
La lotta contro il COVID-19 ha interrotto la nostra frenetica quotidianità da ormai più di un mese, imponendoci restrizioni alla libertà di movimento, ai rapporti sociali e, ora, con l’avvicinarsi della stagione balneare, è inevitabile domandarci come sarà l’estate 2020, se potremo andare al mare ed in tale caso con quali limitazioni.
Nonostante sia forte la speranza che il Corona Virus esaurisca a breve la sua forza infettiva e che venga trovato un vaccino, dobbiamo fare i conti con la realtà attuale, con la curva del contagio ed è pertanto necessario provare ad immaginare scenari diversi da quelli soliti. Ciò in considerazione del fatto che lo scorso 16 aprile 2020 la Regione Toscana, con apposita ordinanza (n. 37/2020) ha autorizzato gli operatori del settore balneare ad iniziare i lavori di approntamento dei loro stabilimenti balneari, facendo così immaginare una probabile imminente apertura.
L’accessibilità alle spiagge dovrà essere eseguita dagli utenti nel rispetto del distanziamento sociale e comunque di tutte le regole di sicurezza volte al contenimento del contagio. E dunque non è difficile pensare all’istallazione di termo scanner agli ingressi delle spiagge, a procedura di sanificazione di sdraio e lettini, a passerelle separate, a ombrelloni distanziati; tutte misure queste da imporre ai concessionari degli arenili, che, con significativo sforzo economico, adotteranno.
Tutte misure di sicurezza, quelle, che dovranno essere adottate e fatte rispettare anche nelle spiagge libere, cosa questa davvero non agevole se si considerano i chilometri di spiagge libere della costa italiana.
Del resto, già negli scorsi anni, molte amministrazioni Comunali faticavano a garantire la presenza di operatori di salvataggio nelle spiagge libere e ciò unicamente a causa delle scarse risorse economiche a fronte dei lunghi tratti di arenile da sorvegliare.
Qualche amministratore ha suggerito, per evitare che le spiagge libere possano diventare zone franche per le regole anti-Covid, l’utilizzo di vigilantes, steward, pattuglie con il quad (moto da spiaggia) a tutela delle prescrizioni: idee apprezzabili ma, con le casse comunali allo stremo a causa dell’emergenza, di difficile attuazione.
Al riguardo la scuola italiana cani salvataggio, che da oltre 30 anni forma unità cinofile per il soccorso in mare, in forza di un accordo Quadro con il Comando Generale della Guardia Costiera, propone di mettere a disposizione degli enti locali che ne faranno richiesta gli oltre 350 cani e conduttori distribuiti su tutto il territorio nazionale per affrontare al meglio l’emergenza ed assicurare un minimo di fruibilità del mare alle famiglie che non possono permettersi uno stabilimento balneare attrezzato.
Del resto il cane bagnino potrebbe essere impiegato sia per attività di sicurezza in spiaggia al fine di collaborare per il rispetto delle regole da parte degli utenti, sia l’attività di salvataggio in mare, prestando un significativo apporto proprio per garantire il contenimento del contagio anche in situazione di alta criticità.
Il cane, esente da veicolare il virus, è in grado di riportare a riva il malcapitato con l’ausilio della sua imbragatura galleggiante e di un baywatch e/o rescue tube. Insomma il cane, sempre con l’assistenza del proprio conduttore diventa l’operatore principale, garantendo così il distanziamento sociale anche durante le operazioni di salvataggio.
Aspettando che Governo, Regioni e gli organi preposti chiariscano molti aspetti, le unità cinofile della Scuola Italiana Cani Salvataggio sperano intanto di poter tornare presto sulle spiagge per la salvaguardia delle vite umane e, perché no, per fare rispettare le distanze ….. «NOI, siamo abituati alle sfide».
Fonte: Ufficio stampa
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