Intersindacale medica Toscana alla Regione sulle assunzioni: "Fare presto"

Tante assunzioni di sanitari in Toscana? I medici mancano, e per trovarne qualcuno occorrono decisioni coraggiose.


Il Presidente Giani chiede alla Aziende che fine abbiano fatto i 5.000 neoassunti in sanità: pochissimi i medici realmente assunti se si sottraggono le stabilizzazioni, le dimissioni per passare al settore privato o convenzionato e i pensionamenti. Moltissimi, troppi i posti vacanti nella maggior parte delle discipline.

Dai rilevamenti Anaao Assomed solo nel settore Emergenza /Urgenza (pronto soccorso e 118) mancano, nella sola Toscana, circa 300 medici dalle dotazioni di organico standard.

Tanto per fare un esempio è come se oggi chiudessero 30 pronto soccorso. Una situazione insostenibile in un settore strategico che, al contrario, in questa fase, andrebbe potenziato.

In queste settimane i Medici del sistema Sanitario della Toscana si stanno facendo in quattro per assistere i pazienti Covid e garantire il diritto a curarsi dei pazienti affetti da patologie oncologiche, cardiologiche e tempo dipendenti. Turni, massacranti svolti senza sollevare polemiche ma che non potranno bastare se non si mettono in campo scelte più determinate che saltino gli ostacoli burocratici che affliggono anche la nostra Regione.

Nei giorni scorsi l’intersindacale della Dirigenza Medica, Veterinaria e Sanitaria ha presentato, all’assessore Bezzini, nel corso del primo incontro istituzionale, una serie di proposte articolate e giuridicamente supportate.

Si va dalla richiesta di selezioni per incarichi di dirigente medico a tempo determinato da riservare agli specializzandi attraverso bandi molto semplificati (come previsto dalle norme nazionali) fino al reclutamento di medici del 118 con contratti a convenzione da stabilizzare con contratti di dipendenza a tempo indeterminato al termine del percorso di specializzazione, per arrivare alla valorizzazione dei turni prestati nei settori covid e nell’emergenza urgenza anche proveniente da altre branche specialistiche. Dopo la discutibile distribuzione a pioggia di premi una tantum visti nella passata legislatura, oggi è necessario remunerare, in modo equo, chi lavora in prima linea.

Il tempo stringe e la burocrazia, a differenza dei contagi, continua a viaggiare a passo di lumaca. La situazione prevede scelte coraggiose, ma non bastano quelle chieste ai medici. Anche la politica e la parte amministrativa devono scendere in campo e dove necessario forzare la norma, come fanno tutti quei colleghi che si rendono disponibili a svolgere assistenza in settori assistenziali non inerenti la propria specializzazione. Se in questa fase la specializzazione non è sempre necessaria, chi ci impedisce di attingere anche alla massa di giovani e bravi medici che una politica nazionale indecente ha rinchiuso nel famoso imbuto formativo impedendo loro di acquisire una specializzazione e che ad oggi sono in gran parte inutilizzati?

Certo, questi professionisti vanno arruolati subito, ma va garantito loro un futuro da specialista e non essere destinati a tornare nel dimenticatoio in cui sono stati lasciati fino a oggi non appena si è conclusa l’emergenza sanitaria.

Fonte: Ufficio Stampa



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