
"Sono contro le scissioni, oggi come ieri: non hanno mai portato bene. Ho rispettato, pur non condividendola, la scelta di amici e compagni che optavano per la separazione, perché sapevo che per molti di loro si trattava di una scelta dolorosa. Le scissioni, però, mi hanno sempre preoccupato, soprattutto quelle fuori dalla nomenclatura: troppe sono state le scissioni tra noi e tanti nostri militanti ed elettori che, nel corso degli anni, ci hanno abbandonato perché si sono sentiti abbandonati a loro volta.
Io sono sempre rimasto, anche quando è stato complicatissimo farlo, per difendere le idee in cui credo e dare rappresentanza ai delusi, anche in tempi in cui i gruppi dirigenti si ammalano spesso di conformismo. Sono stati anni in cui un certo leaderismo, che si era impadronito anche di noi, trasformava tutti in tifosi o in seguaci, in una concezione feudale e fidelistica della vita del Partito.
Il tempo ci ha dato ragione su un cambiamento che abbiamo sempre ritenuto possibile e che ha portato il Partito di oggi a grandi sforzi di dialogo e di unità, sia in termini di linea politica che di valorizzazione del personale politico.
Per questo la scissione che starebbe per consumarsi nel mio Partito, ad opera di Matteo Renzi e delle persone a lui più vicine, risulterebbe incomprensibile, surreale e ingenerosa verso una comunità intera.
Si aggiungerebbe l'aggravante della pianificazione: da mesi questa ipotesi incombe sul nostro dibattito e lo condiziona, soprattutto in alcune aree come la Toscana. Stiamo parlando di una scissione che avverrebbe nel momento più delicato: quello in cui siamo chiamati a vincere la sfida del governo, ad affrontare una serie di tornate elettorali regionali e locali molto importanti e a condurre la nostra battaglia per fermare la destra più pericolosa che quelli della mia generazione abbiano mai conosciuto. Il tutto dopo che gli ultimi passaggi sono stati supportati da un voto unanime degli organismi e che molti esponenti della cosiddetta area renziana sono entrati nel Governo in quota PD.
Agli amici e ai compagni che in queste ore stanno valutando questa ipotesi dico: c'è bisogno oggi più che mai di un PD forte e unito, non schiacciato da logiche personali. Vogliate bene alla nostra gente e a questo Paese".
Valerio Fabiani - membro della Direzione Nazionale del PD e della Direzione Regionale PD Toscana
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