
"Il cambiamento è vita... arrivederci Empoli, non ti dimenticheremo". Con un post su Facebook corredato da una splendida foto notturna di piazza Unità d'Italia di Trieste, Michele Pezza ha annunciato di aver chiuso la sua esperienza professionale empolese per trasferirsi ad altro incarico. Sarà infatti direttore generale di uno stabilimento Zignago in Polonia e, per questo, abiterà con la famiglia proprio nel capoluogo friulano, non lontano da Portogruaro dove ha sede la holding del gruppo che fa capo a un ramo della famiglia Marzotto. Scatta subito la voglia di un'intervista a un personaggio che, durante i suoi 18 anni a Empoli, non è passato inosservato per l'importante ruolo manageriale occupato all'interno della fabbrica Zignago del Terrafino (direttore delle risorse umane di uno stabilimento che impiega 220 persone) e per la sua elezione nel novembre 2016 a presidente della sezione territoriale Empolese Valdelsa di Confindustria Firenze (225 aziende associate per oltre 5400 dipendenti) dopo un periodo da vicepresidente. Senza dimenticare la moglie Annalisa Fiore che, per 3 anni dal 2009 al 2012, è stata assessore al bilancio della giunta Cappelli sotto le insegne dell'Italia dei Valori.
Allora dottor Pezza, possiamo fare i complimenti per la promozione?
Andrò a fare il direttore generale in Polonia e per vivere abbiamo scelto una città non lontano da Portogruaro dove ha sede la Zignago Holding. Con questo nuovo incarico, avere la famiglia in Toscana, come si può intuire, non sarebbe stato semplice.
Che Empoli lascia?
Una città che per diciotto è stata la nostra casa di adozione. Io ed Annalisa non siamo empolesi, ma ci siamo sempre sentiti accolti. Non a caso, ci siamo sposati in Collegiata ed i nostri due figli sono nati lì. Dall'altro lato è altrettanto vero che, in un luogo a cui sei legato ma nel quale non sei nato, non hai radici così profonde che ti impediscono, in situazioni come la mia attuale, di fare la scelta di cambiare città.
Che città avete trovato?
Una Empoli accogliente, dove si vive bene e, anche per questo, sia per rispetto a questa città, sia per ricambiare un po' di quanto ricevuto, abbiamo cercato nel nostro piccolo di dare un contribuito. Annalisa è stata assessore al bilancio ed io in Confindustria prima come vicepresidente e poi come presidente. Tutto nella logica di servizio e di riconoscenza.
Un pregio ed un difetto di Empoli?
Un pregio è una comunità che ancora esiste come comunità e questo è un aspetto molto importante. Il difetto è quello tipico di voi toscani, ovvero i troppi particolarismi, il campanile. E questo rischia di non far crescere il territorio per quelle che sono le sue potenzialità.
Un aspetto, questo, che ha cercato di superare in Confindustria
Sì, nel mio piccolo ho cercato di far passare un messaggio chiaro: questo territorio ha potenzialità enormi ma per esprimerle appieno serve gioco di squadra. Se ognuno pensa in termini locali il rischio è quello di non fare il salto di qualità per andare avanti ed affrontare le nuove sfide che il mercato pone davanti. Diciamo quindi che si sta molto bene ma che si potrebbe fare molto di più.
Si ritorna al messaggio che, in periodo elettorale, lanciò lo scorso mese di marzo, un appello che andava oltre gli stretti confini dell'Empolese per abbracciare l'intera area metropolitana fino al Cuoio
In questo ho sempre creduto ed anche in Confindustria ho cercato di portare questa filosofia in continuità con chi mi aveva preceduto. Ho creato una squadra e ci siamo mossi senza aspettare che fosse la politica a farlo. Abbiamo coinvolto anche le controparti sociali, poi Cna e Confesercenti chiedendo all'Unione dei Comuni di creare un tavolo di confronto con le istituzioni e trovando in Brenda Barnini un importante alleato. Noi, anche in campagna elettorale, non ci siamo rivolti ai candidati dei singoli Comuni ma a chi condivideva la nostra visione di sviluppo dell'area. Come Confindustria vorremmo arrivare ad avere un unico centro di riferimento, non è possibile avere undici regolamenti urbanistici, undici commerciali, undici diversi assessori al Commercio e via e via. Questo vale qualunque sia poi la forma della governance del territorio scelta.
A proposito di Brenda Barnini, che giudizio ne da?
Sicuramente poisitivo, un giudizio che va al di là dell'appartenenza politica. Ha saputo approcciare nel modo giusto al territorio con una visione che non ha guardato solo a Empoli ma all'unione dei Comuni, quello di cui parlavamo ora e che considero una cosa fondamentale.
Parliamo del gruppo Zignago, un punto di riferimento importante per la realtà empolese. Come sta?
Direi bene. Abbiamo rilevato la Del Vivo nel giugno del 1987 e da allora ad oggi lo stabilimento è triplicato come capacità produttiva. Ci sono stati investimenti importanti, abbiamo ampliato i forni e i macchinari. Quando arrivammo non era né facile né scontato che ci fossero questi investimenti su Empoli ed anche in questo caso il lavoro è stato di gruppo. La Rsu interna e il sindacato a livello territoriale hanno capito l'importanza del progetto e i risultati di questo lavoro di squadra oggi si vedono.
In Confindustria che succede ora che il presidente si trasferisce?
A fine anno ci sarebbe stata la scadenza naturale del mio mandato e, naturalmente, non mi ricandiderò lasciando nel 2020 posto a qualcun'altro.
Da presidente degli industriali ha avuto un occhio a 360 gradi sulla realtà imprenditoriale: Empoli è un'isola felice?
Empoli ha un vantaggio enorme, un tessuto produttivo variegato e quindi, quando si presenta la crisi in un settore, ce ne sono altri che bilanciano. Quando arrivai io parlare di polo tecnologico era impensabile mentre oggi è realtà. Il vetro è magari scomparso come settore trainante ma ora produciamo più di tutte le vetrerie messe assieme del periodo nel quale Empoli si identificava proprio col vetro. Possiamo dire lo stesso per le confezioni che ancora oggi presentano realtà importanti e, nel frattempo, sono cresciute la tecnologia, la plastica, i nastri adesivi ed altri prodotti. Questa differenziazione ha permesso di affrontare meglio i momenti di crisi. C'è poi un secondo vantaggio.
Quale?
E' una caratteristica che è allo stesso tempo anche un limite. Molte sono aziende familiari, una peculiarità del sistema Italia. Il vantaggio è avere imprenditori legati al territorio con tutti gli aspetti che ne conseguono. L'esempio migliore è il gruppo Sesa che magari avrebbe anche più convenienza ad essere altrove ma che invece è legato alla zona e costituisce un punto di riferimento importantissimo per la città. Con proprietà che si affidano a manager come posso essere io, invece, può anche accadere di spostare la produzione in altro luogo e la cosa è normale.
Il limite qual è?
Bisogna stare attenti, specie le realtà più piccole, a saper gestire il passaggio generazionale, capire quando deve avvenire e se affidarsi a manager o ai figli. E' un passaggio cruciale per il futuro delle aziende.
Prima dei saluti un'ultima domanda, cosa vi mancherà più di Empoli?
Le relazioni con le persone costruite da tutti noi, relazioni bellissime che ci mancheranno più di ogni altra cosa.
Ma, come ha scritto su Facebook, il cambiamento è vita. Auguri per la nuova avventura professionale ed umana.
Marco Mainardi
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