Coronavirus, gli errori dell'Italia e i falsi allarmi degli italiani

Un popolo di saputelli, faziosi e navigatori del web: in Italia anche un'emergenza sanitaria come quella del Coronavirus diventa bandiera politica e finisce in caciara. Così il più complesso dei problemi diventa una disputa da bar dove tutti hanno in mano soluzioni risolutrici a buon mercato, mentre qualcuno fabbrica moneta sonante da spendere nel mercato politico.

La grave colpa del governo italiano sarebbe la mancata "quarantena", che invece sarebbe stata fatta negli altri paesi. Così un esercito di italici bonitori hanno invocato la reclusione forzata di migliaia di persone, apertura dei ghetti e chissà altro in nome dell'emergenza sanitaria. Ebbene: nessun paese europeo ha imposto la "quarantena obbligatoria forzata", né ha rinchiuso le persone atterrate da paesi a rischio. In UK, Germania e Francia si è attuato forme di sensibilizzazione e tracciatura delle persone provenienti da aree a rischio, fatte banalmente tramite dei moduli di autodenuncia in aeroporto.

Ad un'analisi razionale la 'quarantena' come la intendono i più "arditi" è impossibile in primis per motivi tecnici: vi immaginate lo sforzo operativo per trovare spazi di reclusione e personale operativo per migliaia e migliaia di persone? C'è poi un problema politico: una limitazione delle libertà personali di siffatta portata in un paese democratico deve quantomeno essere motivato da impellenti e fattuali pericoli sociali, era questa la condizione prima del focolaio del lombardo-veneto? Non a caso nel momento in cui ci sono stati i casi accertati, il Governo si è prontamente attivato con obbligatorietà di isolamento per soggetti entrati in contatto con il virus e l'obbligatorietà (articolo 650 del codice penale) della comunicazione se si proviene da aree a rischio, oltre alle ormai note misure di quarantena per le aree colpite. C'è anche un problema sanitario: mettere insieme migliaia di persone a rischio contagio, qualora uno di loro avesse contratto il virus, non significherebbe creare un lażżerétto e un focolare di contagiati? A deludere i 'balilla sovranisti' ad Omnibus è stato lo stesso Walter Ricciardi dell'Oms, colui che ha lanciato il j'accuse per la mancata "quarantena", il quale ha ammesso che "certo si intende misure di tracciamento, non altro". Questa era l'unica misura giustificabile in quel momento.

Anche se l'Italia non ha organizzato a livello nazionale un percorso di tracciamento, molte regioni italiane, tra cui proprio la Toscana al centro delle critiche, ha messo in campo misure simili. La maggior parte degli ormai "famosi" cinesi di Prato tornati dal capodanno, ad esempio, sono sotto "sorveglianza attiva volontaria": resi noti dei rischi si è consigliato la permanenza domiciliare per 14 giorni assistita da un medico, una misura che si basa anche sul fatto che è interesse delle singole persone 'a rischio' quello di sapere se sono o meno malate e quindi di farsi assistere dai sanitari. Certo, come ha denunciato Walter Ricciardi la tracciabilità non faceva parte di un piano operativo nazionale, è stata disorganizzata e demandata a livello territoriale, senza la supervisione delle massime autorità sanitarie nazionali. Ma dire che non si è fatto nulla per "buonismo" o che altrove lo si è fatto meglio, è fuorviante. Le maglie in Europa non erano meno larghe che in Italia.

Ma le falle ci sono state. Un errore è stato quello di attuare il blocco aereo dei voli dalla Cina, ma senza tenere in considerazione i voli con scalo: o il piano era a livello comunitario o aveva poco senso. Ma il grandissimo errore italiano è un altro e anche questo c'entra poco con il buonismo, ma più con la nostra cara "Italia alle vongole": è assurdo che gli ospedali non avessero tutte le precauzioni necessarie, dalle mascherini ai check-in al pronto soccorso, è assurdo che il contagio si sia diffuso ampliamente proprio in un ospedale, è assurdo che i morti siano avvenuti nelle strutture sanitarie. Il personale sanitario non era preparato all’emergenza e questa è stata una gravissima mancanza. I tanti casi registrati, e le morti, sarebbero proprio la conseguenza del contagio avvenuto in ospedale, come certifica in un'intervista al Corriere della Sera il professore ordinario di Malattie Infettive e primario del Sacco di Milano Massimo Galli, ed è lo stesso Conte che proprio stamattina ha affermato che "il focolaio è nato perché un ospedale non ha seguito i protocolli", fatto gravissimo di cui è responsabile tanto il governo che le autorità sanitarie. Una grossa falla la cui colpa non sta nell'ideologia politica, ma nell'efficacia degli strumenti di prevenzione messi in atto. Il problema, quindi, non è stata la "mancata quarantena" o il "buonismo", ma semmai la scarsa efficienza delle misure minime e della fornitura dell'equipaggiamento necessario.

Insomma è facile per una parte politica agitare il mito del "buonismo irresponsabile", untore del popolo italiano per rilanciare politicamente una vulgata naziona-sovranista e di chiusura delle frontiere, ma i problemi sono molto più radicati e la quarantena c'entra poco o nulla perché non era possibile, né giustificabile.

Infine qualche valutazione medica sul Coronavirus che si collega a quanto detto fino ad ora. La semplificazione politica e giornalista evidenzia come "l'Italia è il terzo paese per contagi" e questo sarebbe appunto colpa delle mancate misure attuate. Intanto, però, il paziente 0 non è stato ancora trovato e fino a quando non si chiarirà chi è e come è entrato non è possibile fare nessuna relazione tra misure attuate e contagio, questo è un punto di partenza. Inoltre per il CNR il virus starebbe circolando già da qualche settimana (il che sarebbe confermato dall'impossibilità di trovare il paziente zero che avrebbe già contratto e sconfitto il virus); quindi in sostanza il contagio avrebbe letteralmente scorrazzato in Italia senza che nessuno se ne accorgesse. Così per molti, tra cui Alessandro Vespignani, direttore del network Science Institute della Northeastern University di Boston, non ci sarebbe “nessuna epidemia” perché “i casi adesso vengono scoperti, ma erano già quasi tutti lì”. Questo porta a due considerazioni: la prima è che abbiamo un boom di casi perché li stiamo cercando di più, fatto confermato tra gli altri da CNR e dal noto virologo Burioni su Medical facts: “Se qualcosa non si cerca, non si trova”, il che tradotto significa che altri paesi potrebbero avere molti casi, ma non lo sanno perché non li cercano bene quanto noi; la seconda è che si tratta di un virus dall'altissimo potenziale di diffusione, ma che per molti non crea alcun problema e dalla scarsa mortalità.

A fronte dei catastrofismi giornalisti che parlano di "Italia infetta" e annunciano addirittura l'avvento dell'Anticristo parafrasando i versetti biblici "Vade retro Virus", la situazione sanitaria andrebbe analizzata razionalmente. L'infezione, dai dati epidemiologici oggi disponibili su decine di migliaia di casi, causa sintomi lievi nell'80-90% dei casi. Nel 10-15% può svilupparsi una polmonite, il cui decorso è però benigno in assoluta maggioranza. Si calcola che solo il 4% dei pazienti richieda ricovero in terapia intensiva. (dati CNR). Insomma assaltare i negozi, chiudere frontiere regionali, fare la caccia alle streghe o rinchiudersi in un bunker sotterraneo non è un comportamento adeguato al rischio. Certo continuare a paragonare il Coronavirus all'influenza è una sciocchezza (la mortalità qui è di 1 su 1000) e serve rispettare alla lettera le disposizioni delle autorità sanitarie in primis perche la capacità di contagio è incredibilmente alta. Se anche a rischio fossero solo soggetti già debilitati, questo non significa che il virus sia meno grave, sia chiaro.

Siamo quindi di fronte ad una emergenza e allo stato attuale esistono le condizioni per attuare forme di quarantena ristretta come quelle messe in atto al Nord che speriamo facciano velocemente rientrare l'allarme. Che prima questa misura fosse possibile e che non si sia attuato forme di tracciabilità analoghe o comunque simili ad altri paesi resta a mio avviso una strumentalizzazione politica usata da facinorosi per semplificare l'intera faccenda e utilizzarla come spauracchio per acquisire consenso. Peraltro uno dei paesi più restrittivi come gli USA, che hanno persino vietato il rientro ai propri cittadini, sta facendo i conti con oltre 50 contagi, dimostrazione che esiste anche un aspetto di casualità che esula dalle nostre responsabilità specifiche. Questa posizione è espressa dall’epidemiologo Luigi Lopalco docente di Igiene ed Epidemia a Pisa secondo cui il focolaio in Italia “potrebbe essere banalmente frutto del caso in un paese densamente popolato e con molte occasioni di incontro sociale”.

Riassumendo: l'Italia ha messo in campo le misure prese anche altrove, senza "buonismi" di sorta, ma allo stesso tempo ha mostrato le evidenti falle organizzative e operative che contraddistinguono il nostro paese, anche se bisogna precisare che al momento non è chiaro come il virus sia arrivato qui, quindi ogni discorso ha poco senso. Ma ciò che non bisogna fare è lasciarsi sedurre dalle semplificazioni, dalle narrazioni catastrofiche, dallo sciacalaggio politico o dalla cultura della sfiducia. Siamo inondati da overdosi di informazione proveniente tanto dal mondo accademico, che di fonte ad un virus sconosciuto ovviamente si divide, che dal mondo politico, il quale fomenta focolai di consenso da spendere; ma proviene anche dall'ultimo uomo della strada che è spesso preda delle sue allucinazioni, il tutto ampiamente riverberato dai media che mettono ogni voce sullo stesso piano.

Questa emergenza è una sorta di stress test per capire lo stato di salute e di coesione della nostra comunità, al momento i primi test sono molto negativi.

 

Giovanni Mennillo

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