Rsa, la protesta: "No alle chiusure o a rette aumentate per il caro energia"

“No alla scelta tra chiudere le Rsa o aumentare le rette, il danno non è soltanto per le cooperative ma è, soprattutto, per le persone”.

A dirlo sono Anna Batini, presidente di Confcooperative Sanità Toscana, e Alberto Grilli, presidente di Confcooperative-Federsolidarietà Toscana, che hanno partecipato alla manifestazione di Rsa e Centri Diurni in piazza Duomo a Firenze, davanti alla sede della Regione Toscana. Una manifestazione che ha visto scendere in piazza un ampio cartello di associazioni rappresentative delle strutture e dei servizi di assistenza sanitaria, socio sanitaria, e non solo, profit e no profit: Uneba-Toscana, Aret-Asp, Anaste, Arsa, Arat, Agespi, Confcooperative Sanità Toscana, Confcooperative-Federsolidarietà Toscana, Agci-Solidarietà Toscana, Aiop.

“Le Rsa e i Centri Diurni svolgono un servizio pubblico ma i costi sono sempre più privati, a carico delle organizzazioni e delle famiglie. Col caro energia la situazione è insostenibile - sottolineano Batini e Grilli -. Abbiamo manifestato alla luce dell’inerzia e del silenzio della Regione e degli Enti Pubblici: è assolutamente necessario che le Istituzioni, a tutti i livelli, intervengano urgentemente. Stiamo assistendo ad un tentativo di scaricare sulle cooperative, sulle famiglie e sugli utenti le inefficienze del sistema. Abbiamo superato il punto di non ritorno”.

“Nel caso degli associati a Confcooperative-Federsolidarietà e Confcooperative-Sanità toscane - spiegano Batini e Grilli - la situazione di grande sofferenza interessa l’universo delle strutture e dei servizi afferenti gli ambiti sociale, socio sanitario, assistenziale, educativo, della salute mentale e delle dipendenze, dell’assistenza territoriale, dell’inserimento lavorativo. La realtà è che la situazione in Toscana è totalmente bloccata e, oltre alle note criticità - mancanza di adeguamenti tariffari, incapienza delle basi d’asta nelle gare d’appalto, costi e strascichi della pandemia - ed al rincaro energetico, nel rinnovo delle convenzioni in scadenza di tutte le strutture gli Enti Pubblici propongono costi generali tarati sulle tariffe del 2018, perché secondo loro la situazione è ‘transitoria’ e comunque ben ‘ristorata’ dai Decreti Aiuti. ”

Le Rsa in Toscana sono in totale 322, tra pubbliche (in piccola parte), profit e no profit, e ospitano 12mila anziani.

I costi dell'energia stanno pensando sempre di più. Un esempio fra tanti: in una Rsa di Prato nel bimestre agosto-settembre le spese energetiche sono aumentate di 28mila euro, a fronte di contributi previsti dal Decreto Aiuti Ter di appena 1.200 euro.

Dalle Rsa private

Di fronte al caro energia e all’inflazione, Rsa e centri diurni chiedono a gran voce l’intervento urgente della Regione Toscana. Gestori, operatori e famiglie hanno manifestato stamani in piazza Duomo, di fronte a Palazzo Strozzi Sacrati, per richiamare l’attenzione sui problemi che rendono insostenibile la gestione dei servizi agli anziani.

"I costi della pandemia sono tutti a carico delle singole organizzazioni e da restituire alle banche, mentre le famiglie fanno fatica a pagare una quota di parte sociale che ora dovrà necessariamente aumentare - dicono le associazioni rappresentative delle strutture toscane – nel frattempo i lavoratori del settore attendono da anni di essere trattati contrattualmente come i colleghi che operano nel pubblico, ma la politica latita. Regione, Asl, Società della Salute e Comuni si comportano come se nulla sia avvenuto: è tutto in mano al presidente Giani, che si nega a un confronto".

Rsa e centri diurni attendono infatti un incontro con Eugenio Giani, richiesto ormai mesi addietro e più recentemente anche dal prefetto di Firenze, affinché sia valutata una revisione delle tariffe, praticamente ferme da ben 11 anni. Un provvedimento, questo, già adottato da altre Regioni (tra cui Veneto, Puglia ed Emilia-Romagna) proprio per sostenere le strutture ma su cui la Toscana, nonostante l’assessore al Sociale Serena Spinelli abbia più volte ricevuto i gestori, continua a non intervenire.

L’aumento dei costi energetici e dell’inflazione è l’ultima goccia, dopo molte criticità da troppo tempo irrisolte che le associazioni hanno sottoposto all’attenzione delle istituzioni fin dall’inizio della pandemia: "Chiediamo che sia affrontata subito la gravissima carenza di infermieri e Oss, della quale finora la Regione non ha facilitato la soluzione, nemmeno con l’arrivo di operatori comunitari. Poi, chiediamo che siano riviste organizzazione e spesa sanitaria, specie quella ospedaliera, affinché arrivino le risorse necessarie per i servizi agli anziani e alle persone con disabilità: non si può continuare ancora a gravare sulle famiglie, con le rette e con liste d’attesa eccessive".

Ora, sebbene i ristori siano interrotti dal luglio scorso, si assiste inoltre alla ripresa dei contagi, tutt’altro che scomparsi. Il caro bollette, insieme al Covid-19 e all’assenza dei ristori, mette definitivamente a rischio i servizi alla popolazione anziana non autosufficiente. Perciò la protesta non si limiterà alla giornata odierna: mentre i gestori saranno ricevuti in prefettura insieme all’assessore Spinelli il prossimo 3 novembre, Rsa e centri diurni continueranno a essere silenziosamente presenti due giorni a settimana di fronte alla sede del Consiglio regionale. "Ci saremo insieme a famiglie e lavoratori per opporci a una situazione che ci costringerebbe a chiudere i servizi, forse per la gioia di fondi d’investimento speculativi che non aspettano altro".



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