Carcere di Livorno, il garante De Peppo: "Servono lavori importanti"

Sulle attuali condizioni strutturali di alcuni reparti della Casa Circondariale di Livorno, interviene il Garante delle Persone private della libertà personale del Comune di Livorno, Giovanni De Peppo, con questa nota.

“È storica la condizione di grave e intollerabile precarietà del reparto “giallo” della Casa Circondariale di Livorno. La sezione dedicata ai detenuti chiamata anche “il transito” è di fatto un luogo “non luogo”. Lo spazio per le persone ristrette – tra l’altro si tratta prevalentemente di persone in attesa di giudizio - è davvero angusto e le complessive condizioni, a causa della vetustà e della pessima qualità della costruzione, sono tali da rendere invivibile questo spazio dove lo Stato prende in custodia cittadini.

Adesso arriva direttamente da parte dell'Ufficio di Sorveglianza di Livorno una chiara posizione nella quale si “ratifica” la grave precarietà di quella sezione “Gialla”, ma anche di quella “Verde”. Il Magistrato di Sorveglianza, nell’intervenire in merito all’istanza di un detenuto, ha fatto riferimento alla sentenza Torreggiani, emessa della Corte Europea l’8 gennaio 2013, condannando lo Stato italiano per la violazione dell’art. 3 della Convenzione europea dei diritti umani (CEDU). Il caso, che risale a quell'anno, riguardava trattamenti inumani o degradanti subiti dai ricorrenti, sette persone detenute per molti mesi nelle carceri di Busto Arsizio e di Piacenza, in celle triple e con meno di quattro metri quadrati a testa a disposizione.

Tali condizioni si replicano appunto anche nel reparto Giallo e in quello Verde del Carcere di Livorno, destinati ai reati comuni. Cose sapute e risapute che, oltre ai detenuti, coinvolgono le condizioni di lavoro degli operatori della Polizia Penitenziaria che condividono giornalmente i gravi disagi di una condizione detentiva e di lavoro insopportabile.

Di conseguenza, il Magistrato di Sorveglianza di Livorno ha applicato, con grande equilibrio, le leggi 10 e 117 del 2014, norme che pongono rimedi preventivi alla lesione dei diritti dei detenuti, e benefici a titolo risarcitorio per i detenuti sottoposti a trattamenti inumani e degradanti.

A questo punto, occorre ribadire che il raddoppio del Carcere di Livorno, realizzazione in atto, deve assolutamente coincidere con la chiusura e la ristrutturazione radicale delle sezioni gialle e verdi.

Se si è deciso di raddoppiare il numero dei detenuti da 250 a più di 500, la scelta non può essere a discapito della qualità di un Istituto penitenziario dove, grazie anche alla efficace e attenta direzione del dott. Carlo Mazzerbo, viene data grande attenzione alle strategie di riabilitazione, ma che purtroppo si deve misurare con enormi difficoltà di carattere strutturale che impediscono di usufruire di aree trattamentali, di recupero, di formazione, di lavoro.

La nostra Costituzione attribuisce alla pena la privazione della libertà, privazione della libertà che non deve tradursi in una esistenza vuota, inutile e pericolosa, ma deve realizzarsi in strategie che possano, in una logica di sicurezza per tutti i cittadini, assicurare riabilitazione e riscatto”.

 

Fonte: Ufficio Stampa



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