Il cardinale Simoni al Cippo dove fu trucidato padre Bortolotti

Programma ricco di iniziative, caratterizzato da commemorazioni, ricordi emozioni e tanta commozione; celebrazioni organizzate dalla Parrocchia di San Jacopo a Querceto e dagli Oblati di San Giuseppe, per ricordare l’eroica figura di Padre Eligio Bortolotti, religioso nato il 28 ottobre 1912 a Pieve di Bono (Trento), che fin da adolescente aveva lasciato il suo paese di nascita per abbracciare la regola dei “Giuseppini d’Asti”.

Dalle sue Dolomiti, Padre Eligio fu inviato dai superiori a Sesto Fiorentino per prendersi cura delle anime della Parrocchia di Querceto, che non abbandonò neppure durante il passaggio del fronte negli anni duri di deportazioni, fucilazioni, sentenze sommarie e tanta disperazione. Sacerdote alla sequela di Gesù Buon Pastore, ha sempre dimostrato coraggio e forza cristiana, aiutando indistintamente tutti. Essendo nativo di Trento conosceva molto bene anche la lingua tedesca e quotidianamente trattava con i soldati del Terzo Reich. Amava il prossimo suo come fratello, facendo da interprete, intervenendo in tante questioni e rischiando ogni volta la vita e l’arresto, evitando così situazioni ben più gravi per il popolo sestese: deportazioni, saccheggi, soprusi di ogni genere o per far restituire al popolo la refurtiva di guerra.

I primi di settembre del 1944, quando il Comune di Sesto Fiorentino era già stato liberato dal nemico invasore e i militari tedeschi erano ormai in ritirata verso la “Linea Gotica”, questi bussarono alla canonica cercando il religioso, il quale si trovava nel Borgo di Querceto a portare il viatico ai moribondi ed a confortare il popolo. Padre Eligio, appreso che i tedeschi lo cercavano, benché messo in guardia da un ufficiale di non presentarsi al Quartier Generale nella Villa Zappalà posta sulle colline di Sesto qualora lo avessero cercato, si presentò spontaneamente, fu tratto in arresto, torturato ed il giorno seguente, nella località Baroncoli del Comune di Calenzano, fu barbaramente trucidato, dopo che aveva perdonato coloro che ingiustamente lo uccisero. Così testimoniarono direttamente a Monte Morello i suoi uccisori, soldati della Wemacht: “Pastore cattolico avere baciato Crocifisso e pregato per noi…. Pum-pum! Kaput!”. Padre Bortolotti stringeva tra le mani il Crocifisso del suo noviziato, che lo accompagnò per tutto il ministero sacerdotale. Mentre lo uccidevano, esclamò le parole evangeliche che Gesù rivolse sul Monte Calvario ai suoi carnefici: “Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno”.

Le celebrazioni in ricordo della nascita di padre Eligio hanno avuto inizio nel luogo della fucilazione del religioso, nell’oliveta sotto la Villa Daddi a Baroncoli, presso la croce restaurata dai volontari della parrocchia per l’occasione: ”Qui barbaramente fu ucciso dai soldati tedeschi Padre Eligio Bortolotti priore di Querceto di anni 32 – 05 settembre 1944”.

Presente alla Cerimonia e al momento di preghiera il Cardinale Ernest Simoni che, per il suo recente 94° genetliaco, ha espresso il desiderio di recarsi proprio alla Croce a ricordo del luogo del martirio del religioso trentino in aperta campagna tra le colline di Calenzano. Il cardinale albanese è conosciuto in tutto il mondo quale testimone vivente delle atrocità del Regime Ateo Albanese che per più di mezzo secolo nel ‘900 perseguitò la “Chiesa del Silenzio”. Nella storia non vi era annoverata una visita di un cardinale nel luogo della fucilazione di Padre Eligio: commovente e struggente vedere oggi don Ernest ora rivestito della porpora cardinalizia sei anni da Papa Francesco che lo ha definito “Martire Vivente”.

Il porporato, dopo aver deposto un omaggio floreale con i colori vaticani, si è raccolto in silenzio, visibilmente commosso ai piedi della croce issata a ricordo del sangue di un innocente sacerdote, colpevole solo di aver aiutato il suo popolo alla luce degli insegnamenti del Divin Maestro.

Durante la commemorazione hanno preso la parola padre Sebastian Soy che ha portato il saluto degli Oblati di San Giuseppe, don Paolo Cioni Parroco del luogo e il Sig. Silvano Cemin, nipote di Padre Eligio, giunto per l’occasione con parenti e fedeli dal Comune di Molina di Fiemme, che ha portato in dono alla parrocchia per lo speciale anniversario una rara lettera di padre Eligio, da poco ritrovata, che il sacerdote scrisse ai familiari cinque giorni prima di essere trucidato, nella quale faceva accenno solo di cose belle, senza menzionare in alcun modo le sofferenze che stava vivendo a Querceto durante il passaggio del fronte.

Sono convenuti per l’occasione in rappresentanza del Comune di Sesto Fiorentino l’Assessore Sara Martini, mentre per il Comune di Calenzano l’Assessore Damiano Felli, il personale della Polizia Municipale, l’Ispettore Regionale ANC per la Toscana il Generale di Divisione Luigi Nardini e una folta rappresentanza di associazioni di volontariato del territorio.

Al termine della cerimonia commemorativa, dopo la deposizione della corona di alloro, è stata eseguita la suggestiva e commovente “Ave Maria” dal Tenore Lorenzo Mazzocchi, che ha rotto il silenzio avvolgendo l’intera vallata.

E’ stata poi celebrata una Santa Messa, animata dal coro parrocchiale in suffragio di padre Bortolotti presso la Parrocchia di San Jacopo a Querceto, sull’altare maggiore di fine ‘700 opera in maiolica, realizzata dalla Manifattura Ginori di Doccia, dove ogni giorno don Eligio celebrava i Divini Misteri e dove certamente, nelle ore oscure della guerra, pregava ed affidava il suo gregge alla protezione celeste, testimone di lacrime, dolori e tribolazioni.

Il cardinale Simoni ha ricordato la figura del sacerdote “martire” di Querceto con queste parole: “Padre Eligio, religioso giuseppino, sacerdote esemplare operaio nella Vigna del Signore a servizio del popolo di Dio. Uomo mite, puro di cuore e dotato di slancio caritatevole verso il prossimo più bisognoso, che con il suo zelante ministero sacerdotale era e rimane esempio anche oggi per tutti noi. Il dono della sua vita spesa totalmente per gli altri, il perdono pochi istanti prima di essere ucciso rivolto ai suoi aguzzini da loro stessi testimoniato, sia per noi ancor più oggi, in questo mondo distratto ed indifferente, monito e sprono a vivere con fiducia alla sequela del Signore, seguendo i suoi dettami ed i suoi comandamenti. Ringraziamo il Signore Gesù, Agnello che si è offerto per l’intera Umanità, per aver donato molteplici pastori secondo il suo Sacratissimo cuore: testimoni autentici, che ci hanno preceduto, i quali, imitando il Buon Pastore, hanno saputo donare la sua vita per il gregge a loro affidato; degni del premio eterno che oggi dalla Gerusalemme Celeste pregano ed intercedono per noi”.

Fonte: Ufficio Stampa



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