Commercio illegale di carburanti, evasione fiscale da 30 milioni di euro. Indagini partite da Pescia

Evasione fiscale da 30 milioni di euro legata a importazione e commercializzazione di carburanti: l'operazione ha portato al trasferimento di 3 indagati in carcere, 3 agli arresti domiciliari e 11 all'obbligo di dimora. La guardia di finanza di Pistoia e l'Agenzia delle dogane ha indagato per associazione a delinquere finalizzata alla commissione di frodi fiscali. Sequestrati anche beni per un valore di 20 milioni e 11 società, 8 delle quali risultate fittizie. Le indagini sono partite da una società di Pescia.

LA NOTA CONGIUNTA

Le complesse indagini di polizia giudiziaria, dirette dal dott. Claudio Curreli, sostituto procuratore presso la Procura della Repubblica di Pistoia, ed eseguite dalla compagnia della Guardia di Finanza di Montecatini Terme e, per i profili di competenza, dai funzionari ADM delle Direzione Regionale Toscana Umbria e Sardegna, hanno preso il via in seguito a una specifica attività investigativa avviata dall’Agenzia Dogane e Monopoli nei confronti di una società operante nella provincia di Pistoia, attiva nella distribuzione e commercializzazione di prodotti petroliferi.
Parallelamente, la Guardia di Finanza, nell’ambito dell’autonomo controllo economico del territorio, da tempo monitorava, anche a seguito di pregresse attività investigative, gli stessi indagati.

In particolare, le Fiamme Gialle avviavano specifici e mirati approfondimenti di polizia economico finanziaria, anche attraverso indagini di natura tecnica, tesi a ricostruire in maniera puntuale le movimentazioni commerciali e finanziarie delle società coinvolte nell’illecita attività.
È stato così dimostrato che la società toscana, operante nel comune di Pescia, era il “terminale privilegiato” di altre società ubicate nel territorio nazionale, attraverso le quali ha posto in essere una colossale evasione all’IVA.

Otto sono risultate le società fittizie create dall’organizzazione criminale ed intestate a “prestanomi”, attraverso le quali il fisco è stato frodato per oltre 30 milioni di euro.

Fondamentale è stata la sinergia tra la Guardia di Finanza e l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli sviluppata nell’ambito delle proprie competenze specifiche, che ha consentito di arginare la crescita dell’illegalità in un settore economico così delicato per gli interessi erariali del Paese, a tutela degli onesti operatori e del corretto andamento del mercato.

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