Chiantibanca, chiusa l'inchiesta: 19 indagati

Chiuse le indagini sulla Bcc Chiantibanca, scattate dopo un esposto presentato dall'organismo di vigilanza interno alla banca nel marzo del 2017. La procura indaga 19 persone, tra cui il direttore generale, il presidente del cda, i membri del consiglio di amministrazione e tutto il collegio sindacale che erano in carica all'epoca dei fatti contestati, relativi al periodo 2015-2016. Coinvolti anche alcuni funzionari dell'istituto di credito. Nell'inchiesta si ipotizzano, per alcuni fatti specifici, i delitti di ostacolo all'esercizio delle funzioni di autorità pubbliche di vigilanza, nello specifico la Banca d'Italia, e di false comunicazioni sociali.

Tra gli indagati cui viene notificato l'avviso di conclusione delle indagini compaiono Andrea Bianchi ex direttore generale, Claudio Corsi già presidente, l'allora vicepresidente del cda Carla Lombardi e il vicepresidente vicario Stefano Mecocci.

I membri del cda Aldemaro Becattini, Niccolò Calamai, Luigi Ferri, Mauro Fusi, Leonardo Viciani, Claudio Tongiani, Vasco Galgani, Andrea Casini.

Tra le irregolarità rilevate dai pm Luca Turco e Giuseppe Ledda, figura la modalità di classificazione del Btp 2046, acquistato per un valore nominale di 100 milioni di euro tra il 30 marzo e l'1 aprile 2015 come attività finanziaria di categoria Afs (available for sale) disponibile per la vendita, e riclassificato in via retroattiva, attraverso una modifica postuma dei verbali, come attività finanziaria di categoria Htm (held to maturity) detenibile fino a scadenza ed avente un valore di 126.436.000 euro.

I vertici dell'istituto avrebbero ingannato i soci e il pubblico con una modifica che non poteva essere fatta sulle effettive condizioni patrimoniali della banca. Sempre secondo la procura inoltre, gli indagati avrebbero omesso di dedurre dal patrimonio un negativo di circa 22,6 milioni di euro derivante dalle perdite subite dal Btp 2046. Contestata anche la contabilizzazione di mezzi propri superiori a quelli reali (228 milioni di euro anziché 210) e l'omissione dell'indicazione in bilancio delle posizioni di alcuni clienti affidatari come 'in sofferenza'.

La stessa condotta illecita sarebbe stata tenuta verso la Banca d'Italia alla quale sarebbero state inviate comunicazioni non veritiere relativamente al periodo che va dal secondo trimestre 2015 al secondo trimestre 2016. A questo riguardo i vertici di Chiantibanca avrebbero fornito informazioni non veritiere anche in occasione di un incontro nella filiale di Firenze della Banca d'Italia, avvenuto nel giugno 2015.



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