Coronavirus, in Toscana a marzo mortalità aumentata del 13%

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A distanza di due mesi dall'emergenza Covid-19 possiamo stilare una prima analisi dell'impatto del Covid-19 sulla mortalità totale in Italia e anche in Toscana. Per la prima volta, infatti, l'ISTAT fornisce un report su un campione consistente di comuni italiani, 6866, ossia l'87% dei 7904 complessivi. Anche se il rapporto si ferma al 31 marzo ci fornisce indicazioni sul comportamento del virus utili per comprendere l'impatto dell'emergenza sanitaria.

Raddoppiata la mortalità media

Il report si basa sui dati della Sorveglianza Nazionale integrata Covid-19 dell’ISS, i quali non sono allineati a quelli della Protezione Civile che quotidianamente aggiorna a questo link. A livello medio nazionale l'Istat osserva nel mese di marzo una crescita del +49,4% dei decessi per il complesso delle cause, mentre dal primo decesso Covid-19 riportato al Sistema di Sorveglianza integrata, il 20 febbraio, al 31 marzo si registra un +38,7% di decessi per tutte le cause: i morti passano da 65.592 nella media del periodo 2015-2019, a 90.946 nel 2020. La mortalità più consistente si registra negli uomini tra i 70 e i 79 anni, più contenuto quello delle donne.

L'eccesso dei decessi è quindi di 25.354 unità, di questi il 54% è costituito dai morti diagnosticati Covid-19, ossia 13.710. Questi ultimi sono quelli per cui l'ISS ha accertato il Covid-19 come causa "diretta" della morte. Sugli ulteriori 11.600 morti l'ISTAT ipotizza tre cause: una mortalità maggiore da Covid-19 'sfuggita' ai tamponi, una mortalità indiretta correlata a Covid-19, ossia "decessi da disfunzioni di organi quali cuore o reni, probabili conseguenze della malattia scatenata dal virus in persone non testate, come accade per analogia con l’aumento della mortalità da cause cardiorespiratorie in corso di influenza", e, infine, una quota di "mortalità indiretta non correlata al virus ma causata dalla crisi del sistema ospedaliero e dal timore di recarsi in ospedale nelle aree maggiormente affette". Il report, quindi, si basa sul fatto "che la diffusione dell’epidemia produca un aumento dei decessi anche non direttamente riferibili alla sorveglianza Covid-19, ovvero al numero di casi positivi deceduti". Per spiegare ciò bisogna riferirsi anche alle cause di morte.

Le 'tre Italie' dell'emergenza Covid-19

I decessi Covid-19 sono il 15% sul totale della mortalità dal 20 febbraio al 31 marzo, ma sono il 25% se si considera le zone ad alta diffusione e solo il 6% in quelle a media. Proprio la diffusione del virus divide in un certo senso l'Italia in tre macroaree con una mortalità molto diversa, fatto che certifica a maggior ragione come la mortalità aumenti in relazione allo stato della diffusione del virus.

Il dato di cui tener conto, quindi, è che il 91% della mortalità 'aggiuntiva' rispetto alla media 2015-2019 è nelle Regioni del Nord, quelle più colpite dal virus. Qui nello stesso periodo 20 febbraio-31 marzo i decessi son passati da 26.218 a 49.351 (+23.133), il 52% sono soggetti positivi al Covid-19. In Lombardia si registrano il 61% dei morti totali accertati da Covid-19, e per fare un esempio Bergamo ha contato una mortalità 5 volte superiore alla media.

Nelle aree a media diffusione dell’epidemia, ossia 1.778 comuni, 35 province prevalentemente del Centro-Nord, tra cui tutte le province della Toscana esclusa Massa-Carrara e Lucca (le più vicine al Nord), l’incremento dei decessi per il complesso delle cause nel periodo 20 febbraio-31 marzo è molto più contenuto, da 17.317 a 19.743: 2.426 in più rispetto alla media 2015-2019, di questi il 47% è attribuibile ai morti risultati positivi al Covid-19 (1.151). Al Sud questo dato si abbassa ulteriormente e addirittura i decessi del mese di marzo 2020 sono mediamente inferiori dell’1,8% alla media del quinquennio precedente.

L'impatto per le regioni del Centro e del Sud, quindi, è molto ridotto rispetto al Nord. Sempre nel report si legge che l'89% dei decessi tra i casi confermati è nelle aree ad alta diffusione del virus (quelle con oltre 100 casi ogni 100mila abitanti) e solo l'8% in quelle a diffusione media (quelle con 40-100 casi ogni 100mila abitanti).

In Toscana

In Toscana sono stati presi in esame l'83,9% dei Comuni, corrispondenti all'89% della popolazione complessiva. A marzo 2020 si sono registrati rispetto alla media del periodo 2015-2019 un +13,8% di deceduti, ossia 483 morti in più. Di questi meno del 50% (226) , sono stati imputati al Covid-19, il 4,4% del totale (5089). Il dato dei morti è molto inferiore alla Lombardia (+186%), al Trentino e alla Vall d'Aosta (+60%), ma anche all'Emilia Romagna (+70%), alle Marche (+53%), alla Liguria (+50%) e al Piemonte (+47%), mentre è la metà del Veneto (+24%). Il dato, però, è superiore rispetto alla media del Centro Italia che è di +9,1%. Questo dato, però, deve essere messo in relazione con le aree di diffusione del virus.

Come abbiamo detto la Toscana ha 8 province classificate a 'media diffusione', cioè con un numero di contagiati accertati tra 40 e 100 ogni 100mila abitanti, mentre solo Massa-Carrara e Lucca sono tra le province ad 'alta diffusione'. Il numero in eccesso di morti di media nelle zone ad alta diffusione è del 113%, in quelle a media diffusione è del +18%: la Toscana, avendo la maggior parte delle province nella zona a media diffusione, ha quindi retto meglio che altrove per quel che riguarda l'aumento dei morti con il +13%.

Guardando al dettaglio provinciale Massa-Carrara è quella che ha pagato un costo maggiore in termini di mortalità percentuale con un +45,6%, mentre Lucca, pur con diffusione alta, ha registrato un +10,1%. Nella prima vi sono stati 385 morti, nella seconda 287, di questi quelli accertati per Covid sono rispettivamente il 9,4% (36) e il 5% (29). Tra le province ad alta diffusione Lucca ha registrato il minore incremento di mortalità insieme a Belluno, i casi più tragici sono quelli di Bergamo che ha registrato un +567%, e Cremona con un +391%.

Per quel che riguarda le province toscane nella fascia a media diffusione Pisa e Pistoia sono le province con maggiore scarto di mortalità, rispettivamente il +25,8% e il +28,8%. A Pisa si registrano 487 morti rispetto ai 404 dei periodi precedenti, di cui 24 per Covid, a Pistoia 444 decessi rispetto ai 352 attesi, con 42 per Covid-19. Livorno registra un +20% con 505 morti rispetto ai 453 attesi, di cui 19 per Covid-19, segue Grosseto con +17,5%, 371 morti rispetto ai 314 del 2015-2019, di cui 4 positivi accertati. Firenze registra un +6% con 1364 morti rispetto ai 1326 del periodo 2015-2019, e 48 morti per Covid-19. Piccolo l'impatto a Siena con +1,2% di mortalità, ossia 8 morti in più rispetto al 2015-2019, e anche ad Arezzo con un +2,5% e 12 morti in più di cui 7 accertati per Covid-19. Prato registra +1,9%, ma ha meno morti rispetto all'anno precedente per la bassa mortalità registrata nel periodo precedente.

In termini assoluti dal 20 febbraio al 31 marzo, Firenze è la provincia con più morti accertati dall'ISS di Covid-19 (48), segue poi Pistoia (42), Pisa (24), Livorno (19), Prato (12), Arezzo (7), Siena (5) e Grosseto (4).

Le cause di morte

A marzo 2017 le cause principali di morte sono state le malattie del sistema circolatorio (36% dei decessi totali), i tumori con il 27%, le malattie del sistema respiratorio (9%), le demenze e l’Alzheimer (5%), le malattie dell’apparato digerente (4%) e  infine il diabete (3%). Dallo studio emerge che nei primi giorni di marzo i decessi hanno seguito quella tendenza, poi con l'esplosione dell'epidemia sono esplose le morti totali, mentre le morte certificate per Covid-19 hanno superato tutte le altre cause intorno al 25 marzo (il piccolo della mortalità durante l'emergenza). Da ciò il report deduce che "verosimilmente il Covid-19 ha agito sia anticipando il decesso in individui affetti da gravi patologie, sia incrementando la mortalità con i suoi effetti diretti e indiretti, particolarmente evidenti nelle aree a media e alta diffusione".

"Rispetto al marzo 2017 - conclude il report -  si è osservato un eccesso di mortalità nello stesso mese del 2020 superiore al numero dei decessi attribuibili a Covid-19 in individui con diagnosi confermata. L’analisi di tutte le cause di morte del 2020 consentirà di valutare quanto l’eccesso di mortalità osservata sia attribuibile anche ai decessi di persone non sottoposte al test ma certificate dai medici sulla base di una diagnosi clinica (che al momento non sono conteggiate nella Sorveglianza), e quanto agli effetti indiretti su specifiche cause di morte, soprattutto quelli che sono riconducibili alle difficoltà del sistema ospedaliero nel lavorare in condizioni di forte stress ma anche al minor ricorso alle prestazioni del servizio sanitario da parte dei cittadini per timore del contagio".

In sostanza in report certifica un 'boom' di mortalità che è direttamente proporzionale alla diffusione del virus che ne è quindi causa o concausa, ma rileva anche che i casi accertati di Covid-19 sono la metà rispetto all'accesso registrato. I morti da Covid-19 sono quindi il doppio di quelli registrati? Il report non potrebbe rispondere a questa domanda, ma indica tre scenari: alcuni morti potrebbero essere sfuggiti al test, il virus potrebbe 'anticipare' i decessi di persone con patologie o salute compromessa, le morti in eccesso sono la conseguenza della situazione di emergenza, ossia dell'incapacità del sistema sanitario di far fronte alle richieste di cura, il minor accesso alle prestazioni sanitarie per paura di contagiarsi o semplicemente perché sospese o ridotte.

Ricordiamo che secondo l'ISS sarebbero 3,3 il numero medio di patologie registrate nei pazienti deceduti da Covid-19, mentre solo il 3% aveva zero patologie. Al 31 marzo, infine, solo l'1% ha meno di 50 anni, l'età mediana è di 80-84 anni.

Conclusioni

Lo studio certifica che l'aumento della mortalità è legato alla diffusione del virus. Il report, però, ci dice anche che se così fosse vi è una pesante sottostima dei morti. L'eccesso di mortalità sarebbe quindi una concausa di azioni dirette, ma anche di azioni indirette del virus.

Oltre ai morti accertati, quindi, ci sono altre casistiche di cui tener conto. È verosimile che molti siano 'sfuggiti' al tampone, ma ad oggi non è possibile stabilire quanti siano ed è plausibile che al massimo si possa ripercorrere la sintomatologia, non di più. Allo stesso modo è verosimile che alcuni siano deceduti per le difficoltà del sistema sanitario a causa dell'emergenza, e sarebbe importante quantificare e analizzare questo scenario per potenziare il sistema e renderlo in grado di reagire a situazioni simili per evitare quella parte dei decessi. Infine è indubbio che il virus agisca come 'acceleratore' di patologie gravi pregresse, ma non è chiaro ad oggi stabilire di quanto abbia ridotto l'aspettativa di sopravvivenza, né se quelle patologie avrebbero portato o meno alla morte in tempi brevi; e a dire il vero non è nemmeno certo se le persone in questione sarebbero o meno morte per quella patologia in condizioni 'normali'; dunque non considerare questi decessi come conseguenza del Covid-19 è poco serio in assenza di uno studio puntuale sulle cartelle cliniche.

A cura di giovanni Mennillo



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