A Sauro il Sant'Andrea del cuore

E' una scelta che va dritta al cuore, quella fatta da Brenda Barnini per l'edizione che si assegna oggi del Sant'Andrea d'oro. Sauro Cappelli è infatti uno di quei personaggi ai quali tanti, al di là delle posizioni politiche, sono convintamente e profondamente legati. Un po' come accadde nel 2014 quando, prima scelta dopo la sua nomina a Sindaco, il primo cittadino decise di puntare su Don Renzo Fanfani, il parroco operaio di Avane a cui tutti volevano un gran bene. A cinque anni di distanza l'atmosfera che si respira nel parlare di Sauro è un po' la stessa: una persona semplice, che si è fatta dal niente ("ho solo la quinta elementare e credo che per uno come me aver ricoperto il ruolo di Assessore sia stato il massimo" disse in un'intervista su questo blog del settembre 2014), che ha lottato per tutta la vita per ideali ben precisi e che, soprattutto, ha sempre voluto un gran bene a questa città.

La scelta di Sauro è molto empolese. Intanto va a premiare un personaggio che ha amministrato la città per tantissimi anni e che quindi ha avuto un ruolo di primo piano nella vita pubblica cittadina. E poi è uno che per tutta la sua vita ha vissuto fisicamente Empoli e lo ha fatto 'in Empoli': la casa di via dei Neri (sempre quella) assieme alla signora Anna, purtroppo scomparsa nell'ottobre dello scorso anno, il Comune, il Giro, il partito in via Fabiani, la sede Aned; luoghi a cui, dopo la pensione, ha aggiunto il bar della Misericordia, ovviamente a tre passi da casa. Ma è anche, oltre a questo, una scelta dal grande valore simbolico.

Premiare Sauro vuol dire infatti riaffermare e premiare i valori che ha portato avanti per tutta la sua vita e che, fino a pochi mesi fa, lo vedevano ancora e sempre in prima linea. Due su tutti che poi sono strettamente legati: l'antifascismo e la memoria. Un antifascismo vissuto sin da giovanissimo e portato avanti fino ai 90 anni di oggi, una difesa della memoria che lo ha visto protagonista di primo piano fino a che non ha dovuto lasciare Empoli per avvicinarsi al figlio Carlo per ovvi motivi legati alla sua età. Quello del 2019 è stato il primo viaggio della memoria nei campi di sterminio a cui Sauro ha dovuto rinunciare, ma fino a pochi giorni prima della partenza era ad allestire i pullman ed a decidere come organizzare il tutto e cosa spiegare ai ragazzi nei diversi luoghi da visitare. In un momento storico particolare nel quale ogni giorno ci sono episodi a dir poco vergognosi, Empoli, attraverso il premio a Sauro, riafferma una volta di più la fedeltà ai suoi principi ed ai suoi valori, non si stacca dalle sue radici, tiene fede ad una storia che l'ha consacrata capitale morale dell'antifascismo.

Il Sant'Andrea d'oro non è un premio che ha rilevanza nazionale, ma per noi empolesi ne ha tanta. E vederlo assegnato ad uno dei nostri grandi 'vecchi', uno di quelli che ha contribuito nel suo piccolo a farci vivere oggi in un paese libero e democratico, è un qualcosa che ci tocca nel profondo fino ad arrivare quasi a commuoverci. Se per Sauro entrare oggi nel Cenacolo degli Agostiniani sarà un'emozione unica, per ogni empolese lo sarà infatti vederlo ricevere la pergamena del Sant'Andrea d'oro con impresso il suo nome. Una scelta che è impossibile non approvare, un personaggio davanti al quale non resta che alzarsi in piedi per dire un semplice ma sincero: grazie di tutto, Sauro. Empoli ti vuole bene.

Marco Mainardi

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