Dazi Usa, Firenze e dintorni tremano: rischi per farmaceutica, turismo e alimentare

I timori della Camera di Commercio dopo l'annuncio dei dazi al 30% decisi da Donald Trump


I dazi degli Usa al 30% dal 1 agosto spaventano eccome l'economia italiana, in questo caso toscana e, per la precisione, fiorentina. L'economia della provincia di Firenze è basata molto sull'export, specie negli Stati Uniti. La Camera di Commercio di Firenze scrive che le esportazioni all'estero ammontano a circa 25 miliardi all'anno, quasi un quarto del totale è negli Usa, ovvero 6 miliardi. Per intendersi, Firenze è la terza provincia italiana per valore delle esportazioni e la seconda dopo Milano verso il mercato americano. Il 10% di quanto l’Italia vende negli Usa viene dalla provincia di Firenze.

"Aumento dei dazi significa maggiori costi per i cittadini americani, meno acquisti da parte loro e quindi minor business per le nostre aziende" fanno sapere dalla Camera di Commercio di Firenze. Nei primi mesi dell’anno, quando si ipotizzavano dazi Usa al 20%, il centro studi della Camera di Commercio ipotizzò un rischio di riduzione delle esportazioni dalla provincia di Firenze di circa 800 milioni di euro. Con i dazi al 30% il calo di business rischia di superare il miliardo. Gravi anche i contraccolpi sull’occupazione. L’auspicio è che "una trattativa Usa-Ue possa congiurare i dazi al 30%".

Ma quali sono i settori più colpiti? Grosse incognite sono sul settore farmaceutico. Sempre dalla Camera di Commercio trapela che non è chiaro se Trump colpirà questo settore che da solo vale metà dell'export fiorentino negli Stati Uniti: "Se fossero coinvolti nella stretta anche i medicinali sarebbe un duro colpo per questo comparto industriale".

Settori che rischiano di più sono la meccanica e la moda che già nel 2024 ha vissuto un periodo di crisi con calo del business a doppia cifra percentuale. E poi l’agroalimentare e in particolare il settore dei vini: quello statunitense è di gran lunga il primo mercato di esportazione delle etichette di alta qualità toscane.

Ci sono timori anche per il turismo dato che i cittadini degli States sono destinati a un impoverimento: ai costi più alti che dovranno sopportare nel loro Paese per comprare e consumare prodotti importanti si aggiunge la svalutazione del dollaro (10-15%) che rende più caro per loro l’euro e quindi i viaggi in Europa. A Firenze le presenze turistiche sono ancora sotto al periodo Covid di un -13,3%. Al primo semestre 2025 il centro studi della Camera di commercio ha previsto "un milione di visitatori in meno rispetto al primo semestre 2019, 6,3 milioni di turisti invece di 7,3 milioni". Guardando a dati in tempo reale, aggiornati al 6 luglio, in Toscana "registriamo in questa prima metà dell’anno un calo della transazioni con carta di credito del -23,7%". Il Centro studi sta rivedendo al ribasso le previsioni di flussi turistici a fine anno.

"Lavoriamo per cercare di offrire alle nostre 116 mila aziende sbocchi di export alternativi a quello americano. Abbiamo moltiplicato gli Exporthub Days, giornate nelle quali offriamo alle nostre aziende l’opportunità di incontrare faccia a faccia i buyers stranieri, in questo periodo in particolare asiatici, di Cina, Giappone, Corea, Thailandia, Singapore, Taiwan e recentemente abbiamo ospitato un evento con Kyoto. Abbiamo un bando che concede contributi alle aziende che intendono partecipare a fiere all’estero e un altro bando per permettere alle aziende di partecipare a novembre ad una missione di lavoro in Tunisia" è il commento finale della Camera di Commercio di Firenze.

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