In carcere come esponenti Isis ma assolti, fanno causa allo Stato

Due spacciatori tunisini, attivi a Pisa, faranno causa allo Stato per ingiusta detenzione, perché furono accusati di essere fiancheggiatori dell'Isis e rinchiusi in regime di 41 bis in un carcere di massima sicurezza in Sardegna. Ma poi vennero assolti dall'accusa di terrorismo, lo fa sapere l'odierna edizione de La Nazione.

Si tratta di Nafaa Afli, 28 anni, e Marwen Ben Saad, 32 anni, difesi dall'avvocato Sara Baldini, che furono arrestati in quanto pusher con altri due connazionali,  anche loro prosciolti dall'accusa di terrorismo, Bilel Tebini, 30 anni, e Bilel Mejri, 27 anni, difesi dall'avvocato Massimo Parenti.

I quattro furono arrestati per una indagine del Ros di Torino ma poi assolti. "Inoltreremo la nostra causa per ingiusta detenzione alla corte d'appello di Torino. La sentenza di primo grado - spiega l'avvocato Baldini - è definitiva: i termini di legge sono scaduti e non abbiamo avuto notizia di impugnazione da parte della procura".

Uno dei due arrestati, quando è finito in carcere di massima sicurezza, stava sposarsi con un'italiana (come ha poi fatto in carcere) e ha riconosciuto il figlio nato da quella relazione.

I jihadisti detenuti nella stessa sezione, fa sapere il difensore, avrebbero costretto l'uomo a "pregare e a subire altre vessazioni, per questo esporremo alla corte la vicenda e le conseguenze che questa ha avuto per questi uomini: riteniamo che abbiano diritto a essere risarciti".



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