
"È trascorso un anno da quando ho iniziato questa nuova esperienza amministrativa, e visto che sembra essere diventata una consuetudine tirare le somme dopo i primi dodici mesi, provo a farlo anch’io", afferma Simone Campinoti, consigliere comunale del gruppo Forza Italia – Empoli del Fare. Un anno che, racconta, molti non gli avevano dato neppure la possibilità di completare: "C’era chi scommetteva che non sarei arrivato neanche al panettone".
Campinoti arriva dal mondo dell’impresa, quello che definisce "la vita reale", dove – come sottolinea – il merito si conquista sul campo e la sopravvivenza si basa sulla competenza, sull’efficienza e sull’attenzione ai costi. "In azienda i soldi si guadagnano con fatica – dice – e proprio per questo ogni centesimo speso va rispettato. L’obiettivo è sempre fare molto con poco, e solo così si resta competitivi, garantendo benessere anche a chi lavora con te".
Da questa visione, Campinoti lancia la sua critica: "La macchina pubblica dovrebbe essere simile a un’impresa, con l’unica – ma fondamentale – differenza che il suo fine non è il profitto, ma il benessere e la sicurezza dei cittadini. Tuttavia, senza una gestione sana del bilancio, senza una selezione basata sulle competenze, tutto questo resta una chimera".
Secondo il consigliere, l’esperienza in Comune è stata rivelatrice, ma anche deludente: "Mi aspettavo attenzione, visione, un’organizzazione professionale. Invece, salvo rare eccezioni, ho trovato un sistema costruito sulla fedeltà e la militanza, piuttosto che sulla competenza. Persino la figura del sindaco, che personalmente stimo e considero una persona brillante, è priva di esperienze manageriali o amministrative precedenti. E questo, in un contesto complesso come quello comunale, pesa".
Campinoti denuncia una sorta di “regia occulta” che – a suo dire – guida l’amministrazione al di là dei nomi e delle facce. "Il sindaco dovrebbe rappresentare tutti i cittadini, anche quelli che non lo hanno votato, ma in realtà appare sempre più come l’esecutore di volontà che vengono da altrove. La maggioranza silenziosa, che non lo ha scelto, merita ascolto. E questo è forse il segnale più chiaro che un cambiamento storico è alle porte".
Uno dei problemi più evidenti emersi in questi dodici mesi, prosegue Campinoti, è la gestione del tempo e delle priorità. "Nelle imprese virtuose, il tempo è sacro. Ogni minuto è ottimizzato per evitare sprechi. In Comune, invece, regna una burocrazia pachidermica, con processi decisionali lunghi e ridondanti, inutili passaggi e sedute che sfociano nel paradossale. Non è raro che si passi più tempo in pausa cena che in discussione reale, con tanto di ammazzacaffè. Certe volte mi chiedo se la vera attrattiva di alcune riunioni non sia proprio quella".
Ma il nodo cruciale resta la spesa pubblica. Campinoti punta il dito contro la mancanza di una reale strategia di ottimizzazione: "In un momento in cui le tasse locali sono ai massimi storici e le famiglie fanno fatica, è inaccettabile che il Comune non applichi nemmeno i principi base della gestione economica. Dove sono gli uffici acquisti formati per negoziare, confrontare prezzi, cercare la qualità al miglior costo?".
A questo proposito, il consigliere cita un caso emblematico: l’acquisto di 26 telecamere di sorveglianza per una spesa complessiva di 250.000 euro (200.000 da un bando regionale, 50.000 da fondi comunali). "Si tratta di quasi 9.600 euro a telecamera, una cifra spropositata anche ipotizzando costi di installazione inclusi. Oggi esistono tecnologie moderne molto più accessibili. Forse sarebbe stato più sensato investire in vigilanza privata, anche solo temporanea, per presidiare le aree realmente a rischio".
Infine, Campinoti torna sul tema più politico: la promessa di discontinuità con l’era Barnini. "Era stata sbandierata in campagna elettorale – ricorda – ma nei fatti non si è vista. Stesse logiche, stessi protagonisti, stessa attenzione a eventi, feste e lucine. Intanto, settori cruciali come il sostegno alla disabilità vengono trattati con sufficienza: si confermano risorse vecchie, ignorando le nuove esigenze del territorio. In pratica, un taglio mascherato".
Il consigliere chiude con un bilancio amaro ma determinato: "C’è un enorme scollamento tra chi amministra e la realtà che le persone vivono ogni giorno. Mentre il mondo evolve, la macchina pubblica resta ancorata a logiche antiche, dove i cittadini finiscono per servire l’istituzione invece di esserne serviti. Ma le cose possono cambiare. E cambieranno".
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