Festa della Toscana, "dalla pena di morte ai linguaggi d'odio". Le celebrazioni

Dall'abolizione della pena di morte nel 1786, oggi la Toscana contro le nuove forme di odio: siglato il Manifesto per la comunicazione non ostile


Oggi 30 novembre, ricorre la Festa della Toscana, istituita per ricordare la firma del Codice Leopoldino con il quale, nel 1786, il Granducato di Toscana, primo stato al mondo, abolì la pena di morte. Filo conduttore delle celebrazioni del 2021: “Dall’abolizione della pena di morte alla lotta ai linguaggi d’odio: la Toscana terra dei diritti”.


Festa della Toscana 2021: celebrazioni e commenti

Segre: "Toscana vanta grande tradizione nella tutela dei diritti"

Nello scenario del cinema La Compagnia di Firenze, il Consiglio regionale si è riunito in seduta solenne per celebrare la Festa della Toscana.

Presenti in sala oltre 40 gonfaloni di Comuni della Toscana, i cui sindaci hanno ricevuto in dono la bandiera della Regione. E stasera quegli stessi Comuni, insieme a un altro centinaio che ne ne hanno dato comunicazione agli uffici del Consiglio regionale, illumineranno i loro palazzi, o un monumento rappresentativo del proprio territorio, con i colori bianco e rosso, che sono i colori del gonfalone e della bandiera della Regione Toscana.

Ad aprire la seduta solenne, di fronte ad una platea di rappresentanti istituzionali, politici, militari e religiosi, è stato il messaggio audio inviato dalla senatrice a vita Liliana Segre. “Tracciare una linea 'dall’abolizione della pena di morte alla lotta ai linguaggi d’odio' significa - afferma Segre - porre nella giusta prospettiva, storica, giuridica e culturale, un tema decisivo come quello dei diritti umani”. E, rivolgendosi poi alla Toscana afferma: è una terra che "vanta una grande tradizione in fatto di tutela dei diritti, sia sul piano della elaborazione teorica e giuridica, sia delle pratiche dei suoi governanti più illuminati e tutela non solo dei diritti civili e di libertà, ma anche dei diritti sociali”. La senatrice ha ricordato che anche dai lavori della commissione monocamerale straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo ed antisemitismo del Senato, da lei presieduta, emergono le implicazioni sociali e culturali del fenomeno hate speech che “investe il sistema dell’informazione e le politiche della formazione, la scuola, l’università, direi la qualità stessa delle nostre relazioni interpersonali”. Poi conclude: “C’è il problema delle nuove tecnologie, dell’uso e abuso dei social media, del ricorso a sempre più sofisticati e insidiosi algoritmi programmati per tutelare più gli interessi delle piattaforme, che la libertà e la dignità delle persone”.

Riprendendo le conclusioni della senatrice, il presidente del Consiglio regionale Antonio Mazzeo ribadisce che la linea che va dall’abolizione della pena di morte agli hate speech, è una linea lunga, “ma dobbiamo tenere la mano ferma e continuare a tracciarla perché quella linea, è la linea stessa della nostra libertà, della nostra civiltà”. Mazzeo sottolinea che la Festa della Toscana “non è solo la celebrazione di una ricorrenza, ma una presa di coscienza”. Il presidente ricorda poi “un’immagine raccapricciante che ha toccato il cuore di ciascuno di noi, un bimbo di tre anni morto di freddo di fronte al filo spinato”. “E’ vero - ha detto il presidente - i paesi membri dell’Unione europea hanno tutti abolito la pena di morte, ma che nome dare all’atrocità di quella vita spezzata? Costringere gli esseri umani a vivere e morire al freddo dietro ad un filo spinato non è democrazia, non è l’affermazione di diritti, non è libertà, non è la nostra Europa che si è fondata anche su quella scelta del 1786”. Il messaggio adesso, per Mazzeo, è quello di “dire che siamo qualcosa di diverso; siamo quelle lanterne verdi che alcuni polacchi hanno messo alle finestre delle loro case, per essere luci contro le tenebre, una forma nobile di resistenza dell’umanità” e “come toscani dobbiamo svolgere un ruolo di presidio e di avanguardia” e portare avanti “una battaglia culturale sul tema dei diritti e della dignità dell’uomo”. Il presidente ha ricordato che a tutti i sindaci, su proposta del vicepresidente Marco Casucci sarà donata la bandiera della Toscana perché “nel Pegaso riconosciamo i valori fondanti della nostra storia”. Un ricordo, poi, alla storia di due ragazzi: Giulio Regeni e Patrick Zaki. “La morte dell’uno che chiede ancora verità e giustizia e l’ingiusta prolungata detenzione dell’altro rappresentano la negazione di quei diritti fondamentali che richiamava la senatrice Segre e lo stesso vale per quelle quasi 500 persone che ufficialmente sono state giustiziate nel 2020” e “non c’è giustizia laddove c’è violenza”. Sui linguaggi d’odio Mazzeo ricorda che occorre “denunciare, raccontare e tutelare chi è più fragile e più debole” e che questo pomeriggio “saremo il primo Consiglio regionale in Italia a firmare il manifesto per la comunicazione non ostile. È un gesto simbolico”, ma “siamo convinti che questa sia la direzione da prendere”. Mazzeo ha citato un dato sconvolgente: “Da gennaio a oggi sono stati estratti 800mila twitt, dei quali il 69 per cento risulta discriminatorio contro donne, disabili, omosessuali e stranieri. È un dato che deve farci riflettere”.

Emanuele Russo, presidente di Amnesty International apre così il suo intervento: “E’ difficile trovare una giustificazione per uno Stato che decide di uccidere una persona, non importa quale sia il reato”. Poi passa ad esprimere il disaccordo sul termine “giustiziato“. “Dire, una persona è stata giustiziata - afferma - è utilizzare in modo improprio il termine giustizia”. Russo ha ricordato che “Amnesty decise di opporsi alla pena di morte nella metà degli anni ’70” fino “a diventare un movimento fortemente abolizionista” per ribadire poi, “un dialogo e un impegno politico per cambiare in meglio il mondo che ci circonda. E questo non è mai un percorso semplice, ma un cammino che ha bisogno di ambienti pionieri, come la Toscana per l’abolizione della pena di morte" e “poi di un’espansione progressiva di realtà e di persone che decidono di andare su questo sentiero comune”. “Colleghiamo - aggiunge - il percorso verso l’abolizione universale della pena di morte” e la “diffusione del discorso d’odio” perché così come la pena di morte è l’esempio di uno stato che nega i diritti umani, così il proliferare incontrollato del discorso d’odio nelle nostre relazioni, nelle nostre agorà, rappresenta un rischio mortale per la convivenza pacifica e armonica”. “Questo fenomeno del discorso d’odio è esploso negli ultimi anni e con il sistema strutturato dei social prolifera ad elevata velocità”. Russo invita alla ricerca di “una soluzione al discorso d’odio” altrimenti, conclude, “ci mancherà il linguaggio per farlo” e “la posta in gioco è perdere la capacità di relazionarsi con gli altri per affrontare i temi comuni”.

FdI: "La Toscana è la terra più bella del mondo, di civiltà e avanguardia culturale"

“La Festa della Toscana è la festa dell’orgoglio. Quello di chi ha scelto di vivere nella terra più bella del mondo, di civiltà e avanguardia culturale. Una terra di libertà e di diritti. Primo luogo al mondo ad abolire pena di morte e tortura”. È la dichiarazione del Gruppo di Fratelli d’Italia in Consiglio regionale.

“Essere toscani significa essere figli della terra che per prima ha scelto di abolire l’ignominia della pena di morte, correva l’anno 1786. Compito della politica è quello di rendere partecipi i cittadini, partendo dai più piccoli, di questa importante ricorrenza, ancora troppo avulsa dai costumi della nostra regione” dichiara il capogruppo Francesco Torselli.

“Diciamo no al linguaggio d’odio e portiamo Dante nelle scuole! Ho lanciato l’idea, proprio nel momento in cui si intitola la Festa della Toscana alla lotta al linguaggio d’odio, di dedicare questa ricorrenza a Dante e di aumentare gli sforzi per portare la Divina Commedia nelle scuole. Le giovani generazioni sono quelle più esposte, anche e soprattutto, nelle nuove forme di comunicazione social a linguaggi d’odio, per questo come istituzioni ci dobbiamo far carico di diffondere messaggi positivi quali quelli di Dante, a maggior ragione nella ricorrenza di questo anno!” sottolinea il consigliere Diego Petrucci, segretario dell’Ufficio di Presidenza.

“È una bella ricorrenza, anche perché i nostri campanili, spesso in atavica rivalità fra loro, il 30 novembre ritrovano una più ampia e inclusiva identità, quella di una Regione che, al di là delle forme istituzionali e dei ruoli da ciascuno ricoperti, tutti cerchiamo di amare e di servire al nostro meglio per renderla sempre più un posto dove sia bello vivere” ha detto il vice capogruppo Vittorio Fantozzi.

Scaramelli (Italia Viva): "Terra di valori, diritti e civiltà da promuovere nel mondo"

"Eredi e testimoni di una grande storia. Dall'abolizione della pena di morte all'attuale lotta ai linguaggi d'odio e al contrasto alle nuove forme di violenza. Dal 1786 la Toscana è terra di diritti, in grado di innovare su valori e cultura". Così Stefano Scaramelli (Italia Viva), vicepresidente del Consiglio regionale della Toscana, alla seduta solenne per celebrare la Festa della Toscana, istituita per ricordare la firma del Codice Leopoldino con il quale nel 1786 il Granducato di Toscana, primo stato al mondo, abolì la pena di morte. “Alla Toscana il compito di difendere questa rivoluzione culturale e giuridica, ancora da promuovere nel mondo come valore di civiltà e, con lo stesso coraggio, intraprendere e vincere nuovi cambiamenti filosofici, culturali e giuridici”.

Festa della Toscana, Cascina ricorda Gregory Summers e si illumina di verde "per un mondo più giusto"

La Festa della Toscana ha preso il via da Cascina, più precisamente dal cimitero nuovo. Qui, sulla tomba di Gregory Summers, il presidente del consiglio regionale Antonio Mazzeo e il sindaco di Cascina Michelangelo Betti hanno deposto una copia della Costituzione e un mazzo di fiori, ricordando come la Toscana sia stato il primo Stato al mondo ad abolire la pena di morte nel 1786. Un atto ancora attualissimo, visto che sono ancora tanti gli Stati che prevedono l’esecuzione capitale. Come gli Stati Uniti, appunto, paese di Gregory Summers, che lo condannò a morte accusandolo (ma le prove non erano certe) di esser stato il mandante degli omicidi dei genitori adottivi. Se è sepolto a Cascina, lo dobbiamo al fatto che il suo appello fu raccolto da una scuola cascinese, con gli alunni che intrapresero uno scambio epistolare con il detenuto, chiuso nel braccio della morte.

“Ieri il presidente della giunta regionale Eugenio Giani e oggi il presidente del consiglio regionale Antonio Mazzeo sono venuti a Cascina per un appuntamento quasi consuetudinario – ha ricordato il sindaco Betti –. In questa vicenda si racchiude un po’ il senso della Festa della Toscana, gettando un ponte tra la firma di Pietro Leopoldo e l’oggi, visto che circa la metà degli Stati del mondo contempla ancora, nei propri ordinamenti, la pena di morte. Questa storia nasce nelle aule di un istituto comprensivo ed è un messaggio forte che parte dai ragazzi e si rivolge agli adulti”. Per dare ancor più forza a questa giornata, l’amministrazione comunale lancia pure un altro segnale. “Dato che la Festa della Toscana assume una valenza di festa dedicata alla giustizia sociale, alla riflessione su quella che può essere una maggior giustizia nel mondo, abbiamo deciso di illuminare, oltre al Municipio con i colori della bandiera della Regione, anche il Palazzo Pretorio di verde, come le lanterne che illuminano le case al confine della Polonia per ospitare i profughi in arrivo da oltre confine, dalla Bielorussia. Per lanciare un ulteriore messaggio – ha concluso Betti –, l’illuminazione verde andrà avanti per alcuni giorni, per ricordare che nel mondo c’è bisogno di maggior giustizia e di maggior giustizia sociale”. A seguire, il sindaco e il vicesindaco Cristiano Masi hanno partecipato alla seduta solenne del consiglio regionale, che si è tenuta al Cinema La Compagnia, portando a Firenze il Gonfalone del Comune di Cascina.

“Summers – ha ricordato Mazzeo – prima di essere giustiziato ebbe una fitta corrispondenza con i ragazzi della scuola media di Navacchio e come ultimo desiderio prima dell’esecuzione della sua condanna a morte chiese di essere seppellito a Cascina. E oggi, in occasione della Festa della Toscana, siamo qui per ribadire che non c’è giustizia dove c’è violenza. In metà degli stati del mondo è in vigore la pena di morte. La Toscana, invece, è sempre dalla parte giusta della Storia, ricordando il passato e attualizzandolo al presente, per ribadire la necessità che ciò che accade in tanta parte del mondo non accada mai più”.


Siglato il Manifesto per la comunicazione non ostile

“Nel 2022 saremo nelle scuole per siglare un patto con i nostri giovani: mai essere indifferenti, mai voltarsi altrove di fronte ad episodi di violenza come quello accaduto alla giornalista di Toscana Tv Greta Beccaglia. Accanto alla nostra firma dovrà esserci anche la vostra”. Il presidente del Consiglio regionale Antonio Mazzeo, insieme al vicepresidente Stefano Scaramelli, al segretario dell’Ufficio di presidenza Diego Petrucci, al consigliere Jacopo Melio e alla presidente dell’Associazione ‘parole o-stili’ Rosy Russo, firmano il Manifesto per la comunicazione non ostile di fronte agli studenti di ‘Rondine cittadella della Pace” al teatro La Compagnia di Firenze.

Tra di dieci principi cardine del Manifesto, l’ascolto, il rispetto, la cura, la consapevolezza e la responsabilità. E sulla consapevolezza il presidente Mazzeo incita a “passarsi il testimone, come in una staffetta 4x100. Ai giovani che domani potrebbero essere al nostro posto dico di non dare nulla per scontato. Quello che abbiamo oggi non è gratuito ma frutto della storia. La Toscana è terra di diritti. Non ci deve essere differenza di genere, razza, etnia. E soprattutto non ci deve essere indifferenza” dichiara ancora il presidente riferendosi a quanto accaduta a Beccaglia. “Ha subito una violenza e nessuna delle persone presenti è intervenuta o ha detto una parola. Tutti si sono voltati altrove. Questa è un’immagine bruttissima ma la Toscana non è questa. È una terra inclusiva e accogliente. Non perdiamo le nostre radici. Restiamo sempre dalla parte dei diritti” conclude.

La Festa della Toscana, celebrata questa mattina con una seduta solenne, “è stata per troppo tempo solo una ricorrenza. Deve diventare un Laboratorio a difesa dei diritti di tutte le minoranze che oggi continuano a non avere voce e la Toscana dovrà esserne il motore” dichiara il consigliere Melio. “I giovani – continua – sono la speranza e il futuro. I social il loro pane quotidiano. Capire come abbiamo intenzione di contrastare fenomeni di violenza sarà decisivo e come Istituzione abbiamo il dovere di sensibilizzare ed educare”. A detta di Melio “non basta ascoltare, serve tendere una mano e spiegare come affrontare e tutelarsi di fronte ad episodi di violenza” e cita quello della giornalista di Toscana Tv stigmatizzando il commento del conduttore da studio. “Noi – conclude – dovremmo essere uno scudo per i giovani”.

“Le relazioni sono il cuore della nostra vita e sono quelle che contano, le parole sono importanti e ancora di più è la cura con le quali le scegliamo. Ci vuole tempo per rispondere, attenzione. La rete è sì bella ma solo la abitiamo bene”. La presidente dell’Associazione parole o-stili considera il Manifesto appena firmato “un impegno”. “La diversità è ricchezza. Dobbiamo crederci e rispettarci” dichiara.

Koulibaly: "Andrò avanti nel combattere il razzismo, da calciatore oggi, da uomo domani"

Davanti alla platea degli studenti di ‘Rondine cittadella della pace’ passa la Toscana dei diritti e dell’impegno sociale e chi a questa Toscana si sente legato. A cominciare da Sello Hatang, Ceo della Nelson Mandela Foundation, in collegamento streaming dal Sudafrica, che ricorda con le parole di Nelson Mandela: “Nessuno è nato odiando un’altra persona in ragione del colore della sua pelle, per la sua storia o per il suo credo religioso”. E se è vero che le persone devono imparare a odiare, dice Hatang, “allora forse si può insegnare ad amare”. Il Ceo ricorda che “la pandemia ha fatto aumentare i livelli di odio nelle persone, dappertutto nel mondo” e che “nei tempi di crisi la diseguaglianza aumenta”. Quello che serve è “un nuovo patto globale che permetta pari opportunità, diritti e libertà. È tempo di chiederci quale futuro stiamo preparando per i nostri figli e i nostri nipoti”. Serve una leadership forte, dice ancora, e il suo auspicio è “che venga proprio dalla Toscana, che mi ha accolto come uno dei suoi figli e ha dato la cittadinanza onoraria a Nelson Mandela”.

Il direttore Ernesto Pellecchia assicura che l’Ufficio scolastico regionale è “ben lieto di collaborare con il Consiglio regionale per contrastare i messaggi di odio. Per neutralizzare condotte e manifestazioni di odio, dobbiamo impegnarci tutti, puntando sulla formazione, sulla cultura, su giustizia, sensibilità e solidarietà”.

Victoria e Giovanni raccontano il lavoro che si fa nella scuola di ‘Rondine Cittadella della Pace’, dove si insegna ai ragazzi che arrivano dall’Italia e dall’estero a trasformare i conflitti. Una “formazione integrale”, rivolta anche all’esterno, pensata per arrivare alle scuole di tutta Italia, con la quale si impara “un linguaggio non violento che guarda all’altro”. Il giornalista Simone Alliva racconta il suo lavoro sulla violenza omofobica e transfobica, sui diritti negati. “C’è sempre qualcosa che manca nel discorso pubblico e che invece è presente nella generazione attuale. A chi è venuto prima chiedo di mettersi in ascolto: i social sono uno specchio del reale, ma anche una scialuppa per Lgbt, attraverso cui tanti possono sentire che non si è soli e che la diversità è ricchezza”.

Il cantante Lorenzo Baglioni invia un videomessaggio dal teatro Carcano di Milano, dov’è impegnato con Mario Tozzi in uno spettacolo sul clima: “Posso farvi vedere un esempio di come la comunicazione possa arrivare al cuore” e propone la sua ‘Canzone dei bulli’. C’è il senatore Francesco Verducci, vicepresidente della commissione straordinaria del Senato sull’intolleranza, il razzismo, antisemitismo, istigazione all'odio e alla violenza, presieduta da Liliana Segre. Illustra il lavoro della commissione: “Il discorso discriminatorio è autoritario, totalitario, antidemocratico”, dice. Il migliore antidoto è “attuare la Costituzione” e i valori dei quali è portatrice, introdurre norme per il contrasto ai messaggi d’istigazione all’odio “e per il rispetto della dignità della persona, che non può essere mai violato”.

Le giornaliste Paola Barretta, coordinatrice dell’associazione ‘carta di Roma’, e Claudia Fusani intervengono sul ruolo del giornalismo e dell’informazione. David Paolino porta in sala un’edizione straordinaria del tg satirico ‘Lercio.it’.

Il linguaggio d’odio pervade anche lo sport e in particolare il mondo del calcio. Il difensore del Napoli, Kalidou Koulibaly racconta la sua battaglia con un videomessaggio e torna su quanto accaduto nel corso della partita Fiorentina-Napoli. “Sono rimasto la stessa persona di sempre, con gli stessi principi e valori – dice –. Il calcio non ha modificato le mie origini. Avevo un sogno e l’ho realizzato con impegno e volontà. Mi sono documentato tanto sulla Toscana e ho capito che è una grande regione di cultura e arte. Ho ricevuto tanta solidarietà e ringrazio i toscani, i tifosi e il club viola. Purtroppo però c’è ancora tanto razzismo e non tutti hanno la fortuna di fronteggiarlo. Io andrò avanti a combatterlo, ci tengo molto. Lo farò da calciatore oggi, da uomo domani” dichiara.

“Tutti noi dobbiamo sentirci impegnati, la giornata di oggi è una tappa fondamentale per la Toscana”, dice il presidente del Corecom della Toscana, Enzo Brogi. “Dobbiamo imparare tutti a usare questo strumento nel modo più intelligente possibile, perché il web è molto bello, se ci sappiamo difendere dalle insidie terribili che porta con sé”. Occorre formare, aggiunge Brogi, “dare l’opportunità ai ragazzi di usarlo nel modo migliore possibile”. E ricorda il patentino digitale istituito dal Corecom in collaborazione con Regione, Istituto degli Innocenti, polizia postale e ufficio scolastico regionale. E il giovane Bernard Dika, consigliere del presidente Giani per l’innovazione e le politiche giovanili: “Più crescono le parole e il linguaggio d’odio, più l’Italia perde il suo potenziale. Tante ragazze e tanti ragazzi che vorrebbero impegnarsi non lo fanno perché hanno paura delle risposte che possono arrivare da chi gli sta di fronte”. La risposta, sostiene Dika, “sta nella scuola, dove si può insegnare il rapporto con chi la pensa diversamente. Il conflitto non per forza è cattivo, lo è quando si trasforma in odio”.

Si chiude con Sergio Staino, che porta sul palco le sue vignette. Una disegnata appositamente per questa giornata (“Fermi, in Toscana non si può!”), quindi il racconto per disegni di come Firenze avrebbe potuto perdersi un artista come Giotto, se avesse chiuso le porte a chi arrivava da fuori città, da Vicchio. E infine con le sue illustrazioni alla canzone di Francesco Guccini ‘Il vecchio e il bambino’. “Dobbiamo essere orgogliosi di questa Toscana”, dice Staino ai ragazzi in platea.

Festa della Toscana: tutta la regione illuminata di bianco e rosso

Tutta la Toscana in Festa si ‘accende’ dei colori identitari. Il culmine dell’edizione 2021, dedicata alla lotta ai linguaggi d’odio, è una foto che dal centro alla costa, dall’entroterra alla montagna vede i maggiori palazzi e monumenti illuminati di bianco e di rosso.

Dopo la seduta solenne e la firma del manifesto per la comunicazione non ostile, le celebrazioni si concludono con l’accensione in sequenza di edifici pubblici e grandi luoghi di storia e cultura. Un “arrivederci alla prossima edizione, forti degli impegni presi oggi a non essere indifferenti, a non voltarsi di fronte a violenze e discriminazioni, per non perdere le nostre radici e valori che ci hanno resi primi al mondo ad abolire la pena di morte” è il saluto del presidente del Consiglio regionale Antonio Mazzeo.



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