Studenti manganellati a Firenze e Pisa: la lettera dei docenti del "Virgilio"


I docenti del Liceo Virgilio di Empoli hanno scritto una lettera aperta sui fatti di Pisa, Firenze e Catania, diffusa dopo il corteo organizzato dal Collettivo Sav dell'Istituto Virgilio che ha sfilato nel centro cittadino.

Noi cittadini italiani abbiamo assistito - e non per la prima volta negli ultimi mesi - a fatti gravissimi, inaccettabili per un Paese democratico quale l’Italia si proclama. Studenti liceali, di cui molti minorenni, si sono organizzati per manifestare, ancor prima che il loro dissenso, le loro idee; nello specifico, hanno inteso manifestare contro la guerra, ripudiata tra l’altro anche dal testo costituzionale italiano, e quindi contro il sostegno unilaterale da parte dei Paesi occidentali e dell’Italia alla rappresaglia israeliana contro il popolo palestinese.

A tale legittima, legale e pacifica manifestazione del libero pensiero, le forze di polizia hanno contrapposto un dispiego oggettivamente sproporzionato e ingiustificato di violenza, evidentemente finalizzato unicamente all’azione repressiva.

Come cittadini, è forte lo sgomento che proviamo di fronte a tali scene di violenza gratuita, che ci ricacciano negli scenari più bui della storia del nostro Paese.

Come docenti, impegnati quotidianamente nel nostro ruolo di educatori, oltre allo sgomento proviamo disorientamento e rabbia: dall’Educazione Civica al neonato Orientamento, è anche secondo le direttive ministeriali, e non solo secondo la nostra etica professionale, che siamo chiamati a confrontarci con i nostri studenti su temi quali la pace, i diritti di cittadinanza, la partecipazione attiva alla vita sociale e politica della comunità, la necessità di compiere scelte come cittadini consapevoli; per questo ci sconcerta e indigna vedere che oggi questi valori, proprio sulla pelle degli studenti, vengano offesi e rinnegati dalle autorità governative che dovrebbero esserne per prime garanti e custodi.

Noi non possiamo e non vogliamo rimanere indifferenti di fronte ai fatti di oggi. Come cittadini, non possiamo non esprimere la nostra profonda preoccupazione per questa deriva repressiva, indegna per un Paese che intenda definirsi democratico; come docenti, rimanere in silenzio significherebbe essere parte di un cortocircuito valoriale e, dunque, tradire la fiducia che gli studenti e le studentesse ripongono in noi e nel dialogo educativo che tentiamo giorno dopo giorno di costruire con loro.

Per questi motivi, esprimiamo la nostra piena solidarietà alle studentesse e agli studenti coinvolti nelle azioni di repressione e sosteniamo il loro diritto a manifestare le loro idee, le stesse peraltro che hanno posto le basi della nostra Repubblica.



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