La notte empolese del fallito golpe Borghese nel ricordo del senatore Graziano Cioni

Il senatore Cioni

Nella notte fra il 7 e l'8 dicembre 1970 ebbe luogo un tentativo di golpe condotto dal principe Junio Valerio Borghese che, assieme ad esponenti fascisti e ad alcuni militari, si prefiggeva l'obiettivo di sovvertire le Istituzioni democratiche del nostro Paese. Nei giorni scorsi, a riportare a galla questo episodio a metà fra il preoccupante ed il farsesco ed a renderlo 'empolese', ha pensato Graziano Cioni. Il senatore, con un bel post su Facebook, ha ricordato cosa accadde quella notte nella nostra città riuscendo, con le sue parole, a farci soprattutto vivere il clima che si respirava in quegli anni nel nostro paese. "Io c’ero e ve lo racconto - esordisce Cioni - Il Pci, sospettando in quegli anni che nel Palazzo si tramasse, aveva previsto un allarme graduato a seconda del pericolo percepito. Fu nel mese di dicembre del 1970 che un membro della segreteria nazionale del Pci si incontrò a metà strada con Silvano Peruzzi che, tra le altre responsabilità, aveva l'organizzazione del Partito. Era scattato l'allarme dell'ultimo livello, cioè l'allarme rosso". Allarme rosso che, come ricorda dopo Cioni, voleva dire entrare in azione addirittura guidati da un personaggio dello spessore del senatore Remo Scappini. "La telefonata di Peruzzi che mi raggiunse fu molto breve ed io, che ero il referente per Empoli, sapevo cosa dovevo fare. Suonai il campanello di casa a due giovani della FGCI: stessa parola d'ordine, scendono in fretta, salgono in auto e via alla casa di Remo Scappini a Santa Maria. Sono le 2 del mattino, suono il campanello, risponde al citofono lui in persona, gli dico "Remo allarme rosso", pochi minuti e Remo è con noi". E qui ecco poche parole piene di significato sul legame fra Remo e la moglie Rina Chiarini, pure lei personaggio di spicco della Resistenza nazionale. "Si affaccia da una finestra Rina, già Medaglia d’Argento al valore Militare, gli dice se deve portargli la sciarpa, lui risponde calmo e approfitta per lanciare uno sguardo tenerissimo: non c'è bisogno, lascia perdere. Preferisce venire con la sua macchina, quindi apre il bandone del garage, è parcheggiata una 124 fiat di colore chiaro, l'auto quasi tocca la parete dove ci sono una miriade di vasetti di carciofini e olive sott'olio, marmellate e tante altre conserve sistemati su delle tavolette. Remo sale sulla 124, da due sgassate, invece di mettere la retromarcia sbaglia, mette la prima e, sbattendo nella parete del garage, cadono tutti i vasetti di conserve e sott'oli".
Dove è diretta la squadra di antifascisti? "Destinazione la vetreria di Marconcini in Pratella. Ci ritroviamo alla porta della vetreria con Assirelli sindaco, Nucci Athos, Sani Danilo ex partigiani, Cesare Niccolai, Alvaro Bonistalli e Carlo Andressi della CGIL. Di fronte a noi si presenta il portiere della vetreria che, residente a Castelfiorentino, non conosce nessuno di noi. E nemmeno sa nulla di questo accordo con Marconcini. Intanto Scappini era già padrone della situazione. Rivolgendosi al portiere dice che devono salire negli uffici e lui, incredulo, risponde che senza l'autorizzazione del padrone non può far passare nessuno. Scappini ordina così di portare di sopra quel guardiano che pensò che il gruppo fosse evaso dal vicino manicomio criminale di Montelupo". A quel punto un'altra perla del racconto. "Remo - ricorda Cioni - manda me e gli altri due giovani a controllare, nascosti nel fosso che fiancheggia il ristorante Bianconi, l 'eventuale passaggio di mezzi militari. Passammo li nel fosso un paio di ore, poi qualcuno si ricordò del fornaio di Cortenuova". I carabinieri avevano impedito il colpo di stato isolando Junio Valerio Borghese ed il gruppo che si era mosso nel cuore della notte potè così chiudere la propria azione andando, appunto, dal fornaio.

Marco Mainardi

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