Pci sul Covid: "Tra maggio e settembre sindaci avevano tempo per rete di assistenza migliore"


La situazione epidemica nell’Empolese Valdelsa non è dissimile da altre aree della Regione ed in generale del Paese.

Una seconda ondata ha sconvolto nuovamente le nostre abitudini, faticosamente riconquistate dopo il lockdown dei mesi di marzo, aprile e maggio.

È indubbio che dietro a questa nuova emergenza ci sia il contributo colpevole di una Regione che nei mesi estivi ha pensato più alla campagna elettorale piuttosto che prepararsi a contrastare una possibile recrudescenza della pandemia. Il caso fortuito, ma nemmeno cosi tanto, ha visto il nuovo Consiglio Regionale impantanato nei camminamenti delle correnti interne ed esterne al PD, con il risultato di aver perso settimane preziose proprio quando i segnali di una ripresa del contagio erano evidenti a tutti.

Se a Firenze si giocava con il pallottoliere per decidere “a chi dare cosa” e quali prebende distribuire agli amici, nel territorio i Sindaci erano per lo più impegnati a guardare quale scenario di equilibrio politico si sarebbe raggiunto invece di interessarsi a stimolare il Presidente Giani ad essere concreto ed efficace.

Quello che stupisce è che i "nostri" amministratori, cioè i Sindaci dell'Empolese Valdelsa, solo il 7 novembre sembrano essersi ricordati della loro responsabilità sulla salute dei cittadini ed hanno scritto una lettera al Presidente Giani invitandolo, perché la forma è sempre sostanza in politica, ad assumere decisioni più mirate per contrastare l’epidemia.

Ci hanno messo quasi un mese a rendersi conto che stavamo precipitando verso un nuovo lockdown (che oggi chiamano zona rossa per renderlo maggiormente digeribile) nonostante tutto attorno a loro il Virus avesse ripreso a correre, sfuggendo al controllo.

Evidentemente il Sindaco di Empoli non era informato sul fatto che il 12 ottobre l’Ospedale San Giuseppe aveva riaperto 12 posti COVID come pare fosse distratto il Sindaco di Montaione quando, nell’arco di 48 ore, gli anziani positivi dentro la RSA salivano da 12 a 41: oggi la struttura conta 25 morti.

In questo arco di tempo quali azioni di contrasto hanno assunto i massimi rappresentanti politici? Scrivere una lettera.

I numeri in Valdelsa sono critici e nel tentativo di soddisfare una sempre più crescente domanda di cura ed assistenza l’ospedale San Giuseppe si è visto costretto ad aumentare i numeri dedicati al trattamento del COVID-19 e di conseguenza a limitare le prestazioni per tutte le altre patologie, le quali nel frattempo non hanno smesso di essere presenti.

A questo occorre anche aggiungere la saturazione della terapia intensiva ed un personale sempre più ristretto ed a rischio: i numeri degli operatori contagiati sono sempre più in crescita.

Nei mesi estivi, proprio durante la pausa pandemica, invece di lavorare ad una riorganizzazione e potenziamento delle USCA queste furono immediatamente depotenziate. Solo il 18 ottobre si è proceduto nuovamente ad ripristinarle perché potessero rispondere correttamente al bisogno dei cittadini.

Tra maggio e settembre la Regione ed i Sindaci avrebbero avuto tutto il tempo per costruire una rete di assistenza capace di rispondere alle diverse criticità. Oggi, in piena pandemia, si toglie il servizio di Guardia Medica e si annunciano ritorni alla normalità in breve tempo, in un silenzio assordante verso le vittime come se fossero frutto del caso e non delle mancate scelte politiche.

Pci Empolese Valdelsa



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