'Oxfam raus', il messaggio intimidatorio sull'edificio della Ong ad Arezzo

Nel corso della notte scorsa un graffito intimidatorio è apparso sul muro dell'edificio ad Arezzo dove risiede la sede italiana della Ong Oxfam, per l'accoglienza dei migranti. La scritta con vernice spry sulle mura della sede in via Piave, recita così: 'Oxfam raus'. Questo episodio segue quello dei volantini razzisti, trovati sparsi nella stessa via il 20 dicembre scorso.

“L’unico modello possibile è quello di una società aperta e inclusiva, ispirata a valori di convivenza positiva e solidarietà”. Così il direttore dei programmi in Italia di Oxfam, Alessandro Bechini, ha commentato la vicenda, dichiarando che la Ong non enfatizzerà il gesto ma che, pur essendo grave, verrà denunciato alle autorità, facendo riferimento “all’inaccettabile episodio della vigilia di Natale, con volantini xenofobi contro la comunità straniera che vive e lavora qua”. “A questo clima di intolleranza continueremo ogni giorno a contrapporre senza paura l’impegno dei nostri operatori che offrono, attraverso il nostro community center, un aiuto concreto a tante famiglie straniere e italiane in difficoltà”.

Oltre a questo episodio e quello che ha preceduto di pochi giorni il Natale 2019, nel 2017 in via Piave ci fu una maxi-rissa tra una cinquantina di africani.

La vicepresidente della Regione Toscana e assessore alla cultura Monica Barni ha commentato l’accaduto come “l’ennesimo episodio che conferma il perdurare, per non dire il dilagare di un clima preoccupante che stiamo combattendo da tempo e che continueremo a contrastare con tutte le nostre forze”.

“Agli amici di Oxfam – prosegue Barni - dico che continueremo a stare al loro fianco, così come lo saremo con tutti coloro che sono dalla parte giusta: quella che dà riposte alla povertà, alla richiesta di futuro dei più fragili, al fenomeno epocale delle migrazioni. E andremo avanti con il nostro lavoro costante per impedire che l'ideologia razzista possa diffondersi sui muri delle città, come sui siti o nelle attività e nelle parole di chi vuole rimettere gli orologi indietro ad un tempo che non può e non deve ritornare più. In una società che sembra vocata a dimenticare e ignorare – conclude -, se c’è qualcosa da disimparare, è proprio il razzismo”.



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