La Empoli di Brenda: "Multiutility, impianto Alia, teatro, Hope e Pnrr. Sul Pd fare presto e bene"

Brenda Barnini, sindaco di Empoli (foto gonews.it)

Idealmente come un drone che vola sulla città, sui suoi problemi, sui suoi progetti, sulle sue prospettive. Il telecomando nelle mani di Brenda Barnini, sindaca di Empoli, che fa il punto in un momento che, sia a livello nazionale che locale, è tutt’altro che facile. Le questioni sul tappeto non mancano, si parte con quelle che sono forse le più importanti e spinose: Multiutility e nuovo impianto Alia.

E’ vero che Empoli perderà di valore con la Multiutility?
E’ chiaro che l’impegno che abbiamo messo nei mesi scorsi per arrivare a questo primo passo concreto dimostra che le valutazioni della nostra amministrazione e di quelle del territorio sono positive. In queste pesa anche il fatto che il progetto fa in modo che l’Empolese-Valdelsa resti in questo modo unito per avere poi un peso specifico molto rilevante nei futuri assetti. Il Comune di Firenze, che è il più pesante, non avrà la maggioranza assoluta e quindi dovrà interloquire con gli altri soggetti. Di fatto, noi veniamo dopo il capoluogo e Prato. Siamo il terzo soggetto. I numeri sconfessano chi dice che perderemo di peso. Ovvio che, in una dimensione più grande, sarà importante essere più bravi, regola che comunque vale in ogni campo.

Le cose dove questo ‘gigante’ è presente come vanno?
Sono esperienze che hanno ormai più di venti anni, quando questo già doveva accadere anche in Toscana. Ho citato in consiglio un verbale di venti anni fa, sindaco Bugli, nel quale ci fu una discussione identica a quella di oggi. Allora il territorio scelse di far nascere Publiservizi appositamente per creare una holding toscana che doveva essere quotata in borsa. Sono i corsi ed i ricorsi della storia. Nel centro nord le multiutility sono già state fatte e, se si guarda Hera in Emilia-Romagna, A2A in Lombardia, Iren a Torino, Genova e Reggio Emilia, ci si rende conto che aver fatto un processo aggregativo ed essere arrivati alla borsa ha garantito di poter contare su risorse economiche indispensabili per fare investimenti. La borsa non è un fine, ma un mezzo per reperire risorse. Il tutto con precisi e ben definiti paletti.

Quali?
Il 51% deve rimanere pubblico. Paradossalmente, rispetto a come siamo oggi con gas, rifiuti ed acqua, si diventa più controllori di quanto non lo siamo ora. Nessuno dei soggetti privati potrà infatti detenere più del 5% delle quote e, ad esempio, una situazione come quella attuale di Acque dove un privato ha il 49% e quindi molto peso, non potrà più succedere. Capisco le preoccupazioni, ma la scelta è ponderata, viene da una comparazione con altre realtà ed è l’ultima occasione.

Perché l’ultima occasione?
Nei prossimi anni abbiamo solo due strade davanti: o ci dedichiamo alla costruzione di un soggetto forte ed autoctono oppure decidiamo a quale degli altri soggetti appoggiarsi, ovvero vendersi.

A una donna di sinistra non stride la quotazione in borsa?
Torniamo a venti anni fa quando non esisteva il Pd ed in Emilia governavano eredi del Pci. Mi pare una discussione un po’ fine a sé stessa. Poi chiedo: se non in borsa, dove pensiamo di reperire i soldi per fare gli investimenti milionari? L’alternativa è farseli prestare dalle banche come fino ad oggi nell’acqua e poi c’è un altro aspetto.

Quale?
Per me acqua pubblica si intende con il soggetto pubblico che definisce priorità ed obiettivi che, quindi, corrispondono ad interesse pubblico e non a cosa porta più rendimento. E’ importante che questo potere resti pubblico ma la fonte a cui attingi economicamente non può che avere a che fare col mercato. Che questo sia il mercato del debito o della borsa i soldi vanno trovati.

Multiutility ed impianto Alia è un caso che siano arrivati insieme sulla ribalta?
E’ un caso e spiego perché. Il processo della multiutility è nato venti anni fa, a più riprese è stato ritentato e ora vede questo ultimo tentativo perché, per la prima volta, Firenze si è decisa a volerci seriamente provare. E si capisce bene che, senza Firenze, farlo è un problema. La questione ciclo dei rifiuti risale invece al 2012, vede una serie di scelte tipo, per noi, la raccolta porta a porta. Il tutto inserito in un piano che, per stare in piedi, deve essere completato per intero. Fra gli obiettivi iniziali c’era anche la realizzazione di tanti impianti. Sia chiaro che l’alternativa alla discarica è la costruzione di impianti in un numero almeno pari alle tipologie di rifiuti che si trattano.

Ad esempio a casa Sartori dove c’era una discarica è in costruzione un biodigestore da 55 milioni di euro per trasformare l’organico. Il rifiuto, qualunque sia, deve essere trattato. Nel caso di Montespertoli facendolo diventare gas per alimentare poi la flotta dei camion di Alia. Stesso per il vetro per il quale noi abbiamo il vantaggio che a Empoli c’è una vetreria industriale che da vetro fa vetro, riducendo l’impatto ambientale del 50-60% ed evitando di mettere all’asta e vendere ad altre vetrerie il materiale recuperato. Lo stesso concetto per la plastica perché nessuno compra il sacco blu se non viene trasformato e per la carta.

La famosa economia circolare
Sì, tutti ne parlano ma poi fanno fatica a capire come è fatta. Ci richiede lo sforzo mentale di capire che tutto quanto, non essendo smaltito, ha bisogno di un processo industriale per essere valorizzato. Alla fine resta comunque una quota parte di rifiuto che è inutile. Oggi questa va o in discarica a Peccioli o in un inceneritore fuori Regione.

E qui arriva il progetto di Alia
Sì, Alia si è chiesta: esiste un’alternativa? Nasce da qui la progettazione che sta portando avanti. Quindi è un caso che le due discussioni siano arrivate insieme perché nascono dalla necessità di risolvere problemi diversi.

Perché l’impianto Alia verrà fatto a Empoli?
Intanto per l’area che serve Alia, poi per la necessità di realizzarlo in un contesto dove, almeno una delle materie prodotte, ovvero l’idrogeno, possa essere subito reimpiegato. Il suo trasporto costa molto e non a caso i diversi impianti di produzione di questo gas vengono fatti proprio vicino a chi poi lo usa.

A Empoli la Zignago
Sì, è uno dei possibili utilizzatori. In Europa le vetrerie si stanno ponendo il problema visto che, da qui al 2030, dovranno dismettere l’alimentazione da fonte fossile. La famosa transizione ecologica rischia di avere anche conseguenze negative. Non avendo l’idrogeno prodotto accanto, Zignago potrebbe chiudere o delocalizzare con ricadute sull’occupazione. Questo è uno degli elementi che hanno portato a sviluppare la progettazione a Empoli vista questa importante sinergia di fondo. Sia comunque chiaro che Zignago non sta dentro la società. C’è un elemento di prospettiva in entrambe le direzioni.

Sulla sicurezza ambientale cosa senti di dire agli empolesi?
Quanto detto finora non vuol dire che non ci sono preoccupazioni e discussione, ci mancherebbe altro. Però sono convinta che si debba affrontare la questione con la voglia di entrare nel merito. Prima di arrivare ad un’autorizzazione ci sono passaggi anche se si amplia un capanno, figuriamoci per un impianto simile.

A chi dice che ormai è tutto deciso cosa replichi?
Che non è vero. Siamo in una fase assolutamente di progettazione preliminare e questo deve essere chiaro. Gli appuntamenti non sono stati organizzati con un progetto a scatola chiusa ma con l’obiettivo che i cittadini possano avere tutte le informazioni. E, come noi, capire bene.

La preoccupazione della gente è inevitabile
Certo, lo capisco perfettamente. Ma mi sento di dire che questo percorso è stato trasparente fin dall’inizio. Quando me lo proposero a fine marzo dissi subito ad Alia di passare in consiglio comunale perché non è una questione che riguarda sindaco e giunta ma la città. Tutto abbiamo fatto, facciamo e faremo meno che nascondere qualcosa ai cittadini.

A che punto siete col teatro Ferruccio?
Ad un buon punto. Stiamo definendo la progettazione, i nove milioni da Pnrr ci sono e serviranno anche per riqualificare tutta piazza Guido Guerra. A fine mese contiamo di presentare il progetto alla cittadinanza, anche per eliminare dalla memoria la prima immagine che fu proposta. L’architetto Luca Rozza che è specializzato in teatri ci sta lavorando.

Avete progetti sull’ex cinema La Perla?
Stiamo valutando il costo di un intervento di manutenzione straordinaria da sostenere come amministrazione per poi rimetterlo a disposizione di chi lo voglia usare per organizzare anche saltuariamente eventi. Tipo come al Palazzo delle Esposizioni ora.

Il progetto Hope a che punto è?
Entro primavera finiscono i lavori sull’ex convitto che si trasformerà in un palazzo per ragazzi e bambini con sale dedicate. A fine 2023 saranno completati i lavori dell’ospedale vecchio con co-working, una grande caffetteria a piano terra e un salone con circa 250 posti. Spero entro fine anno di riaprire la biblioteca e, tra febbraio e marzo, di fare lo stesso con l’ex Ser.T.

Hope sarà quello che, dopo il 2024, si ricorderà di più del decennio Barnini?
Penso di sì, lo vivo come la cifra più importante del cambiamento del centro storico, ma di cose ne abbiamo fatte tante. Entro il 2023 viene demolito anche l’ecomostro a Ponte a Elsa e, insomma, non c’è solo il centro storico. E poi abbiamo portato a casa cinque milioni di euro per completare l’ospedale vecchio. Quindi, comunque vada, chi verrà nel 2024 si ritroverà un tesoretto per finire l’ospedale e, grazie a fondi europei veicolati dalla regione, altri soldi per palazzo Ghibellino, ex macelli, porta pisana, la zona di via degli orti e via Chiarugi.

Della questione Natale si è già occupato l’assessore Ponzo in Consiglio comunale, qualcosa da aggiungere?
Il nostro centro storico è da sempre il cuore della città perché è un centro commerciale naturale. Il Natale si è dimostrato, numeri alla mano, un volano di rilancio della vocazione commerciale del centro. Poi è chiaro che la prospettiva trentennale non è legata all’evento e sarà data dagli interventi strutturali cui accennavamo sopra ma se, nel frattempo, non avessimo sostenuto gli eventi, il centro sarebbe morto. Quando diventai sindaco tutti dicevano che il nostro giro era finito e quindi, da un certo punto di vista, le polemiche dimostrano che ora così non è. Il Natale deve essere visto come un modo di mantenere vivo il centro commerciale naturale che poi è il primo presidio di sicurezza.

A proposito di sicurezza, avverti il problema?.
Avverto che ormai, come in qualunque città, anche qui si percepisce. Noi lo abbiamo preso sempre sul serio. Nel primo mandato abbiamo cercato di far crescere la partecipazione dei cittadini col controllo del vicinato, poi ci sono situazioni come quelle nella zona della stazione che richiedono un presidio costante. Noi siamo per numero di passeggeri la terza stazione della Toscana e non c’è da stupirsi di certi fenomeni ma da affrontarli bene come facciamo in stretta e costante collaborazione con le forze dell’ordine. Poi, per quanto riguarda le leggi nazionali, ci penserà il governo che ha la sicurezza fra le sue priorità. Vedremo alla prova dei fatti quali strumenti nuovi ci saranno

Sei soddisfatta di come state intercettando i fondi del Pnrr?
Molto. E si continua. Proprio in queste ore, ad esempio, abbiamo preso altri soldi per la scuola dell’infanzia di Cortenuova. Ad inizio 2022 avevamo una previsione di spesa di investimento di 21 milioni di euro. Chiuderemo l’anno con 41 milioni. Questa forbice sono soldi del Pnrr che lasceranno lavoro ed un disegno di città.

Chiudiamo parlando un po’ di politica, iniziando dal Pd nazionale. Come vivi la situazione?
Con molto disagio perché credo che il 25 settembre non possa essere analizzato come un incidente di percorso e debba invece aprire una riflessione seria su cosa il partito vuol essere, su chi vuole rappresentare, sul modello di società che vuol proporre. Il disagio è acuito dal fatto che, quasi quotidianamente, il Pd è terreno di scontro fra terzo polo e Movimento 5 stelle e non vedo reazioni a questa dinamica. A breve si apre questa fase congressuale che capisco debba essere lunga, ma c’è bisogno di fare le cose presto e bene perché ogni giorno che passa peggiora la situazione.

Possibile che nemmeno un valore come la pace vi unisca?
Trovo ipocrita non aver mai sentito dire che questo tema ci divide da quando D’Alema era presidente del consiglio e decise di intervenire in Kosovo. Quindi non è una novità. Il punto è che c’è un interrogativo profondo su come interpretare l’articolo 11 della Costituzione. La cosa che dice è incontrovertibile ma chi la scrisse si era ribellato ad un oppressore non con i fiori e quindi mi chiedo: oggi che lettura darebbe della situazione? La risposta non è scontata. L’argomento è molto complicato anche se, ovviamente, chiunque chiede la pace ed anche io. Però bisogna capire quale è il prezzo da pagare e questo non può essere chiedere agli ucraini di smettere di difendersi.

A livello locale mancano due anni ad un passaggio importante, la chiusura dell’amministrazione Barnini. Lo stato dell’arte qual è?
Tutte le amministrative sono uno snodo importante. Anzi, direi che lo stanno diventando sempre di più perché ormai da tempo niente è scontato. Questi anni arriveranno in fondo con risultati che saranno la base di partenza su cui costruire un progetto nuovo per Empoli. Gran parte di questi progetti definiscono una visione di città e, di sicuro, chi si candiderà nel centro-sinistra potrà partire da una visione che ha pezzi realizzati ed altri in costruzione. Ma non sarà sufficiente perché dovrà poi mettere in campo una proposta credibile.

Il progetto che avevi nel 2014 può dirsi realizzato?
Direi gran parte dei progetti del 2014, per cui la risposta è sì.

E da grande cosa farai?
Non è affatto una preoccupazione nel senso che, dal punto di vista politico, aver avuto la possibilità di fare per dieci anni il sindaco della mia città è il massimo che potevo chiedere. Finisco con molta pace. Poi la politica è una passione e si può fare in tanti modi, anche senza ruoli.

Marco Mainardi

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