San Miniato 'arsenale' d'arte, una personale a 10 anni dalla morte di Dilvo Lotti e i luoghi della cultura da riscoprire

Le ricchezze artistiche di San Miniato sono così variegate da dar vita a dibattiti, ricostruzioni, aneddoti sempre succosi e storie uniche. Dilvo Lotti l'aveva capito e nei suoi anni destinò l'amore verso la città della Rocca in una pubblicazione in cui ne ricostruiva la storia fin dalle fondazioni. In piccolo, un sunto delle bellezze dell'arte è stato fatto anche ieri, domenica 15 luglio, al dibattito tenutosi alla Festa de L'Unità di San Miniato alla presenza dell'artista Luca Macchi, considerato erede della tradizione pittorica di Lotti, e del sindaco Vittorio Gabbanini. Ha moderato la discussione il direttore di gonews.it Elia Billero di fronte a una nutrita platea di ascoltatori dato il tema che potrebbe sembrare ostico a prima vista. In realtà dietro ogni fatto si cela una storia da raccontare, che ammalia l'ascoltatore.

Ad esempio, nel futuro Museo della Memoria che aprirà il 24 luglio, anniversario della strage del Duomo, appare un ciclo di affreschi giovanili di Dilvo Lotti commissionati dai fascisti del luogo. Questo fatto lo ha scoperto Luca Macchi in un colloquio durante gli ultimi anni di vita di Dilvo, quando lui ne menzionò a decenni di distanza. Non ne aveva mai parlato ed era stato rinnegato perché non celebrava abbastanza il regime, tant'è che la prima committenza di Lotti si rivelò a suo dire una "fallita opera pubblica", per la quale non venne neppure pagato.

Ancora un altro fatto interessante, raccontato dal sindaco. Il 24 luglio sarà presente un assessore dalla zona delle Signe per raccontare il suo incontro con il soldato tedesco che attivò il detonatore che devastò la Rocca. Questa persona era ospite dell'assessore per un tour delle terre toscane. Una volta arrivata sul prato del Duomo cominciò a singhiozzare finché non esplose in un pianto vero e proprio all'arrivo sul prato della Rocca. Il motivo era presto detto: era stato il soldato nazista corresponsabile nella distruzione del simbolo della città. Assieme a questa testimonianza, nel MuMe dei loggiati di San Domenico troverà spazio anche il cavo elettrico del detonatore e uno sportellino sopravvissuto all'esplosione della Rocca.

Un luogo della memoria è anche Casa Lotti, aperta al pubblico domani martedì 17 luglio per due visite alle 17.30 e alle 18.30 con Luca Macchi come guida d'eccezione nelle parti visitabili. La casa dove i coniugi Lotti, Dilvo e Giuseppina, spesero la loro intera esistenza è un patrimonio dell'arte che per volontà testamentaria vollero lasciare a quattro soggetti: Comune, diocesi, Cassa di Risparmio e Fondazione CRSM. "Solo il Comune si è accollato il peso di portare avanti la Fondazione - spiega Gabbanini - perché tutti gli altri soggetti si sono tirati indietro. Non ce la siamo sentita di smentire quanto promesso a Giuseppina in punto di morte". Per celebrare Lotti nel 2019, nel decennale della sua scomparsa, è già stata pensata una mostra d'eccezione con opere di nicchia o inedite, provenienti direttamente dalla residenza artistica. "C'è la necessità di riscoprire un artista come Lotti - ha spiegato Macchi - che è stato esposto alla Biennale di Venezia nel suo periodo d'oro, tra gli anni '30 e i '40, un artista che parlava faccia a faccia con Salvatore Ferragamo il quale prendeva le misure per le scarpe della madre".

San Miniato miniera d'oro per l'arte. Si è parlato durante la serata di molti luoghi da scoprire: ad esempio la cappella dell'ospedale degli Infermi, terminata dagli anni '70 da Dilvo Lotti e dal Tropei, all'anagrafe Pietro Marchesi, medico chirurgo con la passione per la pittura. Oppure la via Angelica, inizialmente una strada che collegava le campagne con l'antica facciata della chiesa di San Domenico e poi diventato con l'espansione del monastero un percorso d'arte. E ancora tanti aneddoti, come la riproduzione della volta celeste con l'aiuto delle ceramiche sulla facciata della cattedrale. "San Miniato ghibellina era vicina a Pisa repubblica marinara, che in periodo di fiorente commercio riusciva ad avere queste preziose collezioni di ceramica che vennero impiegate come una costellazione sulla facciata del duomo".

Tante idee sul piatto per "fare restare un turista un giorno di più a San Miniato", nonostante i tanti vincoli imposti dalle poche finanze e dalle ristrette disponibilità. "Di progetti ne abbiamo tanti e fino a poco tempo fa la Fondazione CRSM ci veniva incontro, adesso non è più così. Per l'Oratorio del Loretino abbiamo potuto contare sul suo appoggio per questo primo step, serve però ancora tanto sia per i restauri che per migliorarci con la promozione", chiosa Gabbanini.

Infine una riflessione sull'arte che verrà, sulla valorizzazione dei giovani che si approcciano alle discipline artistiche ma che potrebbero essere scoraggiati dai gravosi impegni e dalle troppe spese per mettere su una mostra personale. "L'ex falegnameria tra via Conti e piazza del Seminario è a disposizione e vorremmo anche impiegare la sala del Bastione per le mostre permanenti. Abbiamo un passato di tutto rispetto ma San Miniato per l'arte è un quaderno aperto, perchè assieme all'indotto economico del cuoio c'è anche quello della cultura", ha affermato il primo cittadino.



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