"I cappelli di paglia nell'Empolese", la storica produzione raccontata a Palazzo Ghibellino

"Del nostro passato empolese abbiamo dimenticato una attività che ha dato lavoro a migliaia di addetti soprattutto donne: la produzione e lavorazione della paglia di grano marzuolo nonché la produzione di cappelli di paglia". Così Silvano Salvadori, presidente del Circolo Amatori Arti Figurative dà appuntamento all'evento "Il cappello di paglia nell'arte e nella realtà produttiva empolese", in programma nel cortile del Palazzo Ghibellino il 22 luglio alle ore 21.15 con la dottoressa Angelita Benelli, in collaborazione con il Museo della paglia di Signa e con il saluto del sindaco di Signa Giampiero Fossi. "Una carrellata artistica mostrerà i cappelli nella pittura impressionista e macchiaiola. Alla fine dell’800 si contavano oltre 38 aziende empolesi addette alla sola lavorazione della paglia, una attività economica trasversale che riguardava ciò che giungeva dall’agricoltura, l’artigianato e il commercio".

"Fu infatti Domenico Michelacci che nel 1715 a Signa perfezionò la coltivazione del grano marzuolo per ottenere steli lunghi e resistenti che fecero il successo mondiale del Cappello di Paglia di Firenze. Alla fine dell’Ottocento vi lavoravano altre 80.000 addetti e vi erano interessati oltre 580 ettari di terreni argillosi da Signa a Empoli seminati in maniera fitta col "marzuolo" che poi andava sbarbato a manate prima che maturasse. Seguiva poi un lungo processo di selezione per fornire materiale per le trecce. Erano poi i navicellai che trasportavano a Livorno i cappelli prodotti, e spediti per il mondo da quel porto, 8 milioni di pezzi annuali, tanto che erano chiamati col suo nome inglese: Leghorn.

L’empolese Leopoldo Salvadori con i suoi cappelli nell’Esposizione Universale di Londra del 1862 ottenne la Medaglia d’oro, un successo continuato dal figlio Sabatino (1870-1949). L’intreccio dei 13 o più fili era fatto dalle abili mani delle trecciaiole che, insieme alle fiascaie, furono protagoniste del primo importante sciopero nel maggio 1896: infatti a causa allora dell’importazioni cinesi la paga giornaliera era passata per loro da 5 lire a soli 50 centesimi. L’invenzione di tanti estrosi nuovi intrecci, detti "fantasia", risolse poi la crisi. Una piccola mostra nella sala del Circolo, - conclude Salvadori - una serie di proiezioni multimediali nonché alcune sorprese, allieteranno la serata. Alcuni brani e poesie sul tema saranno letti da Andrea Giuntini".

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