I primi 8 mesi del 2022 sono contraddistinti da una forte ripresa dei flussi turistici esteri verso la Toscana, in concomitanza con il progressivo adattamento a convivere con il virus Covid-19 e le sue varianti, e nonostante le forti tensioni internazionali causate dallo scoppio e il protrarsi della guerra della Russia all’Ucraina.
Le presenze turistiche aumentano di circa il 32,1% rispetto ai primi 8 mesi dello scorso 2021, passando da 24,6 milioni a 32,5 milioni. Di conseguenza la distanza del volume di presenze nei primi 8 mesi del 2022 rispetto agli stessi mesi del 2019, prima della pandemia, si riduce sensibilmente e in modo progressivo pur rimanendo ancora apprezzabile (-15,2%). Nei primi 5 mesi dell’anno tale distanza era ancora del -32%.
Rispetto al 2021 il rimbalzo del 2022 appare originato esclusivamente dal ritorno degli stranieri (+101,8% nei primi 8 mesi), non più solo essenzialmente europei (+66,5%) ma anche e soprattutto extraeuropei (+408,1%), in particolare provenienti dal continente americano. La componente interna del turismo dei toscani in Toscana viceversa diminuisce seppure in misura contenuta (-5,7%) e stabile risulta la componente del turismo nazionale non toscano (+1,1%), grazie alla buona performance delle regioni meridionali, mentre il trend dalle regioni settentrionali flette in linea col turismo domestico (Tab. 2). La relativa stagnazione della componente interna è in primo luogo spiegata dal forte recupero apprezzato già nell’estate del 2021, e in parte rilevante determinata dalla maggior apertura dei mercati esteri, dovuta al superamento della fase più critica del Covid-19, che in corrispondenza dei mesi estivi ha favorito il ritorno dei toscani e degli italiani al turismo oltre confine. Una terza spiegazione, che speriamo sarà smentita ma da non sottovalutare, fa invece riferimento al manifestarsi delle prime conseguenze della dinamica inflazionistica sulla capacità di spesa per turismo delle famiglie italiane.
Gli alberghi a 5 stelle risultano sui tre anni 2019-2022 i più resilienti e vicini al pieno recupero dei livelli antecedenti la diffusione dell’epidemia (-13,6%). Le locazioni turistiche brevi, ossia gli affitti a breve termine in appartamenti di privati, la cui crescita è in certa misura un effetto ottico determinato dalla progressiva emersione statistica, hanno registrato, anche per ragioni legate alla preferenza per il distanziamento sociale, il miglior risultato assoluto nel complesso del periodo analizzato, oltrepassando di gran lunga i livelli fatti registrare nei primi 5 mesi del 2019. A seguire sono le strutture ricettive dedicate al turismo a contatto con la natura e all’aria aperta a risultare tra le più resilienti. In primo luogo gli agriturismo, che nei primi mesi del 2022 registrano un +25,1% sul 2021 e che hanno già recuperato i livelli di presenze del 2019, e a seguire i villaggi turistici e i campeggi.
A crescere di più nei primi 8 mesi del 2022 sono le destinazioni che hanno più sofferto l’impatto del Covid nello scorso biennio, ciò che conferma la tendenza a convergere di quasi tutti i prodotti/territori in direzione del ritorno ai volumi di flussi turistici antecedenti la crisi. In particolare le città d’arte – e Firenze su tutte (+185,4%) – ma anche Montecatini Terme in Valdinievole (+125,9%), vero e proprio hub del turismo internazionale organizzato per visitare le destinazioni storico-artistiche della regione e a seguire la Piana di Lucca (+96,6%).
Alle prime due destinazioni resta molta strada da fare per recuperare i livelli del 2019, complice l’importanza dei mercati extra-europei, asiatici in particolare ancora “grandi assenti” nel 2022.
A seguire in termini di crescita nei primi mesi del 2022 sono alcune destinazioni collinari limitrofe a Firenze e con un brand internazionale largamente affermato o che dipendono dal turismo fiorentino, il Chianti, l’Empolese Valdelsa e Prato, ma anche gli ambiti di Siena e della Val di Chiana senese, Pistoia e montagna pistoiese, il Mugello e la Val d’Orcia. A seguire ancora le Terre di Valdelsa e dell’Etruria Volterrana, la Garfagnana, la Val di Chiana aretina e Arezzo e l’Amiata. Destinazioni collinari e montane a cui resta ancora da recuperare tra il 20 e il 40% delle presenze sul 2019.
In questo quadro, tutto sommato confortante, due destinazioni fanno eccezione. In primo luogo spicca il mancato rimbalzo nel 2022 dell’ambito Terre di Pisa, che con un misero +2,5% non riesce a ridurre
significativamente un gap che è il più elevato di tutti gli ambiti toscani (-37,5%) rispetto al 2019.
In secondo luogo il Valdarno aretino, con un risultato anch’esso fortemente insoddisfacente nel 2019 (-4,4%) in termini di presenze. In entrambi i casi, tuttavia, il risultato potrebbe essere influenzato dal tasso di inadempienza delle strutture ricettive rispetto all’obbligo tempestivo di comunicazione
Nei primi 8 mesi del 2022 l’incremento delle presenze provenienti dai paesi dell’Europa centro-occidentale (+68,2%) contribuisce da solo per più della metà della crescita totale del turismo in Toscana. A seguire in ordine di importanza è certamente il ritorno dei nord-americani, che aumentano del +655,2% e il cui contributo alla crescita totale vale circa un quarto del totale.
Simili variazioni interessano i turisti provenienti dall’America latina, mentre ancora più cospicua (+1.158%) ma meno rilevante in termini di contributo (+0,5% su una variazione regionale complessiva pari a +32,1%) appare la crescita registrata dall’Oceania. Nei primi 8 mesi del 2022 aumentano sensibilmente anche i turisti provenienti dal continente asiatico (+297%) ma la distanza dai livelli del 2019 resta enorme (-71,1%) e il contributo negativo nel periodo 2019-2022 il più ampio (-3,9%).
La ripresa molto forte dei flussi turistici registrata in Toscana nei primi 8 mesi del 2022 ha ridotto sensibilmente le distanze rispetto ai livelli precedenti lo scoppio della pandemia, ma rischia di essere frenata dagli effetti delle dinamiche inflattive e geopolitiche in corso, rimandando a data da destinarsi il superamento dei livelli di spesa e flusso turistico registrati nel 2019.
Sul versante internazionale mancano e mancheranno ancora nel 2023 le presenze provenienti dai paesi dell’Asia centro-orientale e dalla Russia, ma anche dal continente africano e dall’Oceania. Sul mercato interno gli effetti dell’inflazione rischiano di deprimere una domanda nazionale e regionale che ancora costituisce circa la metà del totale e in molti casi gioca un ruolo complementare nello spazio e nel tempo rispetto alle componenti estere.
Gli effetti dell’inflazione possono contribuire a frenare anche la forte crescita dei flussi turistici dall’Europa, protagonisti della recente ripresa e driver cruciale per la crescita futura del settore. Infine, ma non da ultimo, le dinamiche del costo dell’energia rischiano di determinare l’impossibilità di una parte rilevante delle imprese che costituiscono il sistema di offerta turistica di garantire i propri servizi in modo continuativo lungo tutto l’arco dell’anno, con il rischio di strozzature e razionamenti passibili di limitare ulteriormente i ricavi e la competitività del settore.
Un quadro dunque contrastato, che sottolinea la resilienza del sistema dell’offerta regionale e la capacità di ripresa della domanda turistica dopo il black-out della pandemia, ma anche l’incertezza di fronte alle nuove sfide che si approssimano, connesse al cambiamento di composizione della domanda e alla crisi energetica e inflazionistica in corso.
Fonte: Irpet
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