Coronavirus, la lettera: "Sospensione delle attività scolastiche ma personale Ata a lavoro, è vergognoso"

Riceviamo e pubblichiamo la seguente lettera a firma di Salvatore Giannetto in merito alla situazione del personale Ata, presente al lavoro nelle scuole dopo i vari decreti sulla sospensione della didattica.

Signor Presidente del Consiglio dei Ministri, On. Ministro dell’Istruzione Azzolina mi piacerebbe che questo articolo poteste leggerlo anche voi, per potervi trasmettere tutta l’indignazione che provo per i provvedimenti che il vostro governo ha preso relativamente all’ambito scolastico, ed in particolare, le ricadute negative che essi stanno comportando nei confronti del personale ATA.

Mi presento, mi chiamo Salvatore Giannetto e presto servizio presso un istituto di Fucecchio in qualità di Assistente Amministrativo.

Non voglio fare retorica, vista la disastrosa situazione in cui versa in questi giorni il nostro Paese. Tuttavia, un interrogativo che non mi pongo da oggi, ma che oggi esige una risposta più impellente e precisa é: che fine ha fatto la dignità del personale ATA?

I vari decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri “recante misure riguardanti il contrasto e il contenimento sull'intero territorio nazionale dell’emergenza epidemiologica da COVID-19” prevedono la chiusura delle scuole nelle zone rosse (nelle località indicate dai decreti), mentre ci sarà la sola sospensione delle attività didattiche nelle zone dove non ci sono focolai di contagio.

Pertanto, in caso di chiusura della scuola vi è il divieto di accesso ai locali per tutto il personale e per gli alunni. In caso di sospensione delle attività didattiche le scuole rimarranno aperte e i servizi erogati dagli uffici di segreteria continueranno ad essere prestati. In sostanza, il Dirigente Scolastico e il personale ATA (Amministrativo, Tecnico e Ausiliario) sono tenuti a garantire il servizio, mentre i docenti dovranno presentarsi qualora vi siano delle riunioni (come Consiglio di Istituto o Collegio dei docenti) programmati e non posticipati dalla dirigenza.

Mi rendo conto che predisporre un piano per gestire le emergenze produca tal volta inevitabili “distrazioni”; ma una “dimenticanza reiterata” – nei vari decreti di aggiornamento - è di una portata inaccettabile proprio perché non tiene conto del diritto alla salute a cui è esposto il personale ATA.

Evidentemente, Signor Presidente del Consiglio dei Ministri, On. Ministro dell’Istruzione Azzolina nell’emanare i vari decreti probabilmente avete pensato che il personale ATA risulti essere a tutti gli effetti immune al Coronavirus.

Altrimenti, non trovo nessuna giustificazione.

Permettetemi di dire che tutto ciò è alquanto vergognoso. Non è un insulto ma un dato di fatto.

Si tratta di una negligenza legislativa grave: nella migliore delle ipotesi è poco efficace; nella peggiore è discriminatoria.

Le ragioni che hanno portano il personale ATA a contestare vivamente le disposizioni contenute nei vari Dpcm sono molteplici. Per tale ragione, non essendo ipotizzabile una trattazione approfondita in questa sede, mi limiterò a formulare alcune osservazioni con l’auspicio che siano prese in considerazioni.

Alcuni studi recenti hanno dimostrato che ci possa essere una trasmissione del virus indiretta, attraverso il contatto con superfici e oggetti contaminati dal virus.

Tanto considerato, il Governo avrebbe dovuto provvedere alla chiusura di tutte le scuole – con divieto di accesso di tutto il personale - e contestualmente disporre la sanificazione della struttura scolastica da parte di operatori di ditte specializzate che hanno strumenti adeguati. E ciò, sia detto per inciso, vale per il rispetto che va portato al collaboratore scolastico sprovvisto della formazione e degli strumenti per provvedere alla sanificazione dell’ambiente scolastico.

Il bene della salute è tutelato dall’art. 32, primo comma, della Costituzione non solo come interesse della collettività ma anche e soprattutto come diritto fondamentale dell’individuo, che in quanto diritto primario e assoluto impone piena ed esaustiva tutela.

Nell’evoluzione della giurisprudenza costituzionale il diritto alla salute si estende oltre fino a ricomprendere il diritto ad un ambiente salubre, ovvero il diritto dell’individuo – ergo del personale ATA – a condizione di vita, di ambiente e di lavoro che non pongono a rischio questo suo bene essenziale (sentenza 1994 n. 218).

Si tenga conto, altresì, come autorevolmente affermato da diversi virologi che “sulla base della segnalazione di casi risultati positivi al test per il virus senza un contatto con persone che presentavano sintomi evidenti, è probabile che anche soggetti asintomatici possano trasmettere il virus, così come avviene per altre infezioni virali”.

Quindi, per sintetizzare considerato che alunni, personale docente e non, potevano essere positivi al coronavirus ma asintomatici, quindi, la presenza del personale non docente a scuola mette a rischio la salute di migliaia di lavoratori con tutte le conseguenze che conosciamo. In tale contesto, è evidente che i provvedimenti presi in merito non rispettano allo stesso modo il diritto alla salute di tutti i dipendenti della scuola.

Chiudo, con la speranza che eventuali ulteriori provvedimenti tengono conto di quel minimo di conforto necessario per conservare la dignità umana propria del personale ATA.

Salvatore Giannetto,
Dott. In Legge
Esperto in Psicopatologia Forense e Criminologia

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