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Elezioni regionali 2020, Giani candidato per un 'centrosinistra di centro'

Eugenio Giani è il candidato PD alle elezioni regionali 2020 della Toscana. Una notizia che a dire il vero non è una sorpresa per nessuno: la candidatura è arrivata dopo una lunga ‘rincorsa’ iniziata già mesi fa e che ha visto Giani autocandidarsi con largo anticipo, incassare il di molti sindaci e di una parte del partito, infine puntare i piedi come a dire: “io ci sono, se qualcuno vuole sfidarmi si faranno le primarie”.

I vertici del PD dal canto loro si sono premurati di smussare tutte le punte di spade e alla fine hanno accettato all'unanimità nell'assemblea di ieri la candidatura di Giani. Un atto di unità che era fortemente richiesta dalla direzione, preoccupata di portare la questione candidato sul mare agitato delle primarie ed esporre il partito a pericolose divisioni in un momento in cui la destra fa paura. Così, con il domino di dietrofront, da Ceccarelli alla Bonafè per fare due nomi illustri, attraversato senza troppo clamore il breve percorso ad ostacoli allestito timidamente dall’ala a sinistra del Pd, fallito il tentativo di boicottaggio del presidente uscente Rossi e messa da parte la soluzione Saccardi che era apparsa la più tenace, ma poco apprezzata, contendente di Giani (chissà quanto questo abbi inciso sul suo addio al PD), la decisione era in un certo senso obbligata. E a dire il vero la sensazione e che di fronte alla forzatura di Giani coloro che non lo sostenevano si siano trovati senza candidati alternativi validi, come si evince anche dal documento approvato in assemblea nella quale si fa accenno che "una parte dei consultati non ha fornito indicazioni nominative, limitandosi in taluni casi alla descrizione di un profilo ideale"; un po' poco insomma.

E dopotutto Eugenio Giani è un candidato di tutto rispetto in un PD che anche in Toscana è lontano dai vecchi lustri. Giani ha saputo negli anni tessere una trama strettissima di legami con associazioni e amministrazioni locali che ne hanno lodato la figura, un bacino di consenso che gli ha permesso senza troppe remore di imporre la sua candidatura fin dall’inizio, come dimostra il 'prematuro' evento dal sapore di autoinvestitura al teatro Puccini dello scorso giugno. Giani è inoltre un politico con decenni di esperienza alle spalle, conosciuto e rispettato, 'onnipresente' sul territorio e con un ruolo di rappresentanza che gli ha permesso di non sporcarsi mai troppo le mani. Uomo di grandissima cultura e conoscitore finissimo della Toscana, Giani è un politico 'da vecchia Repubblica', carismatico ma elegante nei modi, pacato ma mai banale, di forte impronta ‘istituzionale’ e quindi poco divisivo, per certi versi 'rassicurante', certamente opposto agli 'strillatori' della politica che affollano i campi della politica moderna.

Si tratta di un candidato di rispetto, ma non tutti sono soddisfatti. Giani è lo specchio di un PD che non sa o non vuole uscire dall'ombra del centrismo (e si potrebbe dire del renzismo). La sinistra toscana, con un centrodestra ricompattato è pronto forse per la prima volta a vestire i panni del concorrente e non della comparsa, era pronta a dialogare. Fattasi da parte la sinistra estrema, da Potere al Popolo ai comunisti, c’era davvero l’intenzione di avviare un percorso comune con una certa parte di quell'area: il progetto 2020 a Sinistra, che raccoglieva Sinistra Italiana, Articolo Uno, i Verdi liste civiche e tanta società civile, si era seduta ad un tavolo per discutere una proposta comune. Il percorso sembrava avviato su una strada sicura, ma la scelta di Giani ha letteralmente ribaltato il tavolo. Candidatura gravata dalla 'benedizione' di Renzi e profilo che mantiene certamente una linea di continuità con l’ex premier su molti temi concreti, non poteva piacere a quella parte della sinistra che invocava cambi di passo. E dopo gli ultimi appelli ad un ripensamento fatti pubblicamente pochi giorni fa, ma rimasti inascoltati, la possibilità di un’intesa a questo punto è davvero ardua. Così come sarebbe un coup de théâtre degno della migliore serie Tv se si arrivasse a primarie di coalizione dopo che l'azionista di maggioranza ha decretato una candidatura come un "prendere o lasciare". Martedì prossimo ci sarà un incontro tra le parti, lì capiremo effettivamente i contraccolpi della decisione di ieri sulla probabile coalizione. Mancano tanti mesi e forse la paura della destra potrebbe portare 2020 a Sinistra o parte di essa ad appoggiare Giani, ma le basi su cui porre un accordo sono sabbie mobili. E se si è aperto un dialogo tra Potere al Popolo e Si-Toscana a Sinistra che possa far convergere (forse) parte dell'area intorno alla figura di Tommaso Fattori, la certezza al momento è che questo fronte a sinistra sarà ampliamente diviso.

Da parte sua il PD, attraverso la sua segretaria Simona Bonafé ha voluto precisare che "non imponiamo niente a nessuno" e che il Partito Democratico punta ad una "coalizione che dovrà essere la più larga possibile", mentre lo stesso Eugenio Giani a margine dell'assemblea ha ribadito che "sicuramente terremo la coalizione di centrosinistra più larga possibile". Vedremo se qualcuno risponderà dall'altra parte della cornetta accettando quello che nei fatti assume i caratteri di un diktat. Si poteva fin da subito proporre un candidato sottoponendolo ad eventuali primarie di coalizione che molto probabilmente avrebbe comunque vinto Eugenio Giani, ma che gli avrebbero dato l'imprimatur popolare necessario per tenere insieme una coalizione; eppure nonostante gli appelli alla "coalizione larga" a ben vedere non sembra questa la strada che si vuole percorrere.

Se si è agito così un motivo ci sarà: la scelta politica dietro la figura di Giani sembra chiara. Quella decisione dimostra come la parte maggioritaria del PD sia più preoccupata di strappare possibili voti nel centro e nel centrodestra, di guardare ad Italia Viva, ai moderati e a quegli elettori di destra lontani dai 'furori' leghisti, che di sposare la vecchia causa della sinistra unita.  Insomma la paventata 'svolta' zingarettiana a sinistra è stata un fuoco di paglia che non è mai stato acceso, almeno in Toscana. È una scelta politica e sembra essere stata accettata anche dall'ala a sinistra del Partito Democratico che, convintamente o per ragion di partito che sia, ha votato all'unanimità per Giani. Quanto conti in termini di voti il bacino elettorale di sinistra o quello centrista, se sia insomma una scelta giusta o meno, lo diranno le urne.

Giovanni Mennillo

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