"Contrastare tutte le mafie", le proposte di Masi

È un assioma filosofico a spiegarci come, non necessariamente, ad una causa corrisponda in maniera automatica un effetto. E se tale principio si applica a molteplici situazioni, non sempre può considerarsi un pensiero completo. Ci sono fatti e circostanze che meritano, al contrario, reazioni abili e determinate: il contrasto alla pervasività mafiosa rientra in questi. Ed essere ostaggio di una classe politica che per superficialità o incapacità ha dimostrato, su queste questioni, di non essere all’altezza di alzare il livello qualitativo del contrasto al fenomeno, non significa che di cose da fare non ve ne siano.

Dottrina antimafia, Giurisprudenza, esempi da emulare ma soprattutto la volontà di migliorarsi, ci insegnano che dinnanzi alla prepotenza criminale che si è manifestata anche a Empoli, accrescere il grado di impegno è divenuto inderogabile. Dovremmo aver imparato, a nostre spese – e il caso KEU ne è la prova più evidente – che di fronte alla pervasività delle consorterie criminali la via migliore da percorre è rappresentata dalla conoscenza e dalla prevenzione.

Dall’inizio delle indagini circa la contaminazione dei terreni, l’attenzione sul caso degli affari che hanno visto invischiati politica, imprese e criminalità, non ha avuto l’attenzione che un fenomeno di tale portata avrebbe dovuto avere: l’opinione pubblica, anche attraverso i comitati, ha sicuramente e per fortuna fatto la differenza di fronte ad un contesto politico che ha preferito, questa è la percezione, declinare il tutto all’azione dell’Autorità giudiziaria. Ed anche in questa fase di campagna elettorale, purtroppo, l’argomento sembra non essere all’ordine del giorno degli altri candidati, in altre faccende affaccendati. Io, invece, torno ancora una volta sul tema, per mezzo di una proposta concreta: la realizzazione di una struttura permanente in seno all’Unione dei Comuni del Circondario che si occupi della questione.

Posto che nel nostro Paese la normativa antimafia è avanzata, la sua applicazione necessita tuttavia di un continuo adeguamento; nondimeno va ricordato che secondo quanto disciplinato dall’ Art. 10 D.lgs. 90/2017, le pubbliche amministrazioni possono contribuire al monitoraggio delle operazioni pubbliche e alla prevenzione delle infiltrazioni criminali, l’attuazione di percorsi di formazione destinati ai dipendenti e agli amministratori, condivisione di banche dati, attivazione di protocolli di formazione con UIF (Unità informazioni finanziarie di Banca d’Italia) iniziando dall’individuazione degli elementi che determinano la scelta delle organizzazioni mafiose di infiltrarsi nell’economia legale di un territorio.

Da qui la necessità di attivare tavoli di coordinamento periodici con gli enti di rappresentanza del mondo del lavoro e più in generale di tutti gli stakeholder in grado di fornire una prospettiva circa le tendenze economiche e i potenziali interessi criminali. Migliorarsi al riguardo dunque è fondamentale, e il fatto che la formazione in materia di anticorruzione e trasparenza dei dipendenti pubblici sia un obbligo annuale, così come previsto dalla Legge 190/2012 e dall’ANAC, ma non degli amministratori, è un limite che la politica, davanti all’avanzare di questi fenomeni, può e deve superare includendo la loro partecipazione.

Ecco perché ritengo, a nome della coalizione che rappresento in qualità di candidato alla carica di Sindaco di Empoli, che irrobustire gli anticorpi del contrasto alle mafie sia questione prioritaria: le mafie condizionano la vita di ognuno di noi, devastano l’ambiente, praticano concorrenza sleale a scapito dell’imprenditoria sana, producono povertà. Perseverare nella pratica dell’indifferenza politica significa non amare la propria città e non avere a cuore le sorti della comunità che ci candidiamo ad amministrare. Su questi temi ci sono state per troppo tempo superficialità e indifferenza: Empoli merita di più



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