"Nomi illeggibili sulla lapide di Ponte a Elsa": dura lettera di un cittadino che perse padre e zio

Giusto onorare i caduti civili e militari in occasione della Liberazione a San Miniato. Ma altrettanto giusto è tenere la manutenzione dei monumenti a ricordo delle vittime. Questo il senso della lettera di Virgilio Lelli, ultranovantenne di Ponte a Elsa, che a 12 anni ha perso il padre Arturo e lo zio Giuseppe, il primo come civile caduto, il secondo per i massacri in un campo di sterminio nazista.

In una lettera giunta alla nostra redazione, Virgilio Lelli commenta che "quelle lapidi riversano in uno stato di indecenza, i cui nomi non sono più leggibili. Non sono mai oggetto di ripulitura senza una minima sistemazione dell'area intorno, con erba alta tagliata solo in occasione della Liberazione".

Lelli si era rivolto in passato all'amministrazione comunale: "Ho interpellato più volte il sindaco din persona, il quale mi ha sempre promesso che avrebbe provveduto a rendere i nomi leggibili. Il risultato però a oggi è quello delle foto che vedete. Tali promesse, non mantenute, rappresentano un'ulteriore ferita e un'offesa a tutti quei nomi impressi sulla lapide, che certamente non fanno onore al sindaco, a capo di un'amministrazione di centrosinistra".



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