Foibe, PCI Empolese Valdelsa: "Non condividiamo la presa di posizione di Aned"

La giornata del 10 febbraio è la ricorrenza della firma del Trattato di pace, siglato nel 1947 a Parigi, che mise formalmente fine alla guerra scatenata dal nazifascismo e i cui contenuti erano stati definiti dalla conferenza di pace svoltasi sempre a Parigi fra luglio e ottobre 1946.
 
Ma in Italia tale giorno è stato scelto per legge, nel 2004, come Giorno del Ricordo dei "drammatici eventi" che, tra il 1943 ed il 1945, segnarono la storia del "confine orientale" del nostro Paese.
 
Furono i "post" fascisti a proporre tale data, e per capirne il significato bisogna fare riferimento al dibattito in Parlamento in cui il senatore Servello, già dirigente del Msi, illustrò  le ragioni di quella scelta, ricordando che il Trattato di Parigi "impose all'Italia la mutilazione delle terre adriatiche, per cinica e criminosa volontà dei vincitori", trasformando una data di sconfitta del fascismo in una occasione di rivendicazione territoriale sciovinista e nazionalista. Ma, nello spazio pubblico delle commemorazioni, il 10 febbraio è diventata la giornata delle "foibe".
 
L'istituzione di questa ricorrenza ha rappresentato di fatto una riuscita manovra politico-ideologica della destra "post" fascista per oscurare e mettere in secondo piano il significato del 25 aprile.
 
Siamo d'accordo con l'Anpi quando sottolinea il silenzio sull'aggressione italiana alla Jugoslavia del 1941, sui conseguenti crimini e le deportazioni da parte italiana che hanno causato decine e decine di migliaia di vittime, sulla snazionalizzazione dei croati e degli sloveni, sulla mancata punizione dei criminali di guerra italiani e sul sostegno italiano al regime criminale di Ante Pavelić in Croazia.
 
Riteniamo che sia questo il contesto dal quale partire per un'analisi storica veritiera sulle uccisioni di fascisti e certamente anche di innocenti italiani nelle "foibe"; un'analisi che valuti i fatti nel loro vero svolgimento e dimensioni, inquadrando l'esodo degli italiani in un contesto europeo post guerra che vide altri esodi più o meno forzati, come quello dei tedeschi espulsi dalla regione cecoslovacca dei Sudeti per rappresaglia all'occupazione nazista di quel territorio.
 
Come Pci non condividiamo quindi la presa di posizione dell'Aned Empolese Valdelsa sul "Giorno del Ricordo".
 
Nemmeno una parola esplicita (ma solo dei sottintesi interpretabili) sui massacri italiani e tedeschi delle popolazioni slave viene spesa nel comunicato.
 
Questa mancanza è una vergognosa dimostrazione di "timidezza" e subalternità al revisionismo storico dominante che ci addolora, soprattutto per l'Associazione dalla quale proviene.
 
Si rivoltano nella tomba i tanti italiani che abbandonarono l'esercito fascista e restituirono l'onore al nostro Paese passando all'Armata partigiana jugoslava guidata da Tito per sconfiggere assieme il nazifascismo.
 
Per non parlare del riferimento dell'Aned locale a "tutti i totalitarismi", in linea con il tentativo di mettere sullo stesso piano nazifascismo e Unione Sovietica. Eppure all'Aned dovrebbero sapere che tanti deportati resistettero e morirono con una falce e martello nel cuore e la vittoria dell'Armata Rossa come certezza.
 

PCI Empolese Valdelsa



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