Regionali 2020, l'intervista a Salvini (Patto per la Toscana): "Progetto di centro. No alla politica 'urlata' della Ceccardi"

È un voto 'caldo' quello delle prossime Elezioni Regionali in Toscana. Non solo perché la campagna elettorale si terrà in piena estate, ma anche perché il centrodestra vede la possibilità di poter mettere le mani per la prima volta sulla 'roccaforte rossa'; e caldi, dato quel che c'è in gioco, saranno anche i toni della campagna elettorale.
gonews.it ha posto alcune domande ai sei candidati delle Regionali 2020 con altrettante interviste a cura di Giovanni Mennillo. Di seguito l'intervista al candidato del 'Patto per la Toscana', Roberto Salvini.

Dopo aver condiviso anche il partito, con il più noto Matteo adesso condivide solo il cognome: Roberto Salvini, attualmente consigliere regionale nel gruppo Misto, lasciò la Lega dopo che fu sospeso nel settembre 2019 per una frase sulle "donne in vetrina" per rilanciare il turismo che suscitò molte polemiche. Salvini rivendica quella proposta definendola "un esempio di regolarizzazione delle sexy workers, che è avvenuto in molte parti d’Europa", ma non sarebbe stata solo una frase a far scendere dal Carroccio il consigliere regionale: "hanno influito in larga misura le divergenze ideologiche tra me e la Lega", così il consigliere, che poi punta il dito contro "quella linea politica intrapresa dalla Lega che bada più alla polemica sterile che alla sostanza". Nasce così il suo 'Patto per la Toscana', il progetto politico con cui il consigliere Salvini si candida alle prossime elezioni regionali. Non si tratta solo di una costola del centrodestra: Roberto Salvini si dichiara lontano dalla "linea politica 'urlata' della Ceccardi" e rivendica un "progetto civico che punta al centro: non è né a destra, con le ruspe della Ceccardi, né a sinistra, coi carri armati di Giani". Certo proprio il riferimento alla "linea urlata" lascia intendere che Salvini si presenta come un'alternativa a tutti quegli elettori del centrodestra che hanno poco apprezzato gli stendardi verdi a guida della coalizione, ed è lo stesso Salvini a precisare che "la Ceccardi non rappresenta lo spirito dei  i cittadini toscani".

Sostegno al manifatturiero, all'agricoltura e al turismo, poi potenziare "lo sfruttamento economico del territorio", attraverso la manutenzione del patrimonio naturale, la creazione di infrastrutture e il rafforzamento della attività agricole-produttive, inoltre l'emissione di "bot regionali o la creazione di una moneta locale", la lotta all'inquinamento, un nuovo piano idrico e dei rifiuti: queste le priorità per la Toscana di Roberto Salvini. L'obiettivo atteso?"Diventare l’ago della bilancia per avviare la Regione a un cambiamento"

L'intervista completa a Roberto Salvini

1) È stato per anni nella Lega, perché la rottura e il passaggio al Gruppo Misto?

Il non riconoscersi più nella linea della Lega è avvenuto piano piano durante il cambiamento di linea del partito. Perciò, sono stato isolato per anni senza poter accedere ai mezzi di comunicazione e senza più essere informato delle strategie che venivano portate avanti. Nonostante dal basso venisse richiesta la mia candidatura per le politiche, mi veniva tuttavia riferito che non sarei stato più un candidato della Lega. Ma poiché venivo continuativamente contattato dai cittadini da tutte le parti della Toscana, ho ritenuto opportuno, per dare risposte al mio elettorato, di togliermi da quell’isolamento.

Qualcuno diceva che le mie ricerche, peraltro pubblicate ( “Il ritorno del lupo in Italia”; “Cannabis: se la conosci, la eviti”; “Fonti d’inquinamento dannose per la salute”; “Acqua potabile: inquinamento e riflessi sulla salute”; “Esposizione ai pesticidi e riflessi sulla salute”, per citare le principali), erano solo carta straccia. Fare ricerche per risolvere problemi reali, per il gruppo dirigente, erano solo perdite di tempo? Io penso che se non si studiano e approfondiscono i problemi, difficilmente si riescono a dare delle risposte razionali.

2) Quanto ha influito lo “scivolone” sulle “donne in vetrina” e quanto invece divergenze di idee tra lei e la Lega?

Il cenno che ho fatto in Commissione sulle “donne in vetrina” era un esempio di regolarizzazione delle sexy workers, che è avvenuto in molte parti d’Europa, come Austria, Svizzera, Olanda. Non era assolutamente mio intento imporre questa idea, ma volevo solamente far capire come anche questo mestiere possa essere messo in regola e tolto dai marciapiedi e dalla criminalità organizzata. E sì, hanno influito in larga misura le divergenze ideologiche tra me e la Lega: non condividevo quella linea politica intrapresa che bada più alla polemica sterile che alla sostanza. Le polemiche sterili non portano a nulla. Quando so che le aziende non vanno avanti, non mi interessa di chi è la colpa, ma cerco di trovare soluzioni. Adesso più che mai. Dopo i danni economici portati dal Covid-19, bisogna dare risposte concrete ai cittadini, ai commercianti, alle partite iva, alle aziende, agli artigiani e a tutti gli altri lavoratori. La solidarietà non riempie il piatto di chi ha fame, e le aziende intanto falliscono. Bisogna tagliare gli aspetti improduttivi per investire nei settori strategici.

3) Cosa è il Patto per la Toscana? Da chi è composto?

In Toscana il 40% dei cittadini non si sente rappresentato da questo quadro politico: lo manifesta organizzando liste civiche e protestando in piazza. Ho aperto dei contatti con varie categorie di lavoratori in questi anni; insieme abbiamo capito che è necessario sostenere un nuovo Patto per la Toscana che affronti davvero i loro problemi in Consiglio regionale. Problemi che i partiti politici hanno sottovalutato: categorie come allevatori, imprenditori, ambulanti, fieristi, partite iva, lavoratori del settore turistico e molti altri, un mondo che si sente mal rappresentato e che sostiene questo intento.

4) Progetto civico o “costola” del centrodestra?

Questo è un progetto civico che punta al centro: non è né a destra, con le ruspe della Ceccardi, né a sinistra, coi carri armati di Giani. Solo stando al centro si può far cambiare direzione alla politica.

5) In che modo voi siete alternativi a Ceccardi? Il rischio non è quello di togliere voti fondamentali al cdx?

 A mio avviso, la Ceccardi non rappresenta lo spirito dei  i cittadini toscani, ma solo di una piccola parte. Neanche io, ovviamente, rappresento lo spirito di tutti i cittadini. Chiariamolo subito: chi sosterrà la nostra lista, non sosterrà la linea politica “urlata” della Ceccardi. Né siamo con il centrosinistra incancrenito in questa Regione, incapace di dare risposte. Vogliamo provare a ribaltare davvero le cose. Visto che le aziende, i lavoratori, i cittadini non vanno avanti, protestano, è evidente che non si sentono rappresentati da questo stallo politico.

6) In caso di ballottaggio Giani-Ceccardi, appoggereste la candidata di cdx?

Noi siamo al centro. In caso di ballottaggio, valuteremo nella fase degli incontri con le formazioni politiche se e chi appoggiare. Sarà inderogabile accettare le richieste del nostro patto per una ripresa della Toscana. Se già preventivamente appoggiassimo qualcuno, sarebbe inutile per i cittadini votare un’alternativa.

Abbiamo visto i Cinque stelle al governo prima appoggiare la Lega, poi il Pd. Eppure la loro linea politica era “rivoluzionaria”. Noi non siamo buoni per tutte le stagioni. Ogni partito deve amministrare nel migliore dei modi. Altrimenti può andare a casa.

7) Quali sono le cinque priorità del vostro programma?

Il primo punto è il mantenimento in vita dell’economia Toscana, per non vederla morire. Ci troviamo di fronte a un blocco totale del manifatturiero. Il 90% del turismo è fermo. Mancano quasi totalmente le entrate. Il Governo e la Regione aspettano che le entrate arrivino dall’Europa, perché non c’è fonte attiva. Dobbiamo in prima battuta tenere in piedi il nostro apparato economico, dove abbiamo esercizi turistici, negozi e imprese ad oggi ancora fermi. È necessario quindi mantenere lo status quo, se ce la facciamo, con il minimo dispendio, perché contemporaneamente dobbiamo dare da mangiare alle famiglie. Migliaia di dipendenti del settore turistico e non solo, resteranno senza lavoro perché verranno licenziati. Dobbiamo chiederci quanto ancora potremo andare avanti con questa situazione e se non sia il caso di iniziare a fare attività produttive lungo tutta la filiera, poiché la maggior parte  attualmente vengono importate. In questo modo si risparmierebbero soldi che vanno all’estero e si creerebbe una filiera corta.

Dobbiamo sfruttare tre tipi di economia: manifatturiero, l’unico sviluppato fino a oggi, turismo e agricoltura. La manifattura si sta sempre più de localizzando all’estero il turismo  ha messo in luce tutta la sua fragilità con l’emergenza Coronavirus. E qui arriva il secondo punto, lo sfruttamento economico del territorio, di cui ne utilizziamo solo un terzo.  Il 53% è montano: occorre quindi prima riqualificare queste aree per evitare incendi e frane, che aumentano i costi; poi, sviluppare anche qui le produzioni agricole classiche. L’economia montana va rimessa in moto per garantire un approvvigionamento di acqua potabile non inquinata, di cui siamo carenti e in futuro saremo ne saremo sempre più deficitari: quindi la costruzione di invasi come quello del Bilancino, diventerà strategica per tutta la Toscana sia per l’acqua potabile, sia per l’agricoltura. Bisogna dunque effettuare una manutenzione del territorio montano che lo faccia tornare a essere una risorsa, com’è stato per secoli e non una spesa, com’è avvenuto con l’abbandono degli ultimi decenni. Una manutenzione che abbia come priorità la cura e il taglio dei boschi, l’uso del cippato come fonte energetica, la lotta al dissesto idrogeologico. Una corretta pratica venatoria e un’attenta gestione faunistica, inoltre, saranno strategiche per contribuire a mantenere in salute gli equilibri ambientali e il futuro della nostra agricoltura che sta diventando sempre più al centro degli investimenti. Bisogna poi sfruttare l’economia del mare, attraverso l’impiego dell’itticoltura e della trasformazione del pesce. Ne guadagneremo in sicurezza e in qualità, perché è produzione a kilometro zero. Inoltre dobbiamo incentivare le filiere corte anche a livello di agricoltura idroponica, realizzata all’interno dei capannoni.

Terzo punto è l’emissione di Bot regionali toscani o la creazione di una moneta locale che consenta una economia di sopravvivenza per superare l’attuale situazione di crisi.

Quarto punto, la lotta all’inquinamento. Ci accorgiamo che dopo il Coronavirus sono tornati i delfini nei porti, gli animali si avvicinano alle città perché è diminuito l’inquinamento. Questo, però, deriva da decine di anni di industrializzazione. Per contrastarlo dobbiamo recuperare acque sorgive, creando depositi strategici per fornire ottima acqua di qualità ai Toscani. Inoltre, per poter produrre prodotti di qualità non dobbiamo immettere ammendanti pieni di veleni sui territori (come a Santa Croce avviene con gli scarti delle concerie e a Lucca con quelli delle cartiere). Dobbiamo utilizzare poi i residui di acque potabili di qualità, migliori rispetto a quelle dei fiumi e dei canali, pieni di inquinanti.

Quinto punto è la trasformazione dei rifiuti. Ogni società li produce, ma una trasformazione inadeguata, come avviene in molte aree della Toscana, crea maleodorante e inquinanti. Un tempo i rifiuti organici venivano immessi nell’orto come humus. Con le tecnologie di oggi possiamo fare di più: recuperarne il 90% e il resto possiamo trasformarlo in pellettato per le caldaie oppure in mangimi per animali addizionato di farine e semola

8) Qual è il vostro obiettivo reale? A quale percentuale ambite?

La nostra percentuale dev’essere sufficiente a farci diventare l’ago della bilancia per avviare la Regione a un cambiamento.

9) La gestione dell’emergenza Covid inciderà sulle prossime elezioni regionali?

Inciderà moltissimo, perché l’emergenza Covid ha creato una situazione economica incontrollabile e ha messo in ginocchio famiglie e le aziende, accentuando la situazione di crisi già latente. Le elezioni avranno un peso importante sul futuro.

10) Cosa deve imparare la politica dall’emergenza Covid-19? Può essere quella attuale anche un’opportunità per pensare un nuovo modello politico anche a livello regionale?

La politica deve imparare che non si può governare bruciando ogni volta le risorse dei bilanci e portandole a zero. Le risorse vanno utilizzate per rilanciare le attività produttive e le filiere. Se vogliamo affrontare il futuro, dobbiamo avere le spalle coperte, una “scorta nel granaio” che consenta di affrontare l’annata se va male, senza mettere la gente alla fame. L’emergenza Covid-19 può essere un’opportunità perché bisogna reinventarsi il modo di amministrare: non dobbiamo essere costretti a svendere o ipotecare i beni strategici o, ancora peggio, le filiere economiche ai debitori. Lo stesso vale per le scelte economiche, come il Mes. Non vogliamo essere sottomessi a delle proposte capestro. La cultura toscana ha millenni di storia alle spalle dove ha sempre mostrato che può far fronte alle evenienze, ha dimostrato all’Europa come si gestisce la cosa pubblica. Oggi siamo in forte decadenza e non sappiamo come andrà a finire. Per questo chiediamo di cambiare la linea politica. Il futuro è nelle nostre scelte e nelle scelte che i cittadini faranno. In questo sta l’alternativa rispetto a entrambi i poli. Per noi la famiglia è un caposaldo della società e come tale va tutelata e difesa, rappresenta un punto dove si affrontano i piccoli problemi e si crea la cultura dei nostri figli. La società è gestita dalla politica, che ad oggi però rincorre solo i voti e non persegue più la cultura, il benessere e il buongoverno.

A cura di Giovanni Mennillo



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