Distretto circolare rifiuti, Intifada: "Già emergono criticità"

In questi giorni stiamo assistendo ad un cambio di paradigma per quanto riguarda il riciclo di rifiuti, dalle discussioni in atto si capisce che non si punta più al semplice recupero di materia ma alla produzione di energia. Nonostante il “pacchetto per l’ economia circolare”, varato dalla Unione Europea, si fonda sulla trasformazione degli scarti di un processo produttivo in nuovi materiali, ad Empoli si ipotizza un Distretto Circolare che attraverso nuove tecnologie (waste-to-chemicals) si pone come obbiettivo quello di trasformare il rifiuto urbano indifferenziato e la miriade di polimeri plastici non riciclabili (Plasmix) in Metanolo, Etanolo ed Idrogeno. Questo impianto dovrebbe nascere nella zona industriale del Terrafino in circa quattro anni e con un costo di 400 milioni di euro, viene proposto al comune da Alia e da NexChem del gruppo Maire Tecnimont. Si tratta di un trattamento dei rifiuti ad altissime temperature, quindi energivora, che permetterebbero di non emettere diossine e furani e che necessita di un sistema di raffreddamento quantificabile in un milione di metri cubi di acqua annui. I promotori assicurano che non ricorrerebbero alle falde ma alle acque di depurazione prodotte dal vicino depuratore di Pagnana, il 60% di queste acque durante le fasi di raffreddamento evaporerebbero. Dall’ impianto usciranno fanghi classificabili come rifiuti speciali indirizzati a discarica quantificabili in un 4%. Quindi, secondo i promotori, basso impatto ambientale e numerosi vantaggi come abbattimento di anidride carbonica del 70%, riduzione delle tariffe attraverso la commercializzazione dei prodotti finiti, ricaduta occupazionale e chiusura della filiera con il trattamento di 250 mila tonnellate di rifiuti non differenziabili. Non è ancora finito il ciclo di incontri che il comune ha organizzato per spiegare l’impianto ma ci sembrano già evidenti alcune criticità. Se a Empoli, come negli altri comuni limitrofi, la raccolta differenziata si attesta ad oltre l’ 80%, sappiamo che l’ area fiorentina è al di sotto del 65%. Molte delle tonnellate trattate dall’ impianto deriverebbero da lì, non è una questione campanilistica, anche se chi è più virtuoso dovrebbe essere premiato, ma concettuale. Se l’ impianto è concepito per trattare le quantità di indifferenziato attuali ci pare evidente che non ci sarà più l’interesse per incentivare le raccolte differenziate in quelle aree dell’ ATO rimaste indietro se non per raggiungere il minimo fissato dalle leggi europee. Se così non fosse e si continuasse ed investire nel porta a porta fino ad arrivare a percentuali omogenee in tutto il comprensorio Alia si ricorrerebbe alla migrazione di rifiuti da fuori ATO o addirittura da fuori regione? Pensiamo che per l’Empolese-Valdelsa sia necessario un impianto, ci sono esempi già operativi in Italia, di trattamento meccanico biologico per recuperare ulteriori materiali sottraendoli allo smaltimento. Dalla narrazione dei promotori si prospetta una positiva ricaduta occupazionale, sappiamo però benissimo quanto paga da questo punto di vista la raccolta differenziata con il metodo porta a porta. Inoltre, altro aspetto che riteniamo non trascurabile, non si avrà più nemmeno l’interesse di mettere al bando quelle plastiche difficili da riciclare. Non ci sembra infine chiaro neppure il processo industriale, l’ impianto è costruito con finanziamenti pubblici ma il prodotto finale, invece di essere immediatamente al servizio della comunità, sarà commercializzato da soggetti privati. Riteniamo necessaria l’ analisi attenta del progetto da parte di un soggetto scientifico indipendente perché non possiamo affidarci alla sola spiegazione dei promotori. Benissimo hanno fatto quei cittadini che si sono uniti nel comitato Trasparenza per Empoli, siamo disponibili a collaborare per capire vantaggi e svantaggi di un opera che condizionerà la vita della comunità per i prossimi decenni.

Comunità in Resistenza Empoli/csa intifada



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