problema dell’impatto sul nostro Codice del Commercio (legge regionale 62/2018 ndr), è proiettata verso le modalità di rilascio delle concessioni”.

Ricordando che il Consiglio si è mosso con un disegno di legge già in fase di consultazione con i soggetti interessati (la commissione Sviluppo economico presieduta da Gianni Anselmi ha ascoltato categorie economiche, organizzazioni agricole, associazioni cooperative, associazioni ambulanti, organizzazioni sindacali lo scorso 6 marzo), Ciuoffo ha elencato la base delle modifiche e delle integrazioni da apportare al Codice per renderle “coordinate con la normativa statale e rispettose delle competenze regionali garantite dalla Costituzione”. Il Codice approvato dalla Toscana “faceva riferimento a delle norme statali che adesso sono venute meno” ha spiegato l’assessore, pur chiarendo che “può essere sostenuta la possibilità di mantenere tutte le norme del Codice che non contrastino con la normativa nazionale, facendole rientrare nell’ambito della competenza legislativa esclusiva in materia di commercio”.

Tra le norme statali venute meno, quelle ricordate in Aula hanno riguardato gli articoli 11 e 12 della legge regionale relativi ai requisiti di onorabilità e rispettabilità. “Considerato che la materia delle professioni è di competenza statale, per evitare il vuoto legislativo che si suppone non sia stato voluto dal legislatore, non resta che considerare prevalente la norma regionale che sottopone tutte le attività commerciali disciplinate dal Codice agli stessi requisiti”, ha spiegato Ciuffo. Sulla regolarità contributiva (articoli 44 e 45 della legge toscana), l’assessore ha detto che le disposizioni, sia in sede di rilascio delle autorizzazioni che in sede di verifiche successive all’avvio attività, “sono da confermare”. Sui soggetti che possono esercitare l’attività (articolo 33), la Toscana, nell’ambito della sua competenza, può mantenere quanto già previsto e in vigore, ossia i soggetti cui è consentito sono “imprenditori individuali e società”.

Sull’assegnazione dei posteggi (articoli 35 e 37), “le categorie sentite in commissione vedono con favore l’applicazione del “cosiddetto tacito rinnovo”, spiega l’assessore, che ritiene “auspicabile parlare di rinnovo condizionato alla presenza dei requisiti indicati, soprattutto se legati all’effettivo esercizio dell’attività”. “Per i posteggi rimasti vuoti o di nuova costituzione, rimane la procedura esistente a evidenza pubblica”, ha chiarito Ciuoffo. Sulle attività in forma itinerante (articolo 38) “può essere mantenuta la competenza a ricevere la Scia (Segnalazione certificata di inizio attività, ndr) in capo al Comune nel quale si intende avviare l'attività, anziché a quello di residenza del soggetto interessato”. L’assessore ha infine confermato quanto previsto al comma 3 dell’articolo 35 (Attività mediante posteggio): “Uno stesso soggetto non può essere titolare o possessore di più di due concessioni di posteggio per ciascun settore merceologico, alimentare e non alimentare, nel caso in cui il numero complessivo dei posteggi, nel mercato o nella fiera, sia inferiore o uguale a cento. Qualora il numero complessivo dei posteggi sia superiore a cento, uno stesso soggetto può essere titolare o possessore di un numero massimo di tre concessioni di posteggio per ciascun settore merceologico”.

Il consigliere Paolo Marcheschi, in apertura del dibattito dopo la comunicazione dell’assessore Ciuoffo sul commercio su area pubblica, osserva che “in Toscana abbiamo perso un’occasione”. Ricorda che il Piemonte, “Regione guidata dal centrosinistra, ha preso atto e provveduto con una legge che ha dato subito chiare indicazioni”. “Come sa bene questo Consiglio – prosegue Marcheschi – il nostro gruppo ha seguito per anni la questione Bolkestein in particolare per il settore degli ambulanti. Abbiamo presentato una proposta di risoluzione, respinta dall’Aula, per colmare il vuoto normativo e non lasciare i Comuni in assenza di disposizioni”. Sarebbe sufficiente, dice ancora Marcheschi, “tornare ad applicare la vecchia normativa fino a quando non sarà pronta la nuova legge regionale annunciata”. La posizione assunta dalla nostra Regione “è un errore che genera ricorsi e contenziosi, in un settore che ha bisogno di lavorare: in Toscana, oggi, ogni Comune è libero di interpretare”.

“Per noi i mercati sono importanti, specie nei piccoli centri, e vanno tutelati”, dichiara la consigliera Luciana Bartolini, che annuncia la presentazione di una proposta di risoluzione sul tema per “adeguare la normativa regionale”, in conseguenza dell’entrata in vigore delle nuove norme nazionali. “Chiediamo l’applicazione dei requisiti di onorabilità, come l’applicazione degli articoli che regolano la regolarità contributiva e il rinnovo condizionato a una procedura di verifica da parte dei Comuni. Vorremmo riconoscere – prosegue la consigliera – il diritto di svolgere le attività di commercio su aree pubbliche esclusivamente alle ditte individuali o alle società di persone, perché i mercati sono stati creati per il popolo. Una parte dei posteggi dovrebbe essere riservata ai giovani sotto i 35 anni”. La proposta di risoluzione, firmata dai consiglieri Bartolini, Elisa Montemagni, Jacopo Alberti, Marco Casucci e Roberto Biasci, sarà messa al voto a conclusione del dibattito e respinta a maggioranza dall’Aula.

La consigliera Irene Galletti rivendica che “questo Governo ha deciso di estromettere, come secondo noi era giusto, la categoria degli ambulanti dalla direttiva Bolkestein”. Nel mese di dicembre, “si è immediatamente attivata una commissione all’interno del Mise, perché si era consapevoli che nelle leggi di varie regioni erano intervenute modifiche”, ricorda la consigliera. “Non si è creata una ‘vacatio legis’, il confronto delle categorie con il Ministero è in corso. È sufficiente tornare alla normativa precedente”, sostiene ancora Galletti. “Dovremmo conoscere bene le realtà prima di procedere alle modifiche regionali in relazione alla nuova normativa nazionale”. Sul punto, una risoluzione a firma della stessa consigliera, per chiedere alla Giunta regionale di “attendere l’esito del confronto istituzionale” in corso tra le categorie e il Ministero dello sviluppo economico e aspettare, di conseguenza, “le indicazioni normative provenienti dal Governo prima di procedere alla modifica” della normativa regionale, sarà messa al voto e respinta a maggioranza dall’Aula a conclusione del dibattito. La consigliera paventa il rischio di “trovarci ancora una volta a rimettere in discussione quella certezza normativa che le categorie chiedono, proprio adesso che si è arrivati all’estromissione dalla direttiva Bolkestein”.

Il consigliere Tommaso Fattori ritiene “assolutamente positivo che la categoria del commercio ambulante sia stata esclusa dalla direttiva Bolkestein”, è convinto che “bisogna evitare che ciascun Comune agisca per conto proprio con criteri differenti” e che “il vuoto normativo esiste e deve essere colmato”. Riguardo all’ipotesi di tacito rinnovo, “credo che sia oggettivamente incostituzionale e quindi ci possa essere un rinnovo condizionato al rispetto di determinati requisiti”. Anche secondo Fattori, “solo ditte individuali o società di persone dovrebbero avere le concessioni, sarebbe il modo per mantenere il tessuto originario che dà ricchezza al territorio ed evitare stravolgimenti”. Il consigliere ribadisce la necessità “di ascoltare tutti i soggetti, anche altri rispetto alle grandi organizzazioni di settore”, per arrivare a una normativa che risponda al “duplice obiettivo di preservare il tessuto sano e colpire la speculazione”.

A chiudere il dibattito, l’intervento del presidente della commissione Sviluppo economico, Gianni Anselmi, secondo il quale “siamo chiamati a lavorare sul vuoto legislativo che oggettivamente il Parlamento ha generato, in un settore che per anni è stato ostaggio di incertezze” e per il fatto che “non è sufficiente dire no-Bolkestein”. “Le richieste di moratoria le considero non condivisibili – prosegue Anselmi –, non esiste la necessità di attendere il tavolo nazionale aperto al Ministero, semmai la conferenza delle Regioni”. La proposta di legge oggetto di consultazioni in seconda commissione “si propone di individuare la strada del tacito rinnovo”, con la consapevolezza “che tale norma rischia di essere discutibile di costituzionalità”. Osserva tuttavia che “il rinnovo automatico sarà riservato ad aziende attive e questo è già un requisito che implica una verifica”.
“I Comuni hanno bisogno sin da subito di essere messi nelle condizioni di sapere come devono muoversi”, prosegue Anselmi e avverte che “la vecchia legislazione non può rivivere automaticamente”. La commissione, spiega il presidente dopo aver ripercorso i punti rilevanti delle modifiche in discussione, è però nella condizione di consegnare rapidamente alla Toscana “una norma largamente condivisa per dare respiro a un settore che ne ha bisogno da anni e certezze ai Comuni”.

Parco della Maremma, via libera al Bilancio 2019

Via libera a maggioranza al bilancio preventivo economico 2019 e al Piano degli investimenti 2019 dell’Ente parco regionale della Maremma. Il Consiglio regionale ha votato l’atto dopo l’illustrazione del presidente della commissione Ambiente, Stefano Baccelli.

Si tratta di un “Bilancio preventivo e di un piano investimenti in equilibrio, che dà conto di un’ottima attività svolta dal Parco della Maremma, dimostrata dai numeri”, ha esordito il consigliere. Il valore della produzione è previsto pari a 2milioni 111mila 786,96 euro, in diminuzione rispetto all’assestato 2018 (meno 5,08 per cento). La voce ricavi delle vendite e delle prestazioni pari a 507mila 577,27 euro (il 24 per cento circa del valore della produzione), rileva una diminuzione di circa il 9 per cento rispetto al 2018.

La diminuzione è dovuta ai ricavi per prestazioni dell’attività commerciale e in particolare alla voce ricavi per noleggi e concessioni beni parco che passano da 147mila a 94mila, e in minima parte dai ricavi per vendita fauna (da 25mila a 15mila euro). Nel 2018 il parco ha registrato una sopravvenienza attiva per crediti svalutati, poi incassati nel 2018 per circa 54mila euro. Al netto di questa sopravvenienza la posta rimane stabile. “Per quanto riguarda la vendita della fauna selvatica, la diminuzione è dovuta alla minor presenza di animali selvatici, documentata anche dalla diminuzione dei danni alle colture”, ha precisato Baccelli.

“Si patisce come al solito rispetto al piano degli investimenti”, ha quindi affermato il consigliere: dovremmo trovare il modo di contribuire in maniera più solida, per far svolgere ai nostri parchi il proprio ruolo di salvaguardia, promozione e valorizzazione di attività agricole e di forme turismo sostenibile, ecocompatibile; e di valorizzazione di beni ambientali preziosi e anche culturali, come è nel caso del parco della Maremma”.

L’analisi dei contributi rileva che quelli in conto esercizio dalla Regione (pari a 1milione 305mila 139 euro) per il 2019 rappresentano il 62 per cento delle entrate previsionali. La posta diminuisce di circa l’1,81 per cento rispetto al 2018 ed è dovuta esclusivamente ai contributi regionali finalizzati, mentre rimane stabile il contributo ordinario (pari a 1milione 154mila euro).

I contributi in conto esercizio da altri enti pubblici (pari a 223mila 774,55 euro) sono costituiti principalmente dai contributi della Comunità del Parco. La posta diminuisce soprattutto per i contributi finalizzati derivanti da altri enti e passa da 47mila 635 a 8mila 959 euro. I contributi in conto esercizio da altri soggetti sono in diminuzione del 96 per cento per effetto del venir meno di contributi finalizzati relativi a progetti non riproposti nell’esercizio 2019.

I costi della produzione, pari a 2milioni 44mila 919,85 euro, registrano una diminuzione del 5,27 per cento rispetto al preventivo assestato, in linea con la diminuzione dei ricavi. L’acquisto di beni decresce di circa l’11 per cento (-36mila 500 euro).

Riguardo alla proiezione del Bilancio economico nel triennio 2018-2020, le annualità 2020-21 registrano una contrazione del valore della produzione, per effetto del venir meno del contributo finalizzato della Regione, destinato al finanziamento delle attività del parco connesse alla redazione del Piano Integrato del Parco. Analogamente la contrazione riguarda anche i costi, per effetto della diminuzione di quelli connessi alle attività relative al contributo finalizzato.

Tommaso Fattori ha annunciate il proprio voto favorevole, così come in commissione, ribadendo la valutazione favorevole per la “gestione virtuosa del parco della Maremma” e parlando di “un lavoro ordinato che sta dando i suoi frutti”. Riferendosi al Parco di San Rossore il consigliere ha evidenziato “che una gestione coordinata tra i parchi dovrebbe essere una via virtuosa”.

Reticolo idrografico, via libera allaggiornamento

La nuova mappa del reticolo idrografico della Toscana, ossia l’insieme complessivo dei corsi d’acqua di competenza della Regione, gestiti dal genio civile, ha riscosso il via libera a maggioranza del Consiglio regionale della Toscana. L’atto, illustrato dal presidente della commissione Ambiente, Stefano Baccelli, interessa “svariate migliaia di chilometri”. “Aggiorniamo il reticolo in base a segnalazioni relative ad errori di percorso dei corsi d’acqua. Quanto rilevato sarà soggetto a tutela. Non potrà cioè essere modificato se non attraverso un processo autorizzativo”, ha spiegato.

La ricognizione, anche se ancora in essere perché in alcuni casi si tratta di aggiornamenti “non semplici che possono richiedere anche diversi anni”, ha spiegato ancora il presidente, tiene conto dell’istruttoria fatta dal genio civile di riferimento e considera anche i territori interessati da cave. “Lo stato dell’arte di quanto è realmente riscontrabile nei territori interessati per anni da attività estrattive, è stato rilevato anche attraverso sopralluoghi. La situazione della linea di scorrimento delle acque è ancora in via di definizione, ma da questo quadro conoscitivo sarà possibile tracciare dove cammina l’acqua e quindi come operare per la messa in sicurezza”. “Il lavoro fatto – ha commentato Baccelli – è di grande rigore ed è davvero prezioso. Potrà consentire una gestione migliore e più efficace del reticolo, comprese le emergenze”.

Il consigliere Tommaso Fattori è intervenuto per motivare il proprio voto a favore, così come in commissione: “Si tratta di un lavoro importante – ha spiegato –: avere la foto della nuova orografia è fondamentale per il futuro, perché è uno strumento fondamentale anche per preservare l’attuale assetto”. Senza la foto ‘reale’ dei corsi d’acqua, si può andare incontro a “operazioni pericolose dal punto di vista ambientale e anche dal punto di vista della sicurezza dei cittadini”, dati gli effetti “a valle” degli interventi.



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