Sciopero Texprint, Si Cobas Firenze: "lavoratori medicati in ospedale"

Nella giornata di ieri, come già riportato da tutte le principali testate giornalistiche, la polizia è intervenuta tre volte per sgomberare i lavoratori di Texprint in sciopero da quasi 2 mesi di fronte ai cancelli, per richiedere la regolarizzazione dei contratti nel rispetto del CCNL, e di smettere di lavorare 12 ore per 7 giorni alla settimana, condizione purtroppo estremamente diffusa nel distretto tessile pratese.

In serata sono stati molti i lavoratori medicati in ospedale. Citando solo i casi più gravi parliamo di una caviglia rotta, un dito steccato con 30 giorni di prognosi, un trauma cranico con 2 punti di sutura in testa, e altri tre traumi cranici con 7 giorni di prognosi.

È incredibile che tutto questo sia accaduto proprio nella giornata in cui l’azienda è stata raggiunta da un provvedimento interdittivo antimafia da parte della Prefettura, confermando quanto da ormai sessanti giorni i lavoratori vanno denunciando.

La Giunta Regionale della Toscana, che solo 24 ore prima riceveva lavoratori e sindacato aprendo il tavolo di Crisi, deve condannare l'iniziativa della Questura di Prato e accelerare la convocazione dell'azienda ad un tavolo di trattativa. È l'atto minimo di coerenza con gli impegni e le posizioni espresse di sostegno alle rivendicazioni dei lavoratori.

A partire da oggi, 11 marzo, per i giorni a seguire, in tutto il territorio nazionale il sindacato andrà a bussare alle porte dei punti vendita del marchio DIXIE, uno dei maggiori committenti di Texprint, che utilizza i rotoli di tessuto stampato per produrre abiti a prezzi che spesso si aggirano intorno ai 100€ per capo.

In questi anni Dixie ha utilizzato la Texprint come terzista per lavorazioni “esternalizzate”, beneficiando del basso costo reso di tariffe “competitive” rese possibili dallo sfruttamento e dall’illegalità imprenditoriale.

Non è pensabile che si metta in atto un meccanismo per cui le aziende “sfruttano e scappano”: i lavoratori non sono usa e getta, e da oggi se ne dovranno assumere la responsabilità tutti i marchi che hanno beneficiato di queste condizioni di lavoro disumane.

 

Fonte: Si Cobas Firenze



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