Morte in falegnameria, l'esperto: "Rischi troppo sottovalutati per impianti ad aria compressa"

La tragedia dell'incidente mortale sul lavoro di Pontorme della scorsa settimana è ancora vivida nella memoria degli empolesi. Ieri si sono tenuti i funerali del falegname Francesco Santiccioli, scomparso a 68 anni per l'esplosione di un compressore nel suo laboratorio il 9 febbraio scorso.

Ora che sono passati diversi giorni dal terribile fatto è possibile esaminare con più lucidità quanto è accaduto. Sul tema della sicurezza sul lavoro abbiamo pubblicato come gonews.it anche il sondaggio settimanale per chiedervi cosa può servire attivamente per ridurre il rischio di infortuni letali. Adesso approfondiamo il tema con l'ingegnere Massimo Rivalta, presidente ANIMAC (Associazione Nazionale Installatori e Manutentori Aria Compressa) oltre che consulente del giudice e docente al Politecnico di Torino sulle tematiche di Ingegneria Forense.

Rivalta ha esaminato per noi quanto accaduto il 9 febbraio, ricostruendo in linea di massima quanto successo (senza interferire con le indagini della magistratura) ma per ribadire un concetto essenziale: i controlli periodici alle attrezzature da lavoro servono e a volte salvano la vita.

In merito al luogo della tragedia "è un classico laboratorio artigianale come ce ne sono tanti sul territorio nazionale e, come in tutti gli altri, oltre ai macchinari destinati alla produzione di interesse nel settore richiamato (falegnameria nel caso di specie), è presente un impianto di aria compressa.

Questo è composto, con molta probabilità e in senso generale, da un sistema pompante (compressore), da un sistema di filtrazione e da un sistema di essiccazione. A valle di ciò un serbatoio di accumulo e la rete di distribuzione portano il fluido in pressione fino alle utenze finali".

Cosa potrebbe aver generato l'esplosione? "Le parti dell’impianto che possono esplodere, considerando il danno arrecato, sono due principalmente. La prima è rappresentata dal serbatoio esterno di accumulo dell’aria compressa a valle del compressore. La seconda è il serbatoio separatore (aria/olio) all’interno del compressore stesso che lavora a pressioni intorno ai 16 bar circa.

Si deduce che possa essere esploso il serbatoio separatore interno al compressore costituente il gruppo pompante. Ma non è questo il punto. Le responsabilità, di natura civile e penale, verranno acclarate dalla magistratura e dalle indagini in corso. Quello che fa riflettere è il problema del rispetto normativo che, con piena evidenza, nel caso di specie non è stato affrontato a regola d’arte".

"Infatti, la norma sulle apparecchiature a pressione prevede che siano eseguiti, da parte del titolare e dell’esercente l’impianto, tutta una serie di attività tecniche e burocratiche volte a fare in modo che l’attrezzatura sia mantenuta in perfetto stato di funzionamento e opportunamente denunciata presso le Autorità competenti INAIL e ASL.

Successivamente alla denuncia, e ad intervalli regolari ove previsto, l’attrezzatura a pressione deve subire le verifiche periodiche previste per legge. Queste possono essere di funzionamento (triennali o quadriennali in funzione del grado di pericolosità della attrezzatura stessa) e di integrità. Lo scopo delle verifiche periodiche è proprio quello si accertare il buon uso e la adeguata manutenzione degli impianti ricadenti nell’ambito di applicazione della norma e permetterne il suo sicuro funzionamento" .

Le verifiche talvolta sono accantonate "sia dai titolari e dagli esercenti ma anche dagli installatori degli impianti e delle attrezzature a pressione. In questi anni, a tal riguardo, l’associazione ANIMAC (Associazione Nazionale Installatori e Manutentori Aria Compressa), che presiedo dal 2007, si sta impegnando con campagne a livello nazionale per favorire la conoscenza e la cultura dell’aria compressa e per fare in modo che diventi consapevolezza di tutti gli addetti ai lavori il rischio e il danno causato, di natura diretta ed indiretta, che un impianto non a norma può provocare".

La prevenzione è dunque essenziale: "Negli anni l’esperienza accumulata con gli incarichi giudiziari mi ha portato a concludere che soltanto la prevenzione ed un utilizzo accorto e proprio delle attrezzature di lavoro possono salvare vite umane in caso di eventi dannosi di qualsiasi genere".

"L’impianto di aria compressa viene, ancora oggi, troppo sottovalutato in termini di rischio potenziale ed il segnale che vorrei dare con questo piccolo contributo tecnico è quello di fare attenzione sempre e di rispettare la normativa vigente, per i titolari e gli installatori da una parte, e per gli organi preposti ai controlli dall’altra. Il tutto non certo per vessare maggiormente chi lavora, ancor di più in questi tempi di crisi, ma per fare in modo che ogni piccolo contributo sia volto a diminuire e ad eliminare le cause e i rischi che rendono il lavoro un fattore di rischio e non un elemento nobilitante come, invece, dovrebbe essere".

Infine, l'appello. "Mi rivolgo a tutti: operatori, addetti al settore, titolari, Responsabili della Sicurezza e Organi Competenti e di controllo. Rispettate e fate rispettare la normativa tecnica. Per le apparecchiature a pressione chiedete agli installatori di dimostrare la conoscenza della normativa applicabile e tutta la documentazione che deve essere prodotta ai fini del rispetto normativo senza sottovalutare alcun punto delle prescrizioni richieste. Anche perché, se in futuro dovesse accadere qualcosa, l’aver rispettato i richiami normativi potrà certamente servire ed aiutare a minimizzare i danni e le responsabilità di un eventuale accidentale evento dannoso".



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