
Un boato cupo e sordo squarcia la notte dell’Appennino tosco-emiliano e oltre 200 persone, tra vittime e feriti, vengono strappate alla propria storia. La strage di Natale - avvenuta il 23 dicembre 1984 a causa di una bomba posizionata a bordo del Rapido 904 ed esplosa nei pressi di Vernio - provocò la morte di 16 persone e sconvolse la vita di centinaia di altre. A ricordarla con forza è l’assessore regionale ai trasporti ed alle infrastrutture Filippo Boni, che questa mattina si è recato sui binari di Vernio proprio per onorare la memoria delle vittime del Rapido 904.
“Tra due giorni è Natale – spiega Boni - e il mondo corre verso le feste senza guardare il tempo che si è fermato qui. Ma chi ha vissuto questo orrore, chi ha perso un figlio, una madre, un amore, porta dentro un vuoto che nessuna luce artificiale potrà colmare. E ogni volto, ogni nome che riuscì a tornare a casa quella notte mantiene acceso un filo di speranza tra le nostre mani. Il treno non torna più, ma la memoria sì”.
Boni ha ricordato che il Rapido 904 fu parte della strategia della tensione e precursore della ‘guerra di mafia’: “Ancora una bomba, come per la strage dell’Italicus, e ancora negli stessi luoghi. Spesso il ‘generale’ distoglie lo sguardo dal ‘particolare’. E invece a bordo c’erano uomini, donne, bambini, ognuno con una storia propria, con una vita magari semplice, spezzata dalla barbarie umana. L’ordigno, collocato in una vettura alla stazione di Firenze, esplose a metà della grande galleria lungo la vecchia direttissima: morte, distruzione, paura. Il bilancio finale fu di 16 vittime e oltre 200 feriti, alcuni segnati per sempre. L’attentato al Rapido di Natale segnò anche uno degli ultimi episodi tragici di quella che è stata definita la ‘strategia della tensione’, un tempo di misteri irrisolti, servizi segreti deviati e convergenze oscure. Il 23 dicembre 1984 è stato poi riconosciuto come un precursore della guerra di mafia, una stagione di sangue che avrebbe trovato il suo culmine nelle stragi di Strage di Capaci e Strage di via D’Amelio, a Palermo. Per me è stato importante essere qui stamani – ha concluso Boni - sul luogo della tragedia, per non dimenticare il ‘particolare’ e chi la storia l’ha fatta, ma soprattutto chi l’ha subita, partendo da posizioni defilate, casuali o tragicamente ignorate”.
Fonte: Regione Toscana
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