Tagli alla sanità e spesa nelle armi, l'appello per salvare il diritto alla salute

Tutti avvertono difficoltà e disagi nell’accesso ai servizi sanitari e sociali. Da tempo siamo vivendo una egemone ideologia della privatizzazione e il servizio sanitario universalistico viene messo progressivamente in crisi.

Le condizioni di lavoro dei lavoratori della sanità si sono fatte più pesanti e gli stipendi sono tra i più bassi in Europa.

In Italia il servizio sanitario pubblico italiano deve far fronte a gravi carenze di personale, aggravate dalla pandemia, che hanno innescato un esodo di personale per pensione anticipata o passaggio a ruoli nel settore privato.

Addirittura, alcune amministrazioni regionali stipulano contratti con medici freelance per coprire i turni in ospedale.

Hans Kluge, direttore regionale dell’Oms per l’Europa, avverte: "Tutte queste minacce rappresentano una bomba a orologeria che potrebbe portare a risultati sanitari scadenti, lunghi tempi di attesa, molti decessi evitabili e potenzialmente anche al collasso del sistema sanitario".

Al tempo della fase più dura della pandemia il governo aveva aumentato significativamente le risorse, si pensava ad un possibile ‘ritorno dello stato’ nel sostenere il diritto che sta alla base di tutti i diritti (la salute!). Si diceva: niente sarà come prima! Ma così non è andata.

Con i governi successivi hanno ripreso campo le scelte, o le non scelte, derivanti dall’ideologia della cosiddetta austerity. L’attuale governo della destra - con un ministro della salute ‘non pervenuto’ – accentua le previsioni di tagli per la sanità, insieme all’assenza di misure per il sostegno alle face più deboli della popolazione e, addirittura, anche l’eliminazione di ogni controllo negli appalti di lavori, quindi con un colpo ulteriore alla sicurezza del lavoro. Con soldi pubblici sempre più lavoro povero!

Avevamo, negli ultimi lustri, un ‘modello Toscana’, caratterizzato da uno sviluppo dei servizi pubblici più in linea con i fondamenti di una sanità universalista, con l’art. 1 della Riforma sanitaria del 1978. Pur mantenendo, la nostra regione, una quota di pubblico superiore ad altre, vede purtroppo una progressiva ‘riduzione della differenza’, e le persone sentono spesso gli stessi disagi che si vivono nelle altre regioni. Anche i servizi di prevenzione collettiva e di protezione ambientale soffrono di una marcata emarginazione.

Per tutto ciò pensiamo necessario fare un appello (ci permettiamo: anche a nome di tanti operatori che hanno difficoltà e paura a protestare) a forze sociali, partiti, associazioni e cittadini per organizzare a Firenze una grande manifestazione per il rilancio di una sanità pubblica ‘accessibile, vicina e di qualità’.

Superiamo le fratture del campo progressista! Partiamo anche dalla nostra esperienza lavorativa e culturale nei settori della prevenzione, della ricerca, della sanità territoriale e ospedaliera, per dire: non ci stiamo a vedere degradate tante conquiste del passato. Non ci stiamo!

Alcuni contenuti - certamente da integrarere con il contributo delle forze che lo vorranno - di una nuova piattaforma toscana di impegno politico possono essere:
- sostegno alle lotte dei lavoratori dei servizi sociali e sanitari e stop alle progressive esternalizzazioni delle attività
- non basta più ‘amministrare il potere’: conviene promuovere e sostenere le proteste contro le cattive politiche nazionali finalizzato ad un aumento delle risorse per il servizio sanitario nazionale, contro ogni ipotesi di autonomia regionale differenziata
- una politica di bilancio regionale che proponga un rinnovato spirito solidaristico, prospettando anche un piccolo maggiore contributo da parte di coloro che possono, per far fronte ai bisogni più urgenti
- un rilancio vero della sanità territoriale che comprenda un rinnovato potere di partecipazione dei territori, con i medici di famiglia pienamente dentro le nuove Case di Comunità, impegnati in una nuova ‘sanità d’iniziativa’ per la prevenzione delle malattie croniche
- un rinnovato impegno per i servizi di prevenzione, anche sperimentando, in considerazione della estrema crisi ambientale e climatica, un superamento della separazione tra servizi sanitari e quelli ambientali, in questo campo.

I medici in pensione Marco Geddes, Paolo Malacarne, Caterina Masini, Enrico Roccato, Tiziana Sampietro, Mauro Valiani

 



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