
Una gravissima carenza di infermieri e molte incongruenze nell’applicazione della normativa che prevede l’ambulanza infermieristica. Sono i due problemi principali emersi stamattina durante l’audizione dei rappresentanti degli Ordini delle professioni infermieristiche (Opi) della Toscana, che sono stati ascoltati dalla commissione Sanità, presieduta da Stefano Scaramelli (Pd).
Il coordinatore Opi Toscana Giovanni Grasso e il presidente dell’Ordine di Firenze e Pistoia Daniele Massai, intervenendo a nome di tutti, hanno delineato un quadro estremamente difficile: in Toscana gli infermieri sono pochi, e la situazione è destinata ad aggravarsi nei prossimi anni. Si prevede, hanno spiegato, che circa 1300 infermieri andranno in pensione di qui a poco, grazie anche alle nuove disposizioni in materia pensionistica: questo porterà a 4000 il numero dei professionisti che mancano in Toscana. Con disagi e rischi non solo per chi è rimasto a lavoro e si deve sobbarcare carichi immensi, ma soprattutto per i cittadini toscani: numerose ricerche hanno evidenziato che quando si scende dai parametri ideali di numero di presenza di infermieri per paziente, il rischio di mortalità per mancanza o inadeguatezza di cure cresce in maniera esponenziale.
Un altro problema è rappresentato dalla cosiddetta “ambulanza infermieristica”, che è stata prevista da una serie di normative nazionali, poi riprese dalla Regione, che prevedono che possa essere inviata in alcuni casi un’ambulanza con un infermiere qualificato a bordo (senza dunque il medico) che può comunque garantire interventi fondamentali di soccorso avanzato, come il sostegno alle funzioni vitali e altre manovre.
Ma, denunciano gli Ordini professionali degli infermieri, il servizio di questo tipo di ambulanza è applicato a macchia di leopardo nelle varie province. Per questo i rappresentanti degli infermieri hanno chiesto alla commissione Sanità di effettuare un monitoraggio e un controllo sulle varie aziende, in modo da ristabilire un quadro legittimo e uniforme.
Approda in aula il Piano sanitario e sociale integrato regionale 2018-2020
Ultimo atto in commissione Sanità, presieduta da Stefano Scaramelli (Pd), per il Piano sanitario e sociale integrato regionale 2018-2020 (Pssir). Dopo un lavoro lungo mesi di ascolto degli addetti ai lavori, accoglimento dei suggerimenti e rielaborazione, nel luglio scorso la proposta di delibera era stata licenziata. Questa mattina la Commissione ha votato la presa d’atto del testo definitivo, dopo l’inserimento degli ultimi emendamenti e alcuni ritocchi. Ora il nuovo piano è pronto per passare al vaglio e al voto definitivo dell’aula.
Il nuovo piano, a valenza triennale, delinea le strategie sanitarie e sociali della Regione e vuole essere un agile strumento di programmazione socio-sanitaria, con una più marcata integrazione tra politiche sociali e politiche sanitarie. Grazie anche al lungo lavoro di rielaborazione in Commissione, sono stati fissati dieci obiettivi strategici che guidano le azioni del piano (i cosiddetti ‘driver’): prevenzione, disuguaglianze di salute e sociali, liste di attesa, vivere la cronicità, nuovi modelli di “care”, innovazione e informazione, welfare etico e partecipazione, competenze e lavoro tra sicurezza e modernità, sostenibilità, qualità del fine vita.
I destinatari delle azioni dedicate del piano (indicati come ‘target’), sono i genitori, i bambini, i giovani, le donne, gli anziani, gli stranieri, i lavoratori, le popolazioni residenti nelle aree interne, montane e insulari, le persone detenute negli istituti penitenziari. Infine il testo dedica attenzione, con tre specifici ‘focus’, ai pazienti oncologici, alle persone con disabilità, alla salute mentale.
Rinnovare strutture delle Asl toscane: si unanime
Sì all’unanimità, da parte della commissione Sanità presieduta da Stefano Scaramelli (Pd), ai criteri di ripartizione del contributo regionale alle misure a sostegno di interventi di rinnovamento del patrimonio strutturale delle aziende sanitarie della Toscana. La Commissione ha espresso parere favorevole in modo compatto alla deliberazione di Giunta “approvazione modalità di riparto dei contributi in conto capitale di cui all’art. 14 della legge regionale 19/2019”.
I responsabili del settore della Giunta hanno spiegato in Commissione che si tratta di circa 150 milioni di euro di contributo in conto capitale, suddivisi in 50 milioni per ogni anno, a cui poi si aggiungono vari altri tipi di risorse. Per quanto riguarda i criteri di ripartizione, hanno detto i tecnici, visto il quadro variegato dei bisogni, dei finanziamenti avuti in passato e dei progetti in ponte, non è ipotizzabile che la ripartizione tra le aziende e gli enti del sistema sanitario regionale avvenga solo in proporzione alle dimensioni delle aziende sanitarie e alla quantità di popolazione servita, ma è necessario che venga determinata prendendo atto delle diverse situazioni di partenza e contribuendo a ridurre gli squilibri esistenti.
Si propone dunque di assegnare le risorse stanziate per il triennio 2019-2021 non in un’unica soluzione, ma di anno in anno, dando innanzitutto la precedenza alle aziende sanitarie che presentano un maggiore scostamento tra i fabbisogni espressi e le risorse in conto capitale già disponibili.
L’altro criterio base sarà quello di privilegiare gli interventi che possono essere avviati con maggiore tempestività, perché già forniti di progetti definitivi e di gare già aggiudicate o in fase di aggiudicazione, con particolare attenzione a quelle ambientalmente ecosostenibili.
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