Positivo all'Hiv cerca di donare il sangue, militare scoperto e indagato

Un militare di stanza a Pisa ha cercato di donare il sangue nonostante fosse al corrente di essere positivo all'Hiv. La denuncia è stata presentata a fine estate dall'allora primario del Centro Trasfusionale di Livorno, come scrive il Tirreno. Difatti le persone che vivono con Hiv non possono donare il sangue, perché metterebbero a repentaglio chi quel sangue lo riceve.

Tutto sarebbe avvenuto verso settembre. Al centro livornese si sarebbe presentato il possibile donatore, che avrebbe fornito le generalità e i documenti. Per la prima donazione il protocollo però prevede un prelievo vero e proprio per verificare malattie o anomalie. In poco tempo si scopre che l'uomo è Hiv positivo. Non può donare.

Secondo il quotidiano si apre poi un'inchiesta in procura dopo la denuncia dell'Asl. Si scopre che avrebbe già provato a donare a Pisa, tentativo arenato ancor prima di quello di Livorno. Il militare viene iscritto al registro degli indagati con l'accusa di tentata epidemia.

Avis Toscana: "Il sistema dei controlli ha funzionato, ma mai abbassare la guardia"

"L'efficienza del Centro Trasfusionale di Livorno ha permesso di evitare conseguenze drammatiche. La brutta, bruttissima, vicenda di Livorno è la conferma che il sistema sangue funziona ed è sicuro, sia per chi dona sia per chi riceve".
Così Claudia Firenze, presidente di Avis Toscana, interviene in merito all'inchiesta che vede indagato un militare che si è recato al Centro Trasfusionale di Livorno per donare il sangue, ma dai test preliminari alla donazione è stato scoperto essere sieropositivo.

"C’è un’indagine in corso – dice Firenze - lasciamo che gli inquirenti facciano il loro lavoro. Ma dal punto di vista generale sono da sottolineare due punti: l'utilità della prima donazione differita e cioè il doppio step per i nuovi donatori e coloro che non donano da oltre 2 anni, che prima di donare devono fare gli esami di accertamento dell’idoneità. È un doppio controllo, una garanzia in più che come Avis abbiamo sempre sostenuto".

"Il secondo punto – conclude la presidente di Avis Toscana – riguarda il ruolo delle associazioni, che hanno il compito di dare informazioni precise e puntuali per rendere il donatore ancora più consapevole. Contro la malafede, se non peggio, non basta però ahinoi la buona comunicazione. Per questo è bene non abbassare mai la guardia".



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