Covid e diffidenza sociale, indagine Cesvot: "Volontariato antidoto contro egoismo"

Antonio Preiti, Luigi Paccosi e Paolo Balli

Secondo l'indagine realizzata con Sociometrica, il 76% dei toscani pensa che il volontariato sia capace di ricucire il tessuto sociale che la pandemia ha lacerato


Nella sede Cesvot a Firenze oggi è stata presentata l’indagine realizzata da Sociometrica proprio per il Centro Servizi Volontariato Toscana, che restituisce un quadro sociale complicato, deformato da processi di crescita della solitudine e della frammentazione sociale in Toscana. Alla presentazione sono intervenuti Luigi Paccosi, presidente Cesvot, Paolo Balli, direttore Cesvot, e Antonio Preiti, direttore Sociometrica

L'indagine conferma il valore e l’autorevolezza riconosciute al volontariato dai cittadini toscani. La sua notorietà, seppur lievemente ridotta rispetto ai due anni precedenti, è molto alta: il 93,7% della popolazione lo conosce o ne ha un’idea generale. Rispetto all’anno scorso aumenta il numero di persone che dichiara di aver fatto volontariato e passa dal 16% del 2021 al 29,3% di quest’anno ma diminuiscono coloro che si dichiarano disponibili a fare volontariato. Sono questi alcuni degli aspetti più interessanti che emergono dalla ricerca “Opinione pubblica e volontariato in Toscana.”, condotta da Sociometrica per conto di Cesvot - Centro Servizi Volontariato Toscana. L'indagine ha coinvolto un campione della popolazione toscana*.

La crescita della diffidenza e la relazione con gli altri

Il 90,5% dei toscani pensa che sia aumentata la diffidenza fra le persone. Lo dicono più le donne che gli uomini (57,7% contro 32,5%), più coloro che hanno una laurea che coloro che hanno licenza elementare. Solo il 9% delle persone ritiene che la solidarietà sia cresciuta, il 60,2% è convinto del contrario. Il 75,8% della popolazione ritiene che ci sia minore attenzione verso gli altri e, ancora una volta, lo dicono più le donne che gli uomini (34,5% contro il 23%). A credere nella solidarietà sono più le persone anziane e le persone con più basso livello di istruzione. La mentalità collettiva dei toscani sembra essere cambiata anche in relazione alla diminuzione della tolleranza rispetto alle opinioni non condivise: l’87,4% crede che si sia ridotta.

L’impatto sulle categorie più deboli

La caduta verticale delle relazioni sociali ha generato una percezione diffusa di distacco dagli altri aumentando la quota di popolazione che dichiara maggior nervosismo e maggiori livelli di stress (il 46,7%). Le donne e i ragazzi sotto i 24 anni sono fra coloro che sembrano essere stati più colpiti dal “distanziamento sociale” imposto dalla pandemia. Ma cosa è accaduto nelle fasce più deboli della popolazione? Il 58,2% dei genitori sostiene che i loro figli minori siano stati colpiti pesantemente dal punto di vista psicologico; un altro 35,6% sostiene comunque che l’impatto della pandemia sui bambini ci sia stato, anche se non pesante. Si tratta dunque del 93,8% dei genitori che denunciano conseguenze psicologiche sui loro figli.

L’altra categoria sociale sulla quale l’impatto degli ultimi due anni è stato molto significativo è quella degli over 70. Il 93,8% degli intervistati si dichiara colpito con varia intensità; la metà di loro ha rinunciato anche a prestazioni sanitarie di qualche tipo.

Veniamo poi alle persone con disabilità e alle loro famiglie: il 65,8% delle famiglie denuncia problemi importanti. A queste va aggiunto il 26,4% che dichiara disagi anche se relativi. Il quadro che ne emerge è grave: tutte e tre le categorie di soggetti deboli individuate dall’indagine hanno sofferto e soffrono di disagi molto importanti.

La nuova solitudine

Nel 2021 il 36,9% della popolazione della Toscana avvertiva una crescita generalizzata della solitudine, quest’anno siamo arrivati al 64,1%, una crescita di quasi il doppio in un anno. La maggiore denuncia della solitudine avviene fra le donne (70,5%).

L’incrinatura dell’impegno personale

La disponibilità, anche occasionale, a fare volontariato cala dall’ 82,6% del 2020 al 72,9% del 2022. Da notare che diminuiscono coloro che lo farebbero certamente dal 32% del 2021 al 26,8% del 2022; che aumenta il numero di chi si dichiara disponibile a fare volontariato soltanto occasionalmente, dal 42,7% del 2021 al 46,1% del 2022; che aumentano coloro che dichiarano che non farebbero mai volontariato, dal 6,9% del 2021 al 12% del 2022. La provincia dove è maggiore la propensione a fare volontariato è Firenze, lo farebbe certamente il 35,9% della popolazione.

Nonostante le difficoltà dei due anni di pandemia e di fronte ad uno sgretolamento della solidarietà il giudizio della popolazione toscana sul volontariato e sulla sua funzione è in crescita: il 76,3% della popolazione ritiene che il volontariato sia fondamentale (era il 73,8% nel 2021). Anche l’ammirazione nei confronti dei volontari passa dal 79,9 del 2021 all’ 83,2% di oggi.

Gli interventi

Per Luigi Paccosi, presidente di Cesvot, “i dati ci parlano dell’impatto della pandemia sulla psicologia individuale e collettiva della popolazione toscana, dei comportamenti sociali legati alle relazioni e dell’orientamento dell’opinione pubblica in merito ad alcuni valori portanti. Questo sondaggio ci rappresenta anche la sofferenza della popolazione più fragile: minori, anziani e persone con disabilità. Come abbiamo visto non sono dati confortanti e mettono in evidenza difficoltà oggettive, personali e collettive. Il volontariato può considerarsi un antidoto a questa tendenza disgregatrice: esso è per sua natura una costruzione continua di relazioni e di soluzioni; il volontariato scorge i bisogni, nelle persone, nelle famiglie, nella comunità. E organizza risposte capillari, vicine alla gente. Il volontariato è resiliente, non si scoraggia, ed è un antidoto potente contro l’egoismo, la paura, la diffidenza, la solitudine e l’intolleranza. Cesvot è vicino alle associazioni e le sostiene con cura e professionalità. Il mio appello è quello di non ignorare i segnali di malessere della nostra comunità e recuperare il senso della socialità che è stato perso anche attraverso una sempre più stretta collaborazione fra enti pubblici e del privato sociale che possa conservare e sostenere un terzo settore sano e vitale”.

Antonio Preiti, Direttore di Sociometrica, che ha curato lo studio, afferma che “la pandemia ha agito come una tossina morale, oltre che fisica, perché ha allontanato le persone le une dalle altre; ha ridotto le relazioni umane e ha creato un’ombra di pericolo verso ogni persona che ha agito anche su un piano subliminale. Per fortuna il volontariato si presenta come strumento per cambiare segno e riportare la socialità al centro della vita delle persone”.

Questa ricerca ha confermato che il distanziamento ha prodotto in due anni uno sbilanciamento delle relazioni - ha affermato Paolo Balli -. Per questo motivo, con l’obiettivo di per riprenderci il territorio, abbiamo deciso mettere in campo 11 assemble di delegazione convocando in presenza 8700 enti – 4 assemblee sono già in corso – per riuscire a riconquistare un rapporto che si fonda sul campo e consente a tutti di ritrovarsi. A giugno Cesvot compirà 25 anni e in questo quarto di secolo ha sempre avuto un approccio scientifico alla lettura della realtà, tracciando un percorso che è diventato un punto di riferimento nella lettura di un fenomeno così importante per la nostra Regione come il volontariato. Con questo rapporto realizzato insieme a Sociometrica, Cesvot si conferma come centro di ricerca e di studi indipendente, al servizio della società toscana, delle istituzioni e del Terzo settore”.

Fonte: Cesvot - Ufficio Stampa



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