Sanità: il punto su carenze e assunzioni del personale del servizio regionale

Focus sulla formazione, sulle assunzioni e sui bisogni del personale nel sistema sanitario regionale. Questa mattina la commissione Sanità, presieduta da Enrico Sostegni (Pd), ha svolto l’audizione del presidente dell’Osservatorio regionale per la formazione medico specialistica Francesco Dotta, e successivamente l’audizione del responsabile del settore “Risorse umane Ssr, formazione, relazioni sindacali” della Regione Toscana Luciano Lippi, in merito alle politiche del personale del sistema sanitario regionale. Dotta ha fornito dati aggiornati sulle borse di specializzazione assegnate a livello nazionale e in Toscana, dai quali risulta evidente che l’offerta supera la domanda. A livello nazionale il governo ha messo a disposizione per la prima volta circa 16mila borse, ma solo 14mila di queste sono state richieste dai candidati. Anche in Toscana, non tutti i posti disponibili sono stati ricoperti, e a soffrire sono in particolare alcune specialità, soprattutto quelle ritenute poco appetibili per un successivo esercizio della professione nel privato. Settori come farmacologia e cure palliative non hanno avuto alcuna richiesta e dunque hanno visto lo 0 per cento dei posti ricoperti. Grosse difficoltà anche per la medicina d’urgenza, dove i posti assegnati solo stati solo il 19,2 per cento (19 su 99 disponibili); per chirurgia toracica, con il 12,5 per cento (2 su 16) dei posti assegnati; per patologia clinica, con il 13,6% (3 su 22); per anatomia patologica, con il 31,2 per cento; per radioterapia (23,5 per cento). Tra le borse più gettonate, quelle che hanno visto il 100 per cento dei posti disponibili assegnati, si segnalano endocrinologia, chirurgia maxillo-facciale, dermatologia, malattie dell’apparato cardiovascolare, medicina dello sport, oftalmologia, otorinolaringoiatria, medicina legale, pediatria, reumatologia.

Il tasso di abbandono da parte degli specializzandi in Toscana risulta piuttosto basso rispetto alla media nazionale (il 6 per cento contro il 10 per cento), dato che certifica il buon livello dei percorsi offerti.

Si tratta di un quadro, come hanno evidenziato anche gli interventi dei vari componenti della commissione, piuttosto preoccupante per il futuro del servizio sanitario, che rischia di vedere forte carenze in specialistiche chiave, come l’emergenza urgenza. Da parte di tutti è stata quindi caldeggiata la ricerca di soluzioni per riequilibrare questa tendenza. Sicuramente, ha evidenziato Dotta, “la ricetta non può essere aumentare il numero delle borse, perché nei settori poco appetibili le selezioni vanno deserte”. Tra le soluzioni proposte, quella di eliminare il numero chiuso alla facoltà di medicina e di prevedere incentivi economici per le specializzazioni meno attraenti.

Il problema della carenza di personale sanitario si ripropone quando si parla di aree periferiche e disagiate della Toscana, poco ambite rispetto alle grandi città e alle grandi strutture che offrono molte più opportunità di carriera. Luciano Lippi ha illustrato il piano che la Regione ha elaborato e che verrà sperimentato per incentivare i medici a lavorare nelle zone considerate meno attrattive, le zone di montagna e l’isola d’Elba in particolare. Usciranno, ha spiegato il dirigente, dei concorsi dedicati, con un “addendum”: un contratto di carriera. In pratica, chi rimarrà per tre anni potrà scegliere successivamente l’ospedale in cui lavorare, chi per cinque anni potrà scegliere l’azienda sanitaria di destinazione. Sono previste inoltre maggiorazioni rispetto al contratto base, anche tre volte tanto per zone come l’Elba, una borsa di studio annuale di formazione, 60 giorni pagati per aggiornamento e studio, la possibilità di concentrare il lavoro in alcuni periodi dell’anno e quindi di ottenere vacanze prolungate.

Lippi ha fatto inoltre un resoconto dettagliato sullo stato attuale del personale nel servizio sanitario regionale. Il costo del personale, aumentato molto nel periodo della pandemia passando dai 2miliardi e 900milioni del 2020 a 3miliardi e 300mila, è ora in fase di diminuzione. Nel 2021 il personale reclutato è arrivato a quota 60mila, il 10 per cento in più rispetto all’epoca pre-pandemica, e adesso siamo in fase di riequilibrio. L’operazione di riassorbimento, ha spiegato il responsabile, deve avvenire tenendo conto di varie esigenze, e per questo si è pensato a un piano quinquennale flessibile. Successivamente Agenas a livello nazionale ha emanato una metodologia differente, e la Toscana è dunque entrata nel gruppo ristretto di sperimentazione della metodologia.

Anche in questo caso il nodo è sempre quello della carenza di personale in alcuni settori, poco attraenti e che anzi registrano un alto livello di burn-out e di abbandoni, a partire dai pronto soccorso, motivo per cui si è disposto l’obbligo di turni anche da parte di personale compatibile impiegato in altri ambiti ospedalieri.

In generale, il numero dei medici assunti dal 2019 al 2023 è passato da 8mila 347 a 8mila 823; il numero degli infermieri è aumentato di mille e 600 unità circa, arrivando a 21mila 633; gli operatori sociosanitari di circa mille 500 unità, arrivando a 7302.

Lippi ha confermato che esistono differenze stipendiali tra le varie aziende della Toscana: fenomeno, questo causato dall’esistenza di una parte variabile in cui sono ripartiti fondi la cui istituzione risale al passato, che sono oggetto di contrattazione con i sindacati e che quindi hanno entità differenti. Il livello più alto si registra nella Ausl Nord-ovest, fanalino di coda è il Meyer.



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