L'ex sindaco Vellone ricorda la Liberazione di Santa Maria a Monte

Riceviamo e pubblichiamo il contributo dell'ex sindaco di Santa Maria a Monte Bernardo Vellone a testimonianza dei settantacinque anni dalla Liberazione di Santa Maria a Monte, che verranno festeggiati domani primo settembre.

"Nel 1944 la Prefettura di Pisa individuava per il suddetto Comune il periodo “dell’emergenza bellica” nell’arco temporale compreso tra il 16 luglio ed il 31 agosto 1944. In quell’estate il rifugio divenne l’elemento centrale della vita quotidiana; si costruivano rifugi, o si utilizzavano cantine e grotte naturali per trovare riparo dai quotidiani cannoneggiamenti alleati attestati sulla sponda sud dell’Arno. Altri ripari, occupati esclusivamente da uomini, consentivano a questi di sfuggire ai rastrellamenti messi in atto dai reparti tedeschi, anche se decine di santamariammontesi vennero catturati e deportati verso nord per essere impiegati come manovalanza nei lavori di fortificazione sulla “Linea Gotica”. Centinaia di sfollati provenienti dalle province di Pisa e Livorno andarono ad ingrossare la massa di persone che per settimane sperimentarono l’estrema durezza delle condizioni di vita che sottesero quei giorni senza che, tuttavia, venisse mai meno un diffuso senso di solidarietà verso i giovani renitenti alla chiamata alle armi della Repubblica Sociale italiana, gli uomini sfuggiti alle deportazioni, i prigionieri alleati fuggiti dai campi di concentramento e i nuclei di ebrei perseguitati per motivi razziali.

Il 1° settembre 1944 gli Alleati liberavano Santa Maria a Monte. I primi momenti del ritorno alla vita libera e democratica mi sono stati tramandati anni fa da Ferrer Stucchi, esponente del locale Comitato di Liberazione Nazionale. “Aprite il Comune !” questo fu l’ordine categorico impartito da un ufficiale statunitense giunto a bordo di una jeep in un’ affollata Piazza della Vittoria, al centro di un abitato ridotto in macerie, al pari di quanto avvenuto al nucleo di Montecalvoli. La guerra proseguiva e nella logica degli Alleati le popolazioni liberate avrebbero dovuto da subito occuparsi, pur sempre sotto un rigido controllo dell’autorità militare, di ricreare condizioni di vita accettabili a partire dai bisogni primari quali cibo e alloggio. Merita ricordare che al vuoto di potere politico nei giorni dell’emergenza bellica avevano fatto fronte, per quanto poterono, alcune delle figure di riferimento della vita paesana quali i sacerdoti ed i medici condotti, rimasti a fianco della popolazione condividendone rischi e privazioni. La partecipazione si andava a sostituire al potere assoluto, intendendo per esso quello di vita o di morte, esercitato dalle truppe germaniche con l’ausilio dei fascisti locali sulla popolazione e che aveva portato, come detto, alla deportazione di uomini, alla razzia di beni e fatto più grave all’uccisione di un civile, Giosuè Biagi di San Donato. Veniva da subito nominata una Giunta composta da esponenti di forze politiche democratiche espressione del CLN e guidata dal Sindaco Paolo Del Guerra, fino alle elezioni comunali del 1946 che videro l’elezione del Sindaco Sisto Marinai a capo di una Giunta di sinistra.

Ritengo doveroso ricordare le 116 vittime civili decedute a Santa Maria a Monte per azioni di guerra o per cause ad esse riconducibili (esplosione di ordigni abbandonati), oltre ai 180 mutilati o invalidi civili che portarono per sempre sul proprio corpo i segni di una terribile guerra. Alcuni anni fa la Cappella votiva per i Caduti della Grande di guerra di Montecalvoli è stata dedicata anche a ricordate tutte le nostre vittime civili del secondo conflitto mondiale. Chi può vi si rechi e renda omaggio, in forma laica o religiosa, alle vittime innocenti di una guerra voluta da un regime dittatoriale e pagata a caro prezzo dal popolo".



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