A Pescia trovato il salvacondotto di Felice Brancacci che attesta l'esilio a Ancona

Lunedì scorso, dopo un iter lungo circa tredici anni, il dott. Dario Donatini (direttore della Sezione Pescia-Montecarlo-Valdinievole dell’Istituto Storico Lucchese), ha consegnato all’Archivio di Stato di Firenze, per conto del proprietario donatore dott. Giuseppe Pontari, il salvacondotto rilasciato dalla città di Ancona al fedele cittadino Felice Brancacci di Firenze.

Il documento, dichiarato di “interesse storico particolarmente importante” con Decreto n. 170/2014 dell’11 aprile 2014 della Sovrintendenza archivistica e bibliografica della Toscana, è stato acquistato da Pontari nel marzo del 2011 al tradizionale mercatino di antiquariato “Pescia antiqua”, presso un venditore occasionale che esponeva pochi oggetti, ma di particolare qualità e valore, fra cui una pergamena datata 1437 recante un sigillo con cavaliere armato in carta e ceralacca.

Le particolarità della pergamena, custodita sottovetro con una modesta cornice, ha da subito svelato elementi di particolare interesse quali la fattura della scrittura (con due eleganti capilettera), la datazione 28 settembre 1437, il grande sigillo posto in calce al testo raffigurante lo stemma della città di Ancona, e, principalmente, l’incipit con il nome di Felice Brancacci di Firenze. Alla luce dei costi molto onerosi, l’acquisto si è rilevato interessantissimo dal punto di vista culturale in quanto la pergamena, una volta tradotta e trascritta, consente di testimoniare il trasferimento del ricco mercante fiorentino presso il libero comune di Ancona. In questa città, oltre a ad essere accolto con onori e privilegi, il Brancacci poté così continuare a esercitare il suo fiorente commercio con l’Oriente e l’Europa settentrionale. Quest’ultimo infatti, fu cacciato dalla città del giglio per avere partecipato alla congiura antimedicea del 1434.

Inoltre, nel salvacondotto si fa un riferimento ai rischi degli esiliati di essere colpiti anche fuori da Firenze: «poiché nella nostra città incombono su di te, sulla tua famiglia e sui tuoi beni sospetti di pericolo, che noi desideriamo allontanare, […] a te e a quattro tuoi soci, dei quali abbiamo voluto che si facesse specifica menzione nella nostra cancelleria, di poter portare armi di qualsiasi genere, qualunque tu voglia – da offesa o da difesa – e comunque tu voglia – apertamente o nascoste – nella città di Ancona, nel suo territorio e distretto».

L’iter che ha portato alla tutela e alla valorizzazione non è stato semplice, in quanto molteplici sono stati i cavilli burocratici legati alla donazione; tuttavia, grazie al lavoro svolto dal dott. Luca Faldi (attuale direttore della Biblioteca Marucelliana di Firenze) e dalla dott.ssa Daniela Fattori (responsabile del settore degli archivi di famiglia e di persona, arti e raccolte dell’Archivio di Stato di Firenze) si è giunti all’ufficializzazione della pratica.

Il salvacondotto, tra l’atro, sarà accorpato al Fondo Brancacci, di recente acquisizione da parte dell’Archivio di Stato, in occasione della presentazione al pubblico delle carte ivi custodite.

Fonte: Ufficio Stampa



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