Laboratorio di cucito e lavanderia, il vescovo Paccosi in visita ai progetti di inclusione nel Cuoio

Un laboratorio di cucito 'etnico' e una lavanderia, due progetti molto diversi, ma con un obiettivo comune: l’inclusione sociale e lavorativa di soggetti fragili. Venerdì 23 febbraio il vescovo di San Miniato Giovanni Paccosi è stato accompagnato alla scoperta di due progetti nella Zona del Cuoio portati avanti da anni dalla Cooperativa Lo Spigolo.

Si tratta di 'Bazin', un coloratissimo laboratorio ‘etnico’ di cucito che offre possibilità di riscatto e inclusione a donne extracomunitarie a Santa Croce sull’Arno, e la lavanderia 'Acquachiara' a Montopoli in Val d’Arno, in cui sono impiegate donne con situazioni familiari difficili, donne extracomunitarie o soggetti in difficoltà. Non si tratta di attività imprenditoriali, ma di progetti di inclusione, che si sostengono grazie alla Caritas Diocesana, all’8xmille e alle donazioni.

"Sono grato alla cooperativa – ha detto il vescovo - che permette a tante persone di inserirsi nel lavoro e nella comunità. La diocesi è contenta di sostenere l’attività con i fondi dell’8xmille che servono per aiutare persone, ma anche per aumentare la coscienza di tutta la Chiesa. C’è l’impegno affinché non sia solo assistenzialismo, ma anche educazione al lavoro ed è bellissimo che queste attività possano crescere e aiutare le persone".

"BAZIN": un laboratorio di cucito che promuove l'integrazione

Il progetto, su imput della Cooperativa Lo Spigolo, fu ‘ricamato’ ben 12 anni fa da un’insegnante in pensione, Gioia Landi, che tutt’oggi ne è l’animatrice. L’idea era tanto semplice quanto innovativa: offrire un’opportunità di integrazione alle donne extracomunitarie, prevalentemente africane, insegnando loro a cucire. Il nome ‘Bazin’, ‘tessuto’ in africano, e la produzione dei tradizionali wax, rende bene i motivi centrali del progetto: valorizzare le altre culture, integrazione, e lavoro come momento di riscatto sociale.

‘Bazin’ è un ‘laboratorio socio-occupazionale’, una piccola bottega di riparazioni sartoriali e vendita, ma anche un luogo che dialoga con la comunità: oltre ai corsi di formazione rivolti a persone seguite dalle politiche sociali, si sono svolti corsi di cucito con la Società della Salute, corsi rivolti a donne sottoposte a chemioterapia a Torregalli per la realizzazione dei turbanti, iniziative con studenti, scout o iniziative per bambini con la libreria Blume. È stata addirittura fatta la collaborazione con una casa di moda fiorentina per realizzare una linea di abbigliamento. Negli anni sono passate da qui oltre 50 donne, alcune di queste hanno trovato anche importanti posti di lavoro nel settore della moda. Dopo alcuni cambi di sede, il laboratorio ha trovato casa nei locali in Corso Giuseppe Mazzini. Il progetto non è un’attività imprenditoriale e si sostiene solo grazie al supporto dell’Amministrazione Comunale, all’8xmille e alle donazioni. Un’attività che vede l’impegno di tanti volontari per dare opportunità alle persone in difficoltà come Mané, senegalese, dal 2007 in Italia, ‘storica’ volontaria che è colonna del progetto e che dal progetto ha trovato un’ancora di salvezza: "Io sono venuta dal Senegal in Italia nel 2007 - ha raccontato commossa Mané al vescovo - La Cooperativa mi ha proposto la cosa, ero disoccupata, e ho iniziato come volontaria. Partivamo da zero. La Cooperativa mi ha anche offerto un lavoro e mi ha aiutato tantissimo. Poi con due figli sono andata in Francia con mio marito per lavorare lì, ma non è andata bene. Gioia mi chiedeva sempre come stavo, poi sono tornata e sono stata accolta a braccia aperte. Mi hanno aiutato a trovare casa, mi hanno offerto immediatamente un contratto come addetta delle pulizie. Sono una famiglia, non lo dimenticherò mai".

"All’inizio – spiega Gioia Landi – c’era un po’ di diffidenza verso le persone di colore e la presunta poca professionalità. Ma piano piano abbiamo avuto capacità di accogliere e di essere accolti dalla comunità. Facciamo tanti progetti con tanti soggetti diversi, le persone ci conoscono e questo è diventato un presidio di accoglienza e di possibilità per Santa Croce". I coloratissimi tessuti africani raccontano insomma storie di vita, piccoli o grandi traguardi che hanno permesso a tanti di trovare una propria strada. È nata una vera e propria famiglia, una rete di relazioni e di vite all’insegna dell’Altro: "Qui – racconta Landi – ha lavorato anche un ragazzo, uno che era sempre disponibile a fare tutto. Davanti casa mia stavo togliendo dell’erba e questo ragazzo passò casualmente in bici di lì. Mi tolse la pala da mano e mi ripulì tutto. Volevo ricompensarlo, ma non riuscii a dargli nemmeno un euro. I ragazzi restano legati a noi, qui si costruiscono questi legami".

La lavanderia 'AcquaChiara' di Montopoli

Anche la lavanderia gestita dalla cooperativa ‘Lo Spigolo’ non è solo un centro di pulizia e cura dei tessuti, ma rappresenta un luogo di opportunità e sostegno per molte persone. Anche qui, persone che potrebbero trovarsi in situazioni di svantaggio o marginalizzazione, trovano un ambiente accogliente dove apprendere competenze lavorative e costruire relazioni.

Come Maria (nome di fantasia), che a causa della tossicodipendenza del marito si trovò da sola con una bambina a cui doveva garantire un futuro: "Qui ho fatto un percorso di vita, avevo 18 anni quando entrai nella casa famiglia della Pietra d’Angolo a San Miniato e ora ne ho 46 e in questi anni sono stata aiutata tantissimo. Per me è una famiglia, non è solo lavoro: se ho problemi chiamo loro. Dopo essere uscita dalal casa-famiglia mi sono sposata, ho avuto una figlia, ma mio marito doveva entrare in comunità. La Cooperativa mi ha dato un modo per mettermi in gioco e provvedere a mia figlia". Nella lavanderia sono impiegate una decina di persone, con percorsi di vita diversi e talvolta complicati. Lisa (altro nome di fantasia) racconta che "qui siamo come una famiglia, avevo figli e mi hanno aiutato molto: la mia famiglia vive grazie alla lavanderia"; Anna, scappata dalla guerra in Ucraina con due figlie, ci lavora da poche settimane: "Sono venuta qui in Italia quando è scoppiata la guerra due anni fa. Qui mi piace lavorare, sono tutti gentili".

Storie di vita e di cooperazione, opportunità che il territorio offre a persone fragili. La lavanderia si trova in via dell’Oasi a Montopoli Val d’Arno. Lavora prevalentemente con case di riposo, strutture sanitarie e attività turistiche del territorio. I costi da sostenere sono davvero tanti, a partire dai macchinari come asciugatrici e lavatrici, che possono arrivare a costare anche decine di migliaia di euro. Si tratta di una bella scommessa socio- imprenditoriale, con costi vivi molto importanti.

Il progetto è possibile grazie ai fondi dell’8xmille e con le donazioni. La pandemia da Covid-19 aveva ridotto drasticamente le commesse del settore turistico mettendo a rischio l’intera attività. È stato fondamentale il supporto della Fondazione Cassa di Risparmio di San Miniato che ha permesso l’acquisto di una nuova lavatrice di ultima generazione per sostituire un vecchio apparecchio ormai inutilizzabile. Grazie al nuovo macchinario la lavanderia è riuscita a rilanciarsi e continuare ad offrire ancora opportunità per molte persone.

"Sono molto felice – ha concluso il vescovo Paccosi alla fine delle visite – di aver conosciuto queste realtà; mi ha colpito molto il senso di famiglia e di reciproco aiuto che ho potuto percepire".

Fonte: Cooperativa sociale Lo Spigolo



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