Il 'fornaio ribelle' che chiude per Ferragosto scatena il dibattito su lavoro e vita privata

Foto di lullone da Pixabay

Mentre in molte città italiane non residenziali i supermercati e le botteghe di paese rimangono aperte per garantire servizi minimi alla popolazione rimasta a casa, sul fronte delle località balneari e di villeggiatura il commercio è un obbligo anche nei giorni di festa come Ferragosto. Per tutti o quasi. Ha fatto scalpore infatti la storia del panettiere Nico Vanni di Castiglion Fiorentino, che proprio per il 15 agosto ha fatto armi e bagagli per passare una giornata al mare come tanti aretini come lui invece di stare dietro al forno tutta la notte per produrre pani, sfilatini, schiacciate e molto altro.

La sua lettera di sfogo sul quotidiano La Nazione è la storia di molti piccoli imprenditori che amano il loro lavoro ma che porta a sacrifici esagerati: al lavoro già alle 3 di notte, solo perché all'una ci pensa il padre a cominciare il turno, e poi al forno fino alle prime ore del mattino, dove poi invece del riposo c'è il lavoro per la grande distribuzione, con pesatura e imballaggio di ogni pezzo prodotto. E il lavoro va garantito tutti i giorni, specialmente durante le feste perché si fanno anche incassi importanti proprio a ridosso dei giorni segnati in rosso sul calendario.

Il dibattito partito sui social poi è sbarcato anche in tv, quando la Rai ha deciso di invitarlo a Roma per raccontare la sua storia di fornaio ribelle. Ma la discussione è nell'aria da tempo, sin da quando la pandemia ci ha fatto apprezzare come fermarsi dal lavoro sia auspicabile e rinfrancante per godersi la famiglia e la vita al di fuori della propria occupazione.Ilo



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